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Il nuovo inizio di Terrence Shannon ad Illinois

Terrence Shannon Jr.
Autore: Stefano Fontana
Data: 25 Nov, 2022

“Arrivato qui, è diventato Steph Curry”. L’ironia di Matthew Mayer aiuta a fotografare l’inizio di stagione di Terrence Shannon., suo compagno ad Illinois. Sarà l’aria di casa, per uno che a Chicago ci è nato, ma il trasferimento da Texas Tech per l’anno da senior potrebbe aver cambiato il paradigma di una carriera un po’ arenata, in termini di draft stock, dopo i problemi della scorsa stagione.

Seguendo un biennio in crescita, a metà tra il quintetto titolare e il ruolo di riserva di lusso, Shannon aveva deciso di sondare il territorio del Draft NBA nel 2021, salvo poi tornare al college per provare a migliorare la sua posizione agli occhi degli scout. E invece, lo scorso anno i problemi alla schiena ne hanno limitato il rendimento, costringendolo a saltare 11 partite e a calare di rendimento.

Sveglia all’alba

Da qui la decisione di riavvicinarsi a casa, per provare a togliersi di dosso lo stigma del giocatore inaffidabile seppur talentuoso. Lo stesso coach Brad Underwood non ha mai nascosto le perplessità che circondavano il transfer al suo arrivo. “Avevamo dei dubbi sulle sue capacità da tiratore, ma lui è arrivato qui determinato a cambiare questa cosa”.

Determinato, eccome: le cronache dei Fighting Illini lo vogliono quotidianamente in palestra alle 4:45 di mattina, accompagnato da uno student manager che ha il compito di fargli da rimbalzista durante le lunghe sessioni di tiro. In cambio, lui ha già promesso un regalo a tutto lo staff per Natale.
Un’etica del lavoro che sembra aver pervaso l’intera organizzazione: avendo perso 10 giocatori dopo la vittoria della Big Ten dello scorso anno, probabilmente Illinois aveva bisogno di qualcuno che aiutasse a fissare l’asticella in alto. Il suo arrivo, accompagnato da quello del già citato Mayer da Baylor, va proprio in quella direzione: lasciar contagiare tutto l’ambiente dall’ambizione personale e professionale di ragazzi esperti e determinati che possono essere d’esempio per gli altri.

Un nuovo ruolo

La leadership di Terrence Shannon sta diventando evidente sul parquet. Guardia di quasi due metri, inserito in un sistema in cui gli vengono concesse molte libertà, Shannon ha dimostrato – e non era affatto scontato – di poter gestire un gran numero di palloni tenendo un livello di gioco qualitativamente importante. L’intensità è la stessa di sempre: è un giocatore duro, di notevole agonismo, che quando si accende può mettere in fila diverse giocate di livello per svoltare l’andamento della partita. La statura è sicuramente d’aiuto; il resto, però, lo fa il lavoro. Alla palestra, lo staff di Underwood gli ha suggerito di accompagnare lo yoga, per aumentare la mobilità.

Potenza e flessibilità, insieme, creano un cocktail velenoso per quasi ogni difensore: Shannon ha un primo passo fulmineo, la capacità di leggere le linee di penetrazione quasi istantaneamente e soprattutto la tenacia e la stazza per resistere ai contatti. Usare quasi solo la mano sinistra lo rende un po’ prevedibile quando prova ad attaccare il ferro, ma anche se l’avversario in aiuto si muove in anticipo, il più delle volte viene semplicemente spazzato via dal suo slancio.

I miglioramenti al tiro

A sorprendere, però, sono stati i progressi al tiro. Dopo aver chiuso con un discreto 38% su 3.3 tentativi da tre punti la sua ultima stagione a Texas Tech, Shannon ha alzato il livello: nelle prime cinque partite di questa stagione ha infilato 15 delle 31 triple tentate (48.4%), compreso l’incredibile 8/9 per 29 punti finali che ha affossato UCLA a Las Vegas. In quel caso, il classe 2000 ha messo in mostra un repertorio che non sembrava appartenergli fino in fondo: step-back, ricezioni nell’angolo e tiri costruiti dal palleggio.

Insomma, le statistiche da realizzatore in questo inizio di stagione sono state brillanti (21.2 punti di media, 1.860 di scoring efficiency contro l’1.369 dello scorso anno), ma a valergli il premio di Big Ten Player of The Week è stata anche la sua capacità di contribuire agli altri aspetti del gioco. Il suo QI cestistico gli permette di muoversi bene in attacco per favorire le spaziature, mentre nella metà campo difensiva la sua intensità è cruciale per permettere a coach Underwood di imbrigliare gli avversari. Finora ha dimostrato di non avere paura di lottare per i rimbalzi sotto entrambi i tabelloni (ne cattura 6.8 di media), e addirittura di poter agire da facilitatore per i compagni, in un ruolo che quasi nessuno sembrava dipingergli addosso ai tempi di Texas Tech (4 assist a partita, con un rapporto di 1.4 nei confronti delle palle perse).

Alcuni dubbi rimangono

Al momento, però, Shannon sembra non aver ancora superato lo scoglio più importante per il suo sviluppo: la continuità all’interno di una stessa partita e dell’intera stagione. Dopo aver collezionato 59 punti complessivi nelle due sfide contro Monmouth ed UCLA, è incappato poi in una brutta prestazione contro Virginia: solo 9 punti col 4/10 dal campo e 6 palle perse, in una gara in cui non è mai sembrato davvero in partita. Non a caso, Illinois ne è uscita sconfitta per 70-61.

Brad Underwood, però, è sembrato tutt’altro che preoccupato, ed anzi ha rilanciato, caricando di responsabilità il suo nuovo leader tecnico: “Raramente sono felice dopo una sconfitta, ma sono davvero soddisfatto di questa squadra. Abbiamo ancora molto da migliorare. […] I grandi giocatori non sbagliano le partite importanti, semplicemente. Contiamo su di lui per salire di livello in futuro”. Ora tocca a Shannon dimostrare di essere quel tipo di giocatore.

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