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Gonzaga non perde mai, Duke risorge

Luke Kennard (Duke)
Autore: Raffaele Fante
Data: 31 Gen, 2017

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Quando perdono 14 delle 25 squadre del ranking vuol dire che è stata una settimana di grande college basketball. Se poi cadono 7 delle prime 10 squadre, è ovvio che sono in arrivo cambiamenti e così è stato: le tre sopravvissute, cioè Gonzaga, Baylor e Arizona, guadagnano posizioni e il 22-0 dà ai Bulldogs la numero 1 per la seconda volta nella loro storia.

La sorpresa (o lo scandalo, vedete voi) è Kansas che scende addirittura alla numero 3 nonostante la vittoria contro Kentucky mentre fanno un grande balzo in avanti West Virginia (+11) e Louisville (+7). Vi abbiamo raccontato qui la notte degli upset ma ci sono state molte altre partite anche con squadre e protagonisti nuovi, a partire da Northwestern che fa il suo esordio nel ranking.

Vediamo tutto quello che è successo.

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Il college basketball al suo meglio

Ve lo diciamo così, senza girarci intorno: Villanova-Virginia è stata finora una delle partite più belle della stagione. Intendiamoci, azioni spettacolari pochine, ma se amate la pallacanestro fatta di passaggi, difesa 1-vs-1 con scivolamenti, tagli e gioco senza palla, tecnica, letture, la Ncaa ha proposto uno degli spettacoli migliori. Ha vinto Villanova per un soffio (61-59), con un canestro a fil di sirena che ha decretato la vittoria dei Wildcats ma è stato un sostanziale pareggio, che non a caso ha comunque fatto salire gli sconfitti Cavaliers nel ranking AP (dalla 12 alla 9).

 

Virginia è stata in vantaggio fino a quando i senatori di Villanova hanno deciso di alzare la voce: 2 triple di Kris Jenkins (che sommando la partita precedente aveva fino a quel momento 0/12 dall’arco) e una di Josh Hart, che rimane al momento il miglior giocatore del college, hanno garantito un parziale nei minuti finali che in un match segnato da ritmo lento e punteggio basso è stato fondamentale.

Segnaliamo due giocatori per parte. Coach Tony Bennett ha avuto conferma del talento offensivo di Marial Shayok, unico nella fase centrale a fare canestro con continuità per Virginia (14 alla fine) ma soprattutto ha scoperto il freshman Ty Jerome, miglior marcatore di Virginia (15) e autore nel finale di canestri pesantissimi, compreso quello del pareggio a pochi secondi dalla fine. Nelle fila di Villanova ha brillato il solito Jalen Brunson, ma se dovessimo guardare ai due lati del campo è stato anche più importante Mikal Bridges che ha chiuso a 15 punti con 3/4 da 2pt e 3/5 da 3pt e un paio di giocate difensive da leader.

 

Louisville asfalta North Carolina State

I Cardinals sembrano non notare particolarmente la mancanza di Quentin Snider e Tony Hicks. Il motivo? Donovan Mitchell. Il sophomore sta salendo di colpi con l’avanzare della stagione (dall’inizio della ACC sta viaggiando a 18.8 di media con 26/57 da oltre l’arco) ed è stato il protagonista della mattanza di Louisville ai danni dei Wolfpack (85-60) con una prestazione da 28 punti (aggiungeteci pure 8 rimbalzi e 5 assist). Mitchell ha segnato i primi 14 punti dei suoi (con 4 triple) guidando i ragazzi di coach Pitino sul 21-9 dopo soli 8 minuti, indirizzando subito il match. I Cardinals l’hanno vinta come al solito in difesa, riuscendo a paralizzare totalmente l’attacco di NC State, chiudendo completamente l’area alle penetrazioni dei rivali e costringendoli a sparare a salve (37.5% dal campo) senza la minima parvenza di un gameplan offensivo. Difesa che ha alzato ancora di più l’intensità nel secondo tempo, quando nei primi 10 minuti i Wolfpack hanno tirato con il 2/12 dal campo, collezionando 7 palle perse e toccando, addirittura, il -30.

