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Draft 2022: i tre possibili numeri 1

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 20 Giu, 2022

Jabari Smith, Chet Homgren o Paolo Banchero: chi sarà la prima scelta del Draft 2022? Una rapida panoramica su cosa rende questi tre giocatori tanto speciali.

 

Jabari Smith

Posizione Mock Draft: #1

È bastato poco, giusto qualche settimana, e Jabari Smith è finito velocemente dalla numero 3 alla numero 1 di quasi tutti i mock draft. Il perché è abbastanza semplice: trovare un 208 cm per 100 kg con il rilascio e il tiro naturale come l’ex stella di Auburn è quasi impossibile. Da qui in poi ci si divide: chi pensa che si tratti di un talento di quelli “once in a life” non ha dubbi e lo vede proiettato alla n. 1. Chi ne considera anche i difetti lo tratta come una scommessa e potrebbe non voler rischiare. Va detto che, a meno di una estrema carenza di personalità, la sua età (il più giovane dei 3 con 19 anni appena compiuti) e la wingspan (7-1) lo rendono la cosa più simile a Kevin Durant che sia mai arrivata al draft.

In dote porta il tiro migliore fra i principali prospetti e questo senza ombra di dubbio, il che è un buon inizio. Il ruolo è chiaramente quello di ala piccola, sfruttabile al momento come power forward solo in maniera tattica (e forse sarebbe necessario qualche chilo in più e un po’ di esperienza). I punti deboli sono il palleggio, soprattutto quando si tratta di crearsi il tiro in proprio e forse la sensazione che non sia un agonista di quelli che amano responsabilità quando la palla scotta. Ma questo sarà tutto da dimostrare. Di sicuro ha una buona considerazione di se stesso visto che, in vista del draft, ha deciso di incontrare solo Orlando Magic e Oklahoma City Thunder, come a dire che non si vede più in basso della scelta numero due.

 

Chet Holmgren

Posizione Mock Draft: #2

L’alieno dalle fattezze da Slenderman è uno dei prospetti che divide di più in questo Draft: la sua personalissima combinazione di abilità tecniche e misurazioni (213 cm d’altezza e 229 di wingspan) fa sognare molti, ma la sua mancanza di fisicità (88 kg) fa storcere il naso ad altri. In una NBA in cui il termine unicorno è usato fino alla nausea, il freshman da Gonzaga è però un raro esempio di giocatore realmente capace di ritagliarsi un posto di primo piano nella lega sviluppando uno stile letteralmente tutto suo. In attacco, il suo 39% da tre su 3.3 tentativi è un biglietto da visita che raramente un seven-footer può sfoggiare – oltretutto abbinato a una quasi doppia doppia di media (14.1 punti e 9.9 rimbalzi) e ben 3.7 stoppate. Sarà di certo un’arma vera da piazzato e in situazioni di pick-and-pop, con proprietà di palleggio di tutto rispetto che sembrano suggerire un potenziale di lungo termine almeno in parte Durantesco. Ovviamente non è il lungo da usare per fare a sportellate in area, ma le braccia infinite, la mobilità, la capacità di recuperare a grandi falcate sul primo passo degli esterni e l’intelligenza cestistica possono farne un’arma difensiva tanto sui generis quanto impattante.

 

Paolo Banchero

Posizione Mock Draft: #3

E’ il più pronto dei tre, è il freshman che ha retto meglio tutto l’hype che aveva addosso compreso il peso della maglia di Duke ed è quello che ha giocato meglio soprattutto al torneo Ncaa dove è arrivato fino alle Final Four. Ma nessun mockdraft lo dà più alla numero 1 perché ha probabilmente meno margini di miglioramento rispetto agli altri due e perché il suo gioco potrebbe adattarsi peggio al piano di sopra. Ha passato tutta la stagione ad allargare il suo raggio d’azione, partendo (fin troppo spesso, in realtà) con la palla a 5-6 metri dal canestro con risultati comunque inferiori al suo gioco in post basso. Che è al momento la sua confort zone, anche se al torneo ha tirato molto bene da 3 (sopra il 50%), aggiustando un po’ il suo 33% complessivo della stagione.

Rimane un lungo dal fisico importante perché 2.08 cm per 115 kg non sono uno scherzo da portare in giro per il campo e la sua comunque buona velocità di piedi si vede soprattutto contro avversari della sua stazza. In difesa soprattutto, fatica contro giocatori piccoli (oltre a prendersi ogni tanto qualche pausa) e, nel complesso, la transizione per farlo diventare un unicorno a suo agio con la palla in mano in qualsiasi zona del campo è tutta da completare e la maggior parte delle sue 2.4 palle perse a partita di quest’anno sono arrivate in penetrazioni o palleggi complicati nel traffico. In attacco, ha comunque dimostrato di saper fare quasi tutto con continuità, chiudendo con oltre 17 punti di media, (oltre a 7.8 rimbalzi e 3.2 assist così per gradire), e due sole partite sotto la doppia cifra ed è proprio questo l’aspetto che lo contraddistingue rispetto agli altri due: ha giocato da leader, maturo nonostante i suoi 19 anni, reggendo pressione e attenzione grazie a un carattere solido che coach K ha spesso elogiato, con etica del lavoro e voglia di migliorarsi.

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