Dalla provincia padovana a San Antonio, Texas: non è un viaggio qualsiasi quello che Giovanni De Nicolao ha appena iniziato e parte da lui l’approfondimento che basketballncaa.com dedica ai ragazzi italiani che quest’anno giocheranno in Ncaa. Playmaker classe 1996, fratello minore di Andrea (Grissin Bon Reggio Emilia) e Francesco (Assigeco Piacenza), De Nicolao ci ha raccontato cosa si aspetta dalla sua prima stagione con i RoadRunners della University of Texas at San Antonio (UTSA).
Cosa ti ha spinto a scegliere di trasferirti negli Stati Uniti?
La voglia di migliorarmi e provare un percorso diverso.
Qual è stato il percorso che ti ha portato ad avere una borsa di studio da un college americano?
Tramite il procuratore dei miei fratelli, Andrea Ricci, alcuni college hanno iniziato a seguirmi durante la scorsa stagione per poi propormi una borsa di studio e, dopo aver sostenuto tutti gli esami necessari, ho potuto iscrivermi.
Tra ragazzi della tua età l’Ncaa è un mondo sconosciuto o seguito?
Tra i cestisti della mia età è molto seguita, soprattutto la march madness.
Perché sono ancora pochi i giocatori italiani interessati a un’esperienza americana?
Sono convinto che a molti piacerebbe, ma non ci hanno mai realmente provato.
Hai parlato con Amedeo Della Valle, cosa ti ha raccontato della sua esperienza a Ohio State che ti ha fatto venire ancora più voglia di giocare negli USA?
Più che con Della Valle, il quale tramite mio fratello Andrea mi ha aiutato nella scelta, ho parlato molto con Federico Mussini e con gli americani che giocavano con me quest’anno (Tj Bray e Brett Blizzard), i quali mi raccontavano come in America si lavori molto di più individualmente e come il college sia stato uno dei periodi più belli della loro vita.
Vai a San Antonio, nell’università più grande della città, ma UTSA è reduce da una pessima stagione chiusa con l’ultimo posto nella C-Usa. Hai visto qualche partita dei Roadrunners e cosa sai della squadra 16/17?
Dallo scorso anno la squadra è cambiata molto, a partire dal nuovo coach e con alcuni buoni innesti. So che proveremo a giocare un basket molto veloce e altruista, non basato su singoli ma più su un insieme di giocatori.
È arrivato Steve Henson, alla sua prima esperienza da head coach. Hai parlato con lui e pensi che il suo passato italiano (giocò a Roma e Pesaro) possa aiutarti?
Ho parlato molto con lui ed è davvero entusiasta di iniziare questa stagione. Coach Henson ha avuto una carriera internazionale e sa capire la situazione di chi gioca in un altro paese, sono sicuro che mi aiuterà ad ambientarmi al meglio.
Da giocatore era il classico bianco non molto atletico, ma dagli ottimi fondamentali. Ti ricorda qualcuno?
I miei fratelli? (sorride)… Sicuramente gli assomiglio un po’.
Sei un play ‘vecchio stile’, pensi che stia diventando più difficile trovare spazio per i giocatori con le tue caratteristiche?
Si vedono sempre meno “play vecchio stile” ma dipende soprattutto dall’allenatore e dal tipo di squadra e di gioco che vuole costruire.
Ci racconti un aneddoto legato alla tua “avventura” americana?
Posso raccontarti come durante la lunga fase burocratica coach Henson mi ha confortato continuamente, raccontandomi delle sue avventure, anche italiane, in cui gli veniva spesso ripetuto che “domani..” tutto sarebbe stato completato. Allo stesso modo, quando io gli domandavo se tutto fosse ok, ironicamente, mi rispondeva “domani, domani, domani…”.
(in collaborazione con Glauco Barbero)