Duke vince ma non convince, visto che passa il turno grazie a una serie di eventi fortunati. UC Irvine termina la sua corsa da Ceneretola e lascia Oregon come unica testa di serie non prevista alle Sweet 16. Ecco cosa è successo nella quarta giornata di uno dei tornei più equilibrati degli ultimi anni.
EAST
#1 Duke – #9 UCF 77-76
A volte gli dei del basket mandano dei segnali. Oppure, più banalmente, a volte il fattore c… ha più peso di schemi, tattiche o percentuali da 3 punti. Duke approda alle Sweet 16 dopo una partita che ha fatto di tutto per perdere e che ha portato a casa anche perché UCF nei minuti finali ha fatto scelte scriteriate. L’azione decisiva non la trovate negli highlights: sul +4 a 2 minuti dalla fine UCF gestisce un contropiede 2 vs 1, ma Dayon Griffin al posto di gestire il possesso prova l’alley oop per Aubrey Dawkins, cui scivola il pallone, che sembrava già destinato a una schiacciata. Sliding doors. Con quel canestro o con una gestione del tempo diversa i Blue Devils ora starebbero riflettendo sui loro errori. La fortuna di Duke non si esaurisce qui, un rimbalzo fortunoso ha dato a RJ Barrett la palla del +1 a pochi secondi dalla fine e nonostante tutto questo UCF ha avuto comunque due chanches di vittoria sulla sirena, con la palla che però ogni volta è uscita di un nulla.
Eroe della gara Zion Williamson, che ha guidato i Blue Devils con 32 punti, 11 rimbalzi e 4 assist, segnando anche canestri importanti da 3 punti (3/7). RJ Barrett e Cameron Reddish hanno aggiunto rispettivamente 16 e 13 punti (i 4 freshmen di Duke hanno segnato 72 punti sui 77 totali). Per i Knights l’mvp dichiarato è Aubrey Dawkins, il figlio dell’allenatore, che ha chiuso con 32 punti, tirando 12/18 dal campo, risultando a tratti immarcabile fino al mancato canestro del 76-70. Tacko Fall, che aveva promesso battaglia, è stato di parola, segnando 15 punti, raccogliendo 6 rimbalzi e risultando spesso decisivo come presenza in area nonostante i problemi di falli. Duke passa il turno ma ha molto su cui riflettere, a partire dal mancato coinvolgimento di Barrett nei minuti finali. Ma è anche vero che molte vincitrici del Torneo, nella loro storia, sono passate da partite quasi perse.
#4 Virginia Tech – #12 Liberty 67-58
Buzz Williams negli spogliatoi all’intervallo ha detto ai suoi che erano stati molli in difesa. E così nel secondo tempo è entrata in campo un’altra Virginia Tech, che ha iniziato a forzare palle perse e ha pian piano rosicchiato punti e minato la fiducia di un’ottima Liberty. I Flames hanno iniziato a sporcare le loro percentuali e così gli Hokies sono tornati sotto e poi, una volta sorpassata Liberty nel punteggio, non si sono mai voltati indietro. Gli ultimi 10 minuti in fondo sono stati questo: il controllo degli avversari da parte di Virginia Tech, tenuti sempre a 5-10 punti di distacco. Caleb Homesley (30 punti nel turno precedente) è stato contenuto e costretto a soli 8 punti con 3/11 al tiro. L’mvp della gara? Molto difficile da individuare: Kerry Blackshear è stato il solito produttore di sostanza (19 punti e 9 rimbalzi), ma Ahmed Hill (14 con 3/5 dall’erco) ha segnato canestri più pesanti e importanti. La chiave, anche in vista del prossimo scontro con Duke, è la salute di Justin Robinson, che sembra crescere partita dopo partita. Suo il jumper (non semplice) della sicurezza nell’ultimo minuto di gara. Con lui in palla gli Hokies hanno una chance.
WEST
#3 Texas Tech – #6 Buffalo 78-58
Un +20 per approdare alle Sweet Sixteen. Dal risultato finale sembra che sia stata una passeggiata di salute per Texas Tech, ma non è andata così. I Red Raiders hanno giocato il peggior primo tempo offensivo dell’ultimo mese e mezzo. Nessun vantaggio creato, tanti possessi che sono arrivati agli sgoccioli del cronometro e giocate estemporanee improvvisate da Culver, Moretti e Mooney. Menomale che hanno una difesa eccezionale che è stata continua per tutta la partita e che ha annullato completamente una squadra come Buffalo che superava i 70 punti segnati da trentadue partite consecutive. CJ Massinburg e Jeremy Harris chiudono nel peggiore dei modi la loro carriera universitaria, 4/15 da tre combinato per i due, con tre triple in pieno garbage time. Unico a provarci Nick Perkins, ennesima doppia-doppia, 17+10, dalla panchina. Il parziale, 21-3 per i Red Raiders, che ha spezzato la partita è arrivato nei primi cinque minuti di secondo tempo, gli unici in cui Texas Tech è riuscita a muovere la difesa.