Serata da dimenticare per Dennis Smith Jr. che continua a dimostrarsi, così come la stagione di North Carolina State, incostante e che ha chiuso con 8 punti (3/12 al tiro) e 5 palle perse (tra le quali un paio di infrazioni dei 30 secondi in attacco), totalmente asfissiato dalla difesa dei Cardinals che lo hanno spesso raddoppiato, mandandolo in tilt anche a livello nervoso, come dimostra il tecnico preso dalla combo-guard a metà primo tempo.

Difesa + Mitchell = vittoria

 

Ciò che deve preoccupare maggiormente coach Mark Gottfried è, però, la blanda difesa dei suoi ragazzi, capace di far sembrare un attacco modesto come quello dei Cardinals uno dei più efficienti della nazione. Louisville ha, infatti, segnato da ogni zona del campo e in ogni modo possibile chiudendo con il 50% sia dal campo che da oltre l’arco (12/24 da tre per una squadra che tira in media con il 35%) con 19 assist di squadra.

 

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North Carolina spazzata via

Quando le tue due guardie titolari mettono insieme 4 punti con 1/16 dal campo mentre le due avversarie ne fanno 48, devi sperare che i lunghi facciano una partita fantastica. Se però anche loro  – che conquistano più rimbalzi di tutti nella nazione (45 a partita) – perdono la lotta sotto i tabelloni 36-41, allora è facile che arriverà una netta sconfitta. Ecco perché North Carolina è stata spazzata via da Miami, che ha sfruttato la serata da superstar del freshman Bruce Brown (30 punti con 5 assist e pure 2 stoppate), imprendibile per uno scentratissimo Joel Berry. Si sono salvati solo Nate Britt e in parte Justin Jackson, mentre tutti gli altri Tar Heels hanno giocato veramente male, segnando i minimi di punti in stagione sia all’intervallo (22) che a fine gara (62) senza capire veramente niente della zona 2-3 di Jim Larranaga. E quando non supera i 70, UNC perde sempre.

Ncaa Basketball: Roy Williams (North Carolina)

La disperazione di Roy Williams

Ucla allo specchio

Nella prima parte di stagione in molti si sono chiesti come fermare l’attacco di Ucla e come batterla.
Ecco la risposta a queste due domande da parte del coach di USC Andy Enfield è semplice: zona e attacco alla Ucla.
Ed ecco l’upset servito.
I Trojans hanno giocato con una difesa a zona che tolto ritmo per tutta la partita alla batteria di tiratori di coach Steve Alford, costringendoli a tirare al 30% dalla lunga distanza, e forzando quasi più palle perse che assist, 17 a 18 alla fine, Mentre in attacco hanno fatto provare ai Bruins ciò che hanno provato spesso i loro avversari: ritmo alto, tanti tiri da tre e sensazione di quasi impotenza.
Siamo già alla terza sconfitta in Pac 12 e suona un piccolo ma squillante campanello d’allarme per Ucla.

La cabala del 17

Oregon perde la su imbattibilità nella Pac 12, e mette fine alla striscia di 17 W consecutive, grazie alla super prova di Derrick White. Il senior di Colorado (alla peggior partenza nell’era Boyle con un record di 1-7 nella conference) ha messo a referto 23 punti, 17 dei quali arrivati nel secondo tempo, quando è stato protagonista (con 8 punti personali) del parziale di 11-2 che ha spezzato in due la partita. Oregon non è mai riuscita a trovare ritmo in attacco faticando al tiro (38.6%) e perdendo troppi palloni (16 per una squadra che ne fa registrare 10 di media), messa in difficoltà dalla difesa dei Buffaloes, non di certo noti per le loro qualità difensive. I Ducks sono stati traditi dal loro leader Dillon Brooks che ha chiuso con 9 punti e 6 palle perse, mentre continua a crescere il freshman Payton Pritchard che con 19 punti è l’unico che si salva in casa Oregon.

White guida così i suoi alla vittoria

Due schiaffi consecutivi

Il lungo periodo di grazia di Florida State ha trovato una brusca battuta d’arresto in una settimana assolutamente da dimenticare. Dopo aver collezionato ben cinque successi su sei incontri consecutivi con squadre del ranking, i Seminoles di coach Leonard Hamilton hanno perso sia sul campo di Georgia Tech (78-56) che su quello di Syracuse (82-72). In entrambe le sconfitte, l’approccio iniziale di FSU è stato a dir poco rivedibile e ha generato passivi enormi all’intervallo: -26 coi primi e -18 coi secondi, il tutto offrendo delle performance offensive nettamente sotto gli standard a cui ci avevano abituati (32.8% dal campo complessivo). Serve una scossa immediata da parte di tutti, magari a partire da un Dwayne Bacon meno “sparacchiatore” (12/33 al tiro nelle due uscite).

