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Draft Combine, la settimana delle scelte

Autore: Raffaele Fante
Data: 12 Mag, 2017

“Stay your ass home, work out and get better on your own time”. Il caldissimo invito arriva da Kevin Durant, non l’ultimo dei giocatori Nba ma probabilmente il meno obiettivo sull’Nba Draft Combine. E’ sua infatti l’epic fail più citata degli ultimi anni, dato che nel 2007 non riuscì ad alzare dal petto neanche una volta il bilanciere con 185 libbre. E’ questa una delle prove alla quale si devono sottoporre gli oltre 60 ragazzi del college basketball che partecipano alla settimana che potrebbe cambiare la loro vita: alla Combine, che ormai da anni si tiene a Chicago, c’è infatti il primo vero contatto tra il mondo Nba composto da scout, dirigenti e agenti e i giocatori Ncaa pronti a chiudere la loro carriera universitaria.

Non ci sono tutti i migliori, ovviamente, dato che ormai da anni la maggior parte di coloro sicuri di essere scelti ringraziano e rifiutano l’invito, seguendo la linea Durant: inutile rischiare scene imbarazzanti nei test atletici o domande scomode nei colloqui one to one, meglio preservare il proprio status di prima scelta e presentarsi direttamente il 22 giugno al Barclays Center di Brooklyn. Ecco perché a Chicago non si sono visti Lonzo Ball e Jayson Tatum, Josh Jackson e Dennis Smith, Malik Monk e Lauri Markkanen. Il nome più importante tra i presenti è quello di Markelle Fultz che peraltro ha deciso di evitare le (inutili) partitelle di fine Combine e si è sottoposto giusto a qualche test, oltre alle interview con alcune squadre, mentre sta seguendo tutto il programma De’Aaron Fox. Per entrambi, l’onore di un colloquio con Phil Jackson.

Markelle Fultz

Per gli ormai ex play di Washington e Kentucky il destino è segnato e resta solo da capire in che posizione verranno scelti, anche perché hanno assunto un agente e quindi non potranno più tornare al college secondo le regole Ncaa. Sono 14, invece, i giocatori presenti a Chicago che un agente non ce l’hanno e quindi potranno decidere di ritirarsi dal draft entro il 24 maggio, cioè dieci giorni dopo la fine della Combine. Tra loro nomi importanti e ragazzi che semplicemente vogliono “test the waters”, cioè annusare l’aria e capire meglio se ci sono possibilità per loro in Nba: vediamo chi sono e quale sarebbe per loro la scelta migliore.

Nba sto arrivando

E’ la seconda volta che va alla Combine senza agente, l’anno scorso tornò a Purdue ma ora Caleb Swanigan non ha davvero alcun motivo per restare al college. Quasi impossibile che faccia meglio di 18.5 punti e 12.5 rimbalzi, le cifre della stagione da sophomore appena conclusa, per non parlare della percentuale da 3 salita nei suoi due anni al college dal 29.2 al 44.7% con quasi due tiri e mezzo a partita. Cifre perfette per una PF da Nba e una chiamata tra fine primo e inizio secondo giro è praticamente scontata. E poi i Boilermakers non sono certo tra i favoriti per il titolo del 2018, quindi perchè tornare?

 

C’è un altro giocatore reduce da una grande stagione che ha cifre e prospettive molto simili a quelle di Swanigan: Semi Ojeleye nel suo anno da junior ha fatto grandi cose a SMU e una chiamata all’inizio del secondo giro se la merita tutta. Può giocare da SF e anche da PF in un quintetto small, 19 punti con il 42% da 3, solido ed esperto visto che a dicembre gli anni saranno 23, al college ha dato ed è giusto che se ne vada.

Il caso più interessante del prossimo draft è quello di Hamidou Diallo, non giocatore per un semestre a Kentucky che potrebbe essere il Thon Maker del draft 2017. Ci sono differenze con il centro dei Milwaukee Bucks, passato in Nba direttamente dall’high school, ma la sostanza è la stessa dato che Diallo si è solo allenato con i Wildcats e non ha giocato un solo minuto di college basketball. L’anno scorso la scommessa di Maker (che andò diretto al draft con un agente) ha pagato, vista la scelta alla numero 10, quella di Diallo è più rischiosa e infatti tutt’altro che certa.