SOUTH
#1 Virginia – #9 Oklahoma 63-51
95 punti contro 51, 57.6% dal campo contro il 36.5%: dopo la mattanza contro Ole Miss Oklahoma ha incontrato la pack line defense di Virginia che ha letteralmente annichilito i Sooners più di quanto dica il risultato finale. Partita messa in cassaforte già nel primo tempo quando i Cavaliers hanno tenuto il duo James-Odomes a 0 punti (23 a fine gara i punti totali combinati dai due più Kristian Doolittle, erano stati 59 vs Ole Miss). Se in difesa tutto è andato secondo i piani di coach Tony Bennett, in attacco la sorpresa è stata Mamadi Diakite promosso nello starting five al posto di Jack Salt che ha risposto con una prova da 14+9 reb oltre alla solita intensità e energia a difesa del ferro (3 stoppate). In una giornata dove Kyle Guy ha deciso di sparare a salve (2/15) ci hanno pensato Ty Jerome e De’Andre Hunter a tenere sempre a distanza i Sooners con pochi ma chirurgici canestri (12 e 10 punti rispettivamente).
#2 Tennessee – #10 Iowa 83-77
Tennessee suda le proverbiali sette camicie: dopo un primo tempo chiuso sul 49-28 e dopo aver toccato anche il +25, sembrava cosa fatta il passaggio alle Sweet 16 grazie anche ad un Admiral Schoefield da 17+5 nella prima frazione. E invece? Il black-out del 2º tempo, l’ammiraglio che esce dalla partita dopo il 4º fallo a 7:23 dalla fine e Iowa che compie la super rimonta pareggiando il match a 20” dalla sirena grazie ai liberi di Joe Wieskamp. La tripla sbagliata da Jordan Bone allo scadere manda la gara all’overtime, ovvero il regno di Grant Williams. Il SEC Player of the Year segna 6 punti, serve l’assist della tripla di Bone e chiude la partita con una prestazione totale da 19pts, 7reb, 5ast, 4stl e 3blk. Esce a testa alta Iowa che manda tutto lo starting-five in doppia cifra. Per i Volunteers è stato ancora una volta fondamentale l’apporto del reparto guardie con il trio Turner-Bone-Bowden che ha combinato per 37 punti totali.
#12 Oregon – #13 UC Irvine 73-54
Oregon ha battuto UC Irvine e si candida a ‘cinderella’ del torneo Ncaa. I Ducks si sono aggiudicati una partita divertente seppur molto tattica, con due difese impermeabili che hanno concesso davvero poco. All’interno dell’area del tiro da tre si è fatto molta fatica a trovare spazio per segnare, e così Oregon si è portata a casa la vittoria grazie al 13/25 dall’arco. Una vera e propria festa della tripla a cui a turno si sono iscritti quasi tutti a partire da Payton Pritchard (18 punti ma bravo anche a creare con 7 assist). UC Irvine ha vinto la sfida a rimbalzo 34-31, ma non è riuscita a capitalizzare il vantaggio ottenuto sotto le plance, soprattutto a rimbalzo offensivo. Lo ha fatto un po’ a inizio ripresa Robert Cartwright (14 punti con 5/14 dal campo), sfruttando l’assenza di Francis Okoro nel cuore della difesa perché gravato di falli e arrivando diverse volte al ferro. Tutto questo fino a quando Kenny Wooten (11 punti, 8 rimbalzi e 7 stoppate) non è tornato a proteggere l’area di Oregon e ad essere una diga invalicabile.
MIDWEST
#1 North Carolina – #9 Washington 81-59
I Tar Heels non lasciano scampo agli Huskies e avanzano alle Sweet Sixteen. UNC banchetta nella solita zona di Washington con Luke Maye che fa malissimo tra le due linee con il suo gioco in post alto (20 punti e 14 rimbalzi) e un Coby White in versione cecchino che chiude con 4/7 da tre. La partita sottolinea ancora una volta la genialità di Roy Williams nel lasciare Nassir Little nella second unit. Il freshman dalla Florida mette insieme una prestazione da 20 punti e 7 rimbalzi ai limiti della perfezione. Coach Williams si porta a casa una facile vittoria grazie a una grande prestazione dei suoi ragazzi che, dopo aver tremato contro Iona, hanno dominato su entrambi i lati del campo doppiando gli avversari a rimbalzo. Per gli Huskies una prestazione da dimenticare con Matisse Thybulle particolarmente sotto tono e tenuto a zero punti fino a sette minuti dalla sirena chiudendo con un misero 1/8.
#3 Houston – #11 Ohio State 74-59
Non c’è nessuno che assomigli ad Hakeem Olajuwon, ma Houston torna dove l’ha portata l’ultima volta la sua star più grande 35 anni fa. La lunga attesa è finita e i Cougars rivedono le Sweet 16 dopo una partita vissuta sempre in testa ma controllata davvero solo nel finale, e vinta tenendo lontano dall’area Kaleb Wesson. Il centro di Ohio State ha infatti tirato praticamente solo da 3 e proprio le triple sono stata l’insolita arma che ha tenuto a lungo in vita i Buckeyes. Ma dopo aver iniziato con 7/12 dall’arco, i ragazzi di Chris Holtmann hanno perso l’ottima mira nel secondo tempo e il solito Corey Davis (21 punti per lui) ha guidato i Cougars a vincere tutto sommato senza troppi problemi una partita che li riporta davvero sulla mappa del college basket che conta.