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Santo Luca da Duke…

Forse nel bel mezzo del Torneo Ncaa a qualcuno tornerà in mente quel pomeriggio di stagione regolare quando Duke aveva giocato una partita orribile contro una squadra non di livello come Wake Forest rischiando di perdere, salvata miracolosamente da Luke Kennard, il Chris Mullin dei Blue Devils, capace di uscire da un blocco e sparare l’ennesima tripla (chiudendo con 34 punti e 6/6 da 3) e dare la vittoria a Duke 85-83.

 

Le chiamano turning-point-win, ovvero quei successi capaci di cambiare una stagione. Il match successivo i Blue Devils lo hanno giocato in casa di Notre Dame e beh, dimenticato ogni tipo di esperimento e ruotando praticamente solo in 6 (ciao ciao Harry Giles e Marques Bolden) Duke ha disputato la miglior partita della stagione, in attacco e in difesa. Nella vittoria per 84-74 hanno messo lo zampino un po’ tutti quelli scesi in campo, a partire da Jayson Tatum alla sua prima doppia-doppia fatta di 19 punti e 14 rimbalzi.

PS. Non ci siamo distratti sull’ennesimo sgambetto di Grayson Allen ai danni di Temple Gibbs, ma per una volta vogliamo ricordare solo la sua grande prestazione nei momenti clutch della gara contro i Fighting Irish. Tanto abbiamo la sensazione che delle “follie” di Allen si parlerà ancora a lungo.

… e santo Ethan da Wisconsin

Ethan Happ non ha il fisico di Bam Adebayo, l’eleganza di Ivan Rabb o la mano di Caleb Swanigan e di certo avrà un futuro diverso rispetto a tutti loro. Ma nessun lungo nel college basketball sa muovere i piedi come lui. Il suo career high di 32 punti è stato fondamentale per Wisconsin per evitare un incredibile upset contro Rutgers, fanalino di coda della Big Ten. Drammatica la serata al tiro dei Badgers, che hanno chiuso con il 33% dal campo, compreso il 12% da 3, riuscendo però a pareggiare sul 45-45 (!) grazie al loro centro. Che poi ne ha messi altri 7 nell’overtime per una faticosissima vittoria 61-54.

Barcollo ma non mollo

I Baylor Bears salgono al secondo posto del ranking, pur giocando abbastanza male in settimana, sfangandola entrambe le volte nel finale contro Texas Tech e Mississippi. In entrambi match si sono palesati problemi offensivi, evidenziati dall’atletica difesa dei Red Raiders e dalla zona 1-3-1 di Ole Miss che ha portato ad un primo tempo da incubo. Problemi evidenziati anche da Manu Lecomte, play dei Bears che alla fine del match contro i Rebels ha dichiarato di non aver mai incontrato una difesa a zona del genere.
Se contro Texas Tech sono stati salvati dai tiri liberi, ben 26 segnati su 65 punti totali, contro Ole Miss, i problemi di falli hanno rallentato Sebastian Saiz, 16 all’intervallo e 20+10 alla fine, e Lecomte ha piazzato questo 3+1 per chiudere i giochi.

 

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Ciao Blackmon, ciao Indiana

Cosa si può dire a un ragazzo che negli ultimi 5 anni ha subito 4 infortuni alle ginocchia, tra legamenti, menischi e problemi vari? Poco o niente, a parte consigliare una qualche benedizione scaccia sfortuna. James Blackmon è di nuovo fuori a tempo indeterminato e con lui se ne vanno anche le speranze di Indiana di fare una stagione positiva. Tom Crean ha già perso per tutta l’anno OG Anunoby e Collin Hartman e ora, senza il suo miglior realizzatore, può definitivamente mettersi il cuore in pace.

