Paolo Banchero ha esordito bene nella ACC e il duo baltico di Arizona è sempre sulla cresta dell’onda (eccezion fatta per un paio di recenti partite storte di Azuolas Tubelis), ma c’è tanta altra Europa nella NCAA di cui parlare. Ecco i più brillanti del mese di dicembre, a partire da un Jeremy Sochan che sta ormai mettendo d’accordo tutti sul suo pedigree da prospetto NBA.
Sochan, vai a prenderti un posto in lottery
Diciamo che ci è voluto l’arrivo di gennaio e del suo partitone in casa di Iowa State perché ne parlassero proprio tutti, ma Jeremy Sochan era già (meritatamente) sulla bocca di molti osservatori da qualche tempo. Un po’ come il suo compagno Kendall Brown, di cui vi abbiamo già parlato, il polacco è stato un freshman d’impatto fin dall’esordio e, cosa ancora più intrigante, appare in costante crescita. La parola lottery, nel suo caso, viene solo sussurrata per il momento, ma potrebbe benissimo diventare un argomento centrale nei discorsi su di lui in ottica Draft 2022.
La versatilità e l’energia profuse in difesa sono su livelli altissimi e sembrano trovare il giusto riscontro sia guardando le partite (davvero, non c’è da fare sforzi per accorgersi della sua onnipresenza) che nelle statistiche avanzate. Per Evan Miyakawa, ad esempio, Sochan è stabilmente in Top 40 nel rating che misura l’impatto difensivo dei singoli nelle rispettive squadre (2° europeo della graduatoria, il primo è Tubelis).
Maturo, equilibrato, con un numero di scelte sbagliate largamente al di sotto della media: una di quelle pedine di lusso (dalla panchina!) che contribuisce a fare di Baylor la squadra più in forma e completa del momento. A dare ulteriore valore al suo profilo, c’è anche un contributo realizzativo fattosi via via più visibile: è rincuorante il fatto che stia andando molto meglio nel catch-and-shoot dalla distanza (8/14 da tre punti nelle ultime 5 gare, nelle prime 8 invece aveva messo insieme solo un 4/19).
Batcho e Nadolny, l’accento francese di Texas Tech
Tornando al sito EvanMiya.com, se andate a vedere i giocatori maggiormente migliorati negli ultimi 30 giorni, troverete il buon Daniel Batcho in settima posizione. Parte dalla panchina, ma non fatevi ingannare da questo dettaglio: il francese è diventato un vero pilastro nella super difesa dei Red Raiders. Il suo breakout game è arrivato a inizio dicembre, contro Tennessee, gara nella quale ha dominato i tabelloni (11 rimbalzi) e protetto il ferro da lungo di alta classe, mostrando d’integrarsi perfettamente nei meccanismi no-middle di coach Mark Adams e lasciando a bocca aperta per la sua capacità di stare sulle guardie pur portando a spasso un fisico da 211 cm per 107 kg. Non ha ancora messo a segno una gara in doppia cifra realizzativa, ma sembra proprio un tipo di prestazione che è nell’aria.
A fare il paio con lui in quanto a buone notizie transalpine, ultimamente c’è anche Clarence Nadolny. Combo guard tosta e combattiva come piacciono a Lubbock, ha faticato molto a inizio stagione, complice un infortunio che gli aveva fatto saltare le prime tre partite, ma ora è perfettamente in grado di reggere minutaggi sostanziosi e di dare una mano nelle due metà campo: proprio quello che serve a una squadra che non può prescindere da rotazioni profonde.
Grandison, re delle triple
La buonissima prima parte di stagione d’Illinois (9-3, 2-0 nella Big Ten) ha come volto-copertina il mastodontico Kofi Cockburn, ma in realtà porta la firma di molti. Fra questi c’è sicuramente Jacob Grandison, americano con doppia cittadinanza che ha già esordito con la nazionale finlandese e che si distingue soprattutto per la sua estrema pericolosità dalla distanza: al momento è il miglior tiratore fra gli europei della Division I con un impressionante 51% da tre su 4.6 tentativi a partita.
A dicembre c’era stata la sua firma nei due successi degli Illini in conference play (16 punti con Rutgers, 21 in casa di Iowa) ed era stato uno dei migliori nella spettacolare e tiratissima gara persa con Arizona (14 punti).