Hamidou Diallo

L’ultimo dei più probabili candidati senza agente a restare nel draft è Tony Bradley, reduce dal successo al torneo con North Carolina: i centri sono merce piuttosto rara nel draft 2017 e quindi un 2.10 che sa correre bene il campo e dotato di tecnica tutt’altro che grezza potrebbe trovare una chiamata al secondo giro. Ai Tar Heels orfani di Kennedy Meeks e Isaiah Hicks farebbe molto comodo, ma le possibilità di vederlo di nuovo a Chapel Hill sono decisamente basse.

Resta dove sei

Rischiare di finire undrafted e peregrinare nelle summer leagues alla ricerca di un contratto o mettersi il cuore in pace dopo la Combine e tornare al college? E’ il dilemma dei vari Frank Jackson (Duke), Justin Jackson (Maryland), Sviatoslav Mykhailiuk (Kansas), Thomas Welsh (UCLA) e DJ Wilson (Michigan), giocatori dal futuro ancora incerto che in realtà farebbero tutti bene a tornare al college. I due Jackson, entrambi freshman, hanno in realtà estimatori al piano di sopra già ora, ma un altro solido anno in Ncaa potrebbe portarli diritti al primo giro nel 2018 e, soprattutto per la PG di Duke, regalargli qualche soddisfazione in più dopo una stagione piena di problemi e delusioni.

 

Più complicata la situazione di Mykhailiuk, il tiratore ucraino di Bill Self arrivato giovanissimo a Lawrence ma con un hype decrescente dal primo al terzo anno. La nuova Kansas ha grandi ambizioni anche per la prossima stagione e in fondo a giugno compirà solo 20 anni, quindi l’Nba può aspettare. Ha un anno in più Wilson, esploso all’improvviso quest’anno ma non al punto da avere una chiamata garantita: ha comunque caratteristiche da stretch four Nba e il secondo giro è una possibilità. Difficile dire lo stesso per un altro junior come Welsh: vale anche per lui il vantaggio di non avere grandi nomi come competitor nel settore lunghi, dato che è uno dei tre 7 piedi presenti alla Combine, assieme a Zach Collins e al francese Jonathan Jeanne (che è 7′ 2, il più alto di tutti), ma potrebbe tornare da Steve Alford, caricarsi sulle spalle il pacchetto lunghi dei Bruins e arrivare l’anno prossimo al draft con prospettive migliori.

L’Europa aspetta te

Due anni passati a Roma durante la sua mission da mormone all’estero: Eric Mika (BYU) l’Europa la conosce già e potrebbe tornarci non solo per fare l’imitazione di Ivan Drago che tutti gli chiedevano vista la somiglianza con Dolph Lundgren. Ottima la sua stagione quasi in doppia doppia, 2.10 che può giocare sia da 4 che da 5 dotato di buona mano e movimenti old school che lo rendono interessantissimo per il nostro continente. L’invito alla Combine significa che anche gli scout Nba lo tengono d’occhio, ma sanno che a 22 anni e mezzo i suoi margini di miglioramento sono limitati ed è più facile che vadano su un prospetto grezzo appunto come Jeanne.

 

Anche Mo Wagner, PF tedesca di Michigan, è esploso dal nulla nella bella stagione dei Wolverines. Meno interessante di DJ Wilson in ottica Nba, fisico lungo ma un po’ sfigato e grossa inconstanza nel rendimento, o torna al college o torna a casa, che è la cosa migliore. E chiudiamo con un altro europeo invitato alla Combine, dopo un anno di college in cui ha partecipato attivamente al disastro di NC State: per prima cosa, a Chicago si è capito che Omer Yurtseven non arriva a 7 piedi neanche con le scarpe, ma pace. La sostanza è che l’Nba non crede affatto in lui e tornare al college potrebbe ovviamente aiutare ma solo se cambia spirito e atteggiamento: riattraversare l’oceano è a questo punto un’opzione da non scartare, anche perchè a giugno gli anni sono solo 19 e c’è tutto il tempo per rifare un’altra volta il percorso inverso.

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