Lo stesso sembra abbiano già fatto i suoi giocatori che ne hanno prese 30 da Michigan, nella partita in cui si è infortunato Blackmon nel primo tempo, e poi hanno perso sempre in trasferta contro Northwestern. Due sconfitte in cui Indiana ha segnato rispettivamente 60 e 55 punti, cioè i due minimi stagionali di un attacco che viaggia a quasi 82 a partita. O meglio viaggiava, perché senza il suo junior da 17.6 di media, Crean ha pochissime armi offensive e nessuna chance di continuare a produrre gli stessi punti. Così come di vincere la Big Ten.

Under the radar

In America chiamano così i giocatori che sono forti ma che, per qualche ragione, nessuno nota. Nella Atlantic 10 (quindi una signora conference) TJ Cline di Richmond sta riscrivendo un po’ di record. Nella vittoria degli Spiders contro Duquesne, Cline (un lungo bianco che a vederlo non gli dareste due lire) ha messo a segno la prima tripla-doppia della storia di Richmond con 34 punti, 12 rimbalzi e 11 assist. Il ragazzo sa tirare da 3 (con il 30% questa peraltro è la sua peggior stagione), è primo nella conference per % di rimbalzi difensivi, ma è secondo per AssistRate a testimonianza di quanto sia eclettico.

 

In Atlantic 10 peraltro, dopo la sconfitta di Dayton sul campo di VCU, è tornata la bagarre in testa alla classifica con Richmond attualmente prima (7-2) che però dovrà affrontare anche lei VCU in trasferta, mentre per i Flyers la prossima partita complessa sarà quella in casa dell’outsider Rhode Island.

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Georgia Tech e Northwestern, outsider sulla cresta dell’onda

Dopo aver strapazzato Florida State (+22), Georgia Tech ha pensato bene di concedere il bis ai propri tifosi nel weekend, stavolta spuntandola all’ultimo respiro su Notre Dame (62-60) grazie a un buzzer beater da crepacuore di Josh Okogie (lo stesso che ne aveva rifilati 35 ai Seminoles pochi giorni primi). Uno sforzo collettivo notevole dinanzi a una squadra notoriamente ben organizzata come i Fighting Irish e per di più in cerca di rivalsa immediata dopo il pesante KO subito con Virginia.

Questo bel uno-due porta innanzitutto la firma di coach Josh Pastner (ora osannato da più parti come potenziale Coach of the Year nella ACC) capace di dare solidità a una squadra poco esperta e che di certo non godeva di molto credito fino a poco tempo fa – il 110-57 rimediato in casa di Duke risale a sole tre settimane fa. Ora, con gli occhi puntati addosso in una conference dalla classifica molto corta, i Yellow Jackets sono chiamati a confermarsi con due impegni in trasferta consecutivi in settimana, prima con Clemson e poi con Wake Forest. Lunedì la squadra non è stata considerata dai votanti della Associated Press (nemmeno un voto ricevuto), ma le cose potrebbero cambiare molto in fretta.

Chi invece, sempre da outsider, è riuscita a fare capolino nella AP Poll è Northwestern, inserita nella classifica (al 25/o posto) dopo oltre sette anni di assenza (dicembre 2009). La squadra di coach Chris Collins continua a stupire: sei vittorie consecutive ottenute e terzo posto (con record 7-2) nella Big Ten, subito alle spalle del duo di testa formato da Maryland e Wisconsin. Cosa ancora più importante: sfatare il tabù che la vuole sempre esclusa dal Torneo Ncaa – unica squadra fra le high major a “vantare” un così poco invidiabile record – sembra ora, con l’avvicinarsi di marzo, tutto tranne che un sogno. In settimana, la striscia positiva è stata allungata grazie ai successi interni su Nebraska (73-61) e Indiana (68-55), arrivati trovando interpreti principali assai diversi.

Coi Cornhuskers, a dominare è stato il frontcourt formato da Vic Law (20 punti) e Derek Pardon, autore di una doppia-doppia à la Swanigan (19 punti e 22 rimbalzi); con gli Hoosiers, invece è stata l’altra metà dello starting five a essere protagonista, con Bryant McIntosh, Scottie Lindsey e Sanjay Lumpkin unici giocatori dei Wildcats a chiudere il match in doppia cifra segnando insieme 48 punti dei 68 totali. La trasferta sul campo di Purdue, attualmente quarta nella conference, sarà l’occasione per Chris Collins per ripetere ancora una volta a fine partita “this isn’t the same Northwestern”?

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