Ad arricchire ulteriormente il suo contributo, ci sono anche doti di leadership silenziosa poco pubblicizzate all’esterno ma molto apprezzate in squadra: “He’s not afraid of the moment. He’s not afraid of free throws. He’s a guy that can make a mistake and just shrugs it off. It’s just next play. He’s got great composure”, ha detto coach Brad Underwood.
Evbuomwan, Carralero, van Eyck: point forward alla riscossa
Fra i migliori europei per media assist troviamo ben tre lunghi nelle prime otto posizioni: Tosan Evbuomwan (Princeton, 5.2 assist), Jesús Carralero (Campbell, 4.1) e Dylan van Eyck (Iona, 3.7). In realtà forse dovremmo parlare più di point center, visto che i primi due giocano stabilmente da 5 e il terzo lo fa occasionalmente, ma queste sono soprattutto il risultato di contingenze legate allo stile di gioco delle rispettive squadre e a un contesto tipicamente mid-major che permette loro di occupare quella posizione. Pur con le differenze che li distinguono l’uno dall’altro, il futuro professionistico di tutti e tre sembra infatti ancorato a un impiego da 4.
Evbuomwan è oramai un candidato credibile al POY della Ivy League e, tenendo conto sia del suo apporto che del livello generale della propria formazione, è al top fra gli europei che militano al di fuori delle Power 6 (per noi è secondo soltanto a Yauhen Massalski di San Francisco da questo punto di vista). Il junior inglese è il cuore dell’attacco dei Tigers: oltre a mostrare alcuni buoni sprazzi in transizione, contro la difesa schierata la sua capacità di mettere palla a terra frontalmente e di muoversi intorno al canestro attirano attenzioni difensive che lui riesce a punire in maniera magistrale innescando i propri compagni. A completare il tutto, c’è una difesa sulla palla sempre più incisiva e in cui mostra del potenziale da difensore 1-through-5 (se non altro a livello mid). Il suo è un nome da segnare anche perché, avendo saltato l’anno da sophomore per lo stop della Ivy, ha un bel po’ di eleggibilità extra da spendere e dopo la laurea potremmo ritrovarcelo da grad transfer in qualche college di alto profilo cestistico.
Carralero, anche lui un junior sui 203 cm d’altezza, non è una novità in quanto a capacità di creare per gli altri dal palleggio. Quest’anno però sembra proprio aver fatto un buon passo in avanti per continuità di rendimento, impatto difensivo e presenza sotto i propri tabelloni. Il capolavoro della sua non-conference season lo ha tirato fuori a inizio dicembre con un losing effort a dir poco notevole con VCU, in cui ha fatto vedere i sorci verdi ai Rams dal primo all’ultimo minuto e per poco non trascinava i suoi all’upset fuori casa: 19 punti con 8/12 dal campo e 2/2 ai liberi, più 6 rimbalzi, 6 assist e 3 recuperi.
Non sarà un candidato forte al POY come lo è Evbuomwan nella Ivy, ma quello dello spagnolo è sicuramente un nome che ha alte probabilità di comparire nel First Team della Big South a fine stagione. Una conference, tra l’altro, che appare aperta e nella quale la sua Campbell potrebbe benissimo spingersi molto in alto.
Le squadre forti hanno sempre armi in più che risultano essere veri e propri lussi. Iona è una delle migliori mid-major in circolazione per diversi motivi – il primo si chiama Rick Pitino – e uno di questi è il poter contare su un sesto uomo come Dylan van Eyck. L’olandese è una dinamo in uscita dalla panchina: sempre molto carico sul piano emotivo, è migliorato progressivamente per agilità e atletismo, risultando discretamente pericoloso quando attacca il ferro, oltre a sembrare ormai un affidabile tiratore piazzato (47.8% da tre ma con solo 1.8 tentativi) ed un giocatore dal buon QI in entrambe le metà campo. L’ex JUCO è probabilmente il miglior passatore fra i tre presi in esame qui, se non altro a livello di estro, e questa sua dote ne fa un’arma tattica importante. Lo sa bene Marist, che aveva messo in grossa difficoltà i Gaels con la sua zona e che probabilmente l’avrebbe vinta se van Eyck non avesse sfoderato un salvifico career-high da 9 assist.