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Draft, i giocatori in ascesa dopo la March Madness

Donovan Clingan UConn Draft
Autore: Riccardo De Angelis
Data: 7 Apr, 2023

La March Madness è, fra le tante cose, un’ottima occasione per migliorare le proprie quotazioni in ottica Draft. Può essere anche una per peggiorarle, a dire il vero, benché la variazioni in negativo dopo il Torneo siano di rado sensibili. Brandon Miller ne è un buon esempio: il suo, a essere gentili, è stato un marzo anonimo, ma difficilmente lo vedrete scendere dalla #4 del prossimo Super Mock Draft. Keyonte George è un altro che ha steccato il grande appuntamento, ma il suo posto in zona lottery rimane saldo.

Eccone cinque invece che sono sulla bocca di tutti, in positivo.

 

Donovan Clingan

Difficile trovare una matricola più sorprendente. Il lungo – anzi lunghissimo (218 cm d’altezza) – di UConn per tutto l’anno ha attirato lodi un po’ da tutte le parti e adesso, al termine di una March Madness trionfale a livello di squadra, i complimenti e le attenzioni non potevano far altro che moltiplicarsi ulteriormente. Il prodotto locale degli Huskies è stato la quintessenza del cambio di lusso alle spalle del MOP Adama Sanogo e ha messo in campo una protezione del ferro di altissimo livello: quasi 2 stoppate di media in appena 12.5 minuti al Torneo e un impressionante 14.4 di Blk% in stagione. Pochissimi essere umani di quella taglia corrono e si muovono bene come lui, fattore che contribuisce a suggerire un ceiling tra i più alti nel college basketball. Il punto è: quando si candiderà al Draft? Nulla sembra suggerire una partenza imminente ma, d’altro canto, non è difficile immaginare dei GM pronti a gettarsi su di lui con una chiamata al primo giro già adesso.

 

Jordan Hawkins

Già indicato prima un po’ da tutti come prospetto da primo giro, l’esterno di UConn è ora più che mai lanciato verso i confini della zona lottery. Il tiro da tre è la specialità della casa, ingrediente mai mancato in nessuna delle sue partite di March Madness: 21/42 dall’arco in sei match per un bel 50% tondo tondo. Movimento lontano dalla palla, range elevatissimo, grilletto facile e anche freddezza in un (raro per gli Huskies) momento delicato durante la finalissima: Hawkins è apparso spesso e volentieri imprendibile e, per questo motivo, il worst case scenario al piano di sopra per lui dovrebbe essere quello di giocatore magari un po’ monodimensionale ma comunque capace di fornire minuti di sostanza da subito grazie alle sue doti balistiche di élite.

 

Tosan Evbuomwan

Nostro pallino in tempi non sospetti, ma fino a marzo non c’era nessuno a tesserne le lodi al di fuori della cerchia dei fanatici delle mid-major. Tutto è cambiato nel giro di una settimana o poco più grazie alla storica cavalcata di Princeton fino alle Sweet 16, di cui il britannico è stato protagonista. Point forward di 203 cm d’altezza, Evbuomwan è stato il cuore dell’attacco Tigers nelle ultime due stagioni segnalandosi per doti di playmaking e abilità tecniche attaccando il canestro di prim’ordine, oltre ad avere i mezzi per portare versatilità in difesa. Il tiro da tre è da lavori in corso ma i segnali di miglioramento mandati nel corso di quest’annata fanno ben sperare, seppur cautamente. Nel complesso, un profilo sui generis difficile da ignorare e che dovrebbe trovare almeno un estimatore nel secondo giro di questo Draft.

Amari Bailey

Ecco un altro freshman dal destino immediato incerto: cederà alla tentazione di candidarsi al Draft già adesso, col rischio di non superare la soglia dell’inizio di secondo giro, oppure opterà per un secondo anno al college che potrebbe migliorarne le quotazioni al punto da farne una scelta da lottery nel 2024? Quel che è certo è che non avrebbe potuto comportarsi meglio durante l’infortunio di Jaylen Clark, disputando un marzo da protagonista assoluto (17.3 punti e 3.0 assist di media in 6 gare fra torneo della Pac-12 e Torneo Ncaa). La guardia di UCLA si è rivelato capace di giocate di livello col pallone in mano, affermandosi come realizzatore al ferro altamente affidabile e creativo, agendo come playmaker secondario e al contempo mostrando impatto in difesa contro i diretti avversari.

 

Jordan Miller

Il più stagionato di questa lista (23 anni compiuti a gennaio) e, un po’ come il già citato Evbuomwan, altro giocatore di cui non si discuterebbe granché adesso senza una March Madness di livello assoluto. Tolto un esordio offensivamente un po’ sottotono con Drake, la combo forward al quinto anno ha fatto fuoco e fiamme in questo Torneo fino a disputare una gara di Elite Eight semplicemente assurda contro Texas: 27 punti perfetti, primo giocatore dai tempi di Christian Laettner – 1992, The Shot, avete presente? – a piazzarne 25 o più in una partita di March Madness senza errori dal campo o a cronometro fermo. La difesa c’è, le doti di slasher pure. Il jumper dalla distanza? Un po’ meno, anche se non ha mai tirato bene da tre come quest’anno (35.2% su 2.5 tentativi).

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