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Kentucky extralusso, poi Kansas batte Duke

Autore: Manuel Follis
Data: 16 Nov, 2016

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Kentucky e Kansas escono vincitrici dalla super notte del Madison Square Garden di New York, nel primo caso i Wildcats quasi senza faticare contro Michigan State (69-48) mentre il secondo big match, molto più combattuto e nervoso, i Jayhawks se lo sono aggiudicato all’ultimo possesso contro Duke (77-75).

Ncaa basketball - Josh Jackson - Kansas

Josh Jackson – Kansas

Parlando delle stelle in gara, battuta d’arresto dopo un super esordio per Miles Bridges (MSU), mentre ha brillato il duo di UK formato da De’Aaron Fox e soprattutto Malik Monk, mentre a Kansas Josh Jackson, una delle possibili prime scelte assolute del prossimo draft, nonostante i problemi di falli ha finalmente messo in mostra almeno parte del suo talento.

Ecco com’è andata

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La prima partita giocata alla “World Most Famous Arena” ha consacrato il talento dei freshmen di Kentucky, in una sfida che vedeva affrontarsi tra di loro ben 9 top recruit della Espn100. La giovane età media delle due squadre è stata rispecchiata dal ritmo della partita, con un continuo correre su entrambi i lati del campo e un gioco frenetico che ha portato a 34 palle perse combinate. Gara però quasi mai in discussione, chiusa dai ragazzi di coach Cal a inizio secondo tempo con un parziale di 16-7 dopo essere andati negli spogliatoi, all’intervallo, sul +8. Kentucky supera, così, a pieni voti il primo test stagionale contro una delle super potenze del college basket, non solo grazie ad un attacco stellare ma soprattutto per merito di una grande organizzazione difensiva.

 

Monk Night

Malik Monk (Kentucky)

Malik Monk (Kentucky)

È stata la serata di Malik Monk che ha infuocato il Garden con una prestazione balistica da 7 su 11 da tre, segnando 14 dei primi 26 punti dei Wildcats grazie a tre triple consecutive che hanno subito spezzato il ritmo del gioco a favore di Kentucky. Conosciuto alla high school prima come uno slasher e poi come tiratore, ha retto da solo il gioco dal perimetro con un vero e proprio clinic di tiro che ha mascherato lo 0/10 da tre del resto dei compagni. Una prestazione che non ha sorpreso coach Calipari, che a fine partita lo ha definito uno dei migliori tiratori mai avuti sotto la sua guida.

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Un mostro a tre teste

Oltre a Monk, a fare la differenza per UK sono stati i suoi due compagni di reparto Isaiah Briscoe e De’Aaron Fox che, insieme al cecchino, formano un vero e proprio mostro a tre teste capace di combinare per 56 punti dei totali 69. Briscoe è un giocatore totalmente diverso da quello dell’anno scorso, ha compiuto il famoso next step necessario che lo ha portato a essere il leader emotivo del roster, oro che cola in una squadra così talentuosa ma inesperta. In una partita all’insegna della frenesia è riuscito a guidare con ordine la transizione dei Wildcats mettendo a referto 21 punti e dimostrando, soprattutto, di non essere solo una guardia che va al ferro, ma di aver costruito anche un solido mid-range jumper, oltre ad aver superato, definitivamente, i problemi dalla lunetta che lo hanno limitato la scorsa stagione. Fox ha aggiunto 12 punti e 6 assist per i compagni, continuando, però, a dimostrare che il tiro da 3 è un vero e proprio problema (0/7 in stagione).

Adebayo e Gabriel: le ancore della difesa

Non fatevi ingannare dai numeri, la vittoria dei Wildcats non è stata solo frutto del mostro a tre teste ma anche del lavoro nel pitturato della coppia Bam Adebayo-Wenyen Gabriel. I due sono una forte presenza a rimbalzo e sono capaci di chiudere l’area agli avversari (chiedere informazioni a Bridges) grazie al fisico tutto muscoli da rim protector di Adebayo e alla verticalità e l’abilità di rubar palla di Gabriel, il cui fisico combinato a un’incredibile velocità di piedi gli permette di cambiare in difesa con chiunque. In attacco, invece, hanno fatto il lavoro sporco che ha permesso le penetrazioni al ferro del trio di guardie. Alla fine 20 palle perse per Michigan State sono state trasformate in 24 punti da Kentucky, un’enormità.

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“Benvenuto nel mondo reale Miles”

Con queste parole coach Tom Izzo ha accolto Miles Bridges a fine partita. Il coach degli Spartans ci ha tenuto a far presente al proprio talento che non siamo più all’high school e che le difese avversarie lo raddoppieranno costantemente, visto il talento a disposizione (ve ne abbiamo parlato qui). E in effetti la difesa di Kentucky ha saputo tenere a bada il freshman cinque stelle, chiudendo l’area e relegandolo a soli 6 punti (con 2/11 dal campo) e 9 palle perse, dopo il debutto sfavillante da 21 punti contro Arizona (ve ne abbiamo parlato qui). Bridges ha cercato di metterci del suo in difesa, con 2 stoppate e 12 rimbalzi, ma non è bastato. Che serva da lezione per le prossime partite perché, come ha detto il suo coach, “this is part of the process”.

Ncaa-basketball-Miles-Bridges-Michigan-State

Miles Bridges Michigan State

Izzo abbiamo un problema (e non solo uno)

Il coach di MSU dopo due partite contro top team si ritrova con un record di 0-2 e con una serie di problemi da risolvere, non imputabili unicamente alla serie di infortuni che ha decimato la sua frontline. L’attacco non gira, nessun giocatore è riuscito ad andare in doppia cifra, e le percentuali al tiro sono pessime (32,8% dal campo e 5/26 dalla lunga distanza). È vero che gli Spartans hanno spesso schierato contemporaneamente ben quattro freshmen ma non basta questo a giustificare una prestazione povera in attacco, dove son mancate idee e circolazione della palla. Si attendono risposte soprattutto da Eron Harris, stranamente anonimo in questo inizio di stagione. Izzo si è dichiarato imbarazzato a fine partita, speriamo che i suoi ragazzi lo tolgano da questa situazione nelle due prossime sfide contro Mississippi Valley State e Florida Gulf Coast.

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Chiudere una gara come Kansas-Duke con un canestro praticamente sulla sirena vuol dire avere assistito a una super partita. La gara in sé, diciamolo, è stata bruttina, contraddistinta da un arbitraggio che probabilmente per non farsi scappare la gestione del match è stato molto fiscale da entrambe le parti (48 falli totali) con i Blue Devils che alla fine sono stati penalizzati da una rotazione di soli 6 uomini. Ecco i principali spunti dopo la gara.

The shot

Partiamo dalla fine e cioè dal jumper col quale Frank Mason ha vinto la partita, peraltro difeso da Matt Jones, ovvero il miglior difensore dei Blue Devils (che è anche più alto di almeno 15 centimetri). “Il gioco era lasciarmi in isolamento e i miei compagni hanno fatto un ottimo lavoro creandomi lo spazio. Poi quando la palla ha lasciato la mano ho avuto subito una buona sensazione“, ha commentato Mason. Al di là del canestro della vittoria, il finale di Mason è stato da vero leader (21 punti dopo i 30 della sconfitta contro Indiana) e lui insieme a Devonte Graham si sono confermati la migliore coppia in backcourt della stagione.

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Il meglio deve ancora arrivare

Duke ha perso abbastanza nettamente la battaglia a rimbalzo (38-29) che, soprattutto nel secondo tempo, è stata una chiave del match. A pochi minuti dalla fine il conto dei ‘punti derivanti da secondi possessi offensivi’ era 18-0 in favore dei Jayhawks. Attenzione però, perché ai Blue Devils mancavano Harry Giles, Marques Bolden e Jayson Tatum e soprattutto i primi due andranno a rimpolpare il settore lunghi. Se oggi questa squadra riesce ad arrivare all’ultimo tiro contro Kansas, c’è da tremare al pensiero di cosa faranno con il roster al completo.

Finalmente Jackson

Dopo una partita incolore contro Indiana, finalmente Josh Jackson ha mostrato lampi del suo talento, almeno offensivo. E pensare che la gara era iniziata male, con un tecnico fischiato per una reazione molto nervosa (ha schiaffeggiato la palla dalle mani di Amile Jefferson) peraltro dopo un’ottima azione difensiva. Il secondo tempo però ha mostrato le potenzialità dell’ala dei Jayhawks, dotato di una mobilità e di un ball-handling impressionante per un giocatore ben al di sopra dei due metri. Ha chiuso con 15 punti (7/9 al tiro) in 18 minuti di utilizzo.

Il buono il brutto e il cattivo

Il freshman Frank Jackson ha mostrato ancora una volta grande personalità (ve ne avevamo già parlato qui) segnando la tripla del 72 pari a pochi secondi dalla fine, ma il vero mattatore della serata è stato il ‘brutto’ dei Blue Devils (perdonateci, ma è inguardabile) ovvero Luke Kennard, un chirurgo nella scelta del tiro (22 punti con 7/10 alla fine con 5 rimbalzi e 5 assist) e spesso il vero punto di riferimento dell’attacco di Duke. Dietro la lavagna, invece, il lungo Chase Jeter il cui contributo nel corso della gara è passato da “accettabile” a “togliete dal campo questa pippa”. Emblematica la schiacciata sbagliata da solo sotto canestro (stiamo parlando di un 2,08 atletico) con la palla che si è fermata sul primo ferro. Coach K ha di che lavorare.

Ncaa basketball - Luke Kennard - Duke

Luke Kennard – Duke

La parola agli allenatori

E a proposito di coach K, è stato molto duro anche con Grayson Allen, la star della squadra che, a parte una tripla nel finale, per il resto è stato spettatore non pagante della gara. “Non puoi giocare aspettandoti che ti chiamino un