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Davidson la possibile cinderella

Autore: Stefano Russillo
Data: 12 Mar, 2018

La stagione

Visto il finale di stagione di Davidson siamo sicuri che più di qualche bracket vede i Wildcats spuntarla su Kentucky al primo turno. Il motivo? I ragazzi di coach Bob McKillop sono una delle squadre più calde di tutto il college basket come dimostrano le 8 vittorie nelle ultime 9 partite (16 nelle ultime 20) compresa, ovviamente, la vittoria in finale del torneo dell’A10 contro Rhode Island che ha assicurato un biglietto per il gran ballo. L’ottimo torneo di conference disputato dai Wildcats ha messo in mostra il punto di forza di questa squadra: l’attacco. Ordinato e bilanciato dove la circolazione della palla (17.1 assist a partita, 12ª in Ncaa), l’efficienza (18ª per efficienza e 11ª per effective FG%) e il tiro da tre (8 giocatori oltre il 38% dalla lunga distanza) la fanno da padroni. Fulcro dell’attacco è il dynamic duo composto dal A10 Player of the Year Peyton Aldridge e il A10 Freshman of the Year Kellan Grady che insieme combinano per 40 punti di media e in stagione hanno messo a segno quasi la metà delle triple di squadra. Unico neo? La difesa: Mancano centimetri e chili a roster e la zona è l’unica soluzione per arginare l’atletismo degli avversari, sempre che questi non siano in giornata di grazia al tiro.

Kellan Grady (Davidson)

 

Il giocatore chiave

Peyton Aldridge è il go to guy della squadra, lungaccione bianco dall’apparenza innocua è un giocatore sopraffino che colma la mancanza di atletismo con fondamentali, mani educate (gran tiratore da tre e ottimo passatore), senso della posizione e comprensione del gioco. Killer silenzioso (secondo anno sopra i 20 di media) ha vinto il titolo di Mvp del torneo della A10 trascinando i suoi da vero leader.

I prospetti

La mancanza di atletismo è l’ostacolo che separa Aldridge dall’Nba ma intelligenza cestistica e qualità tecniche sono il motivo per il quale in Europa può essere un giocatore importante. Kellan Grady è arrivato a Davidson come recruit 4stelle e ha dimostrato già al suo primo anno di essere una guardia con doti da scorer, fisico e visione di gioco: migliorandosi sotto la guida di McKillop potrebbe valere l’Nba un domani. Chiudiamo con Jon Axel Gudmundsson, l’islandese ha in mano le chiavi della squadra e dopo un primo anno di adattamento sta facendo registrare numeri importanti (13pts, 6.1reb,5.1ast): tra due anni il vecchio continente potrà contare su un ottimo giocatore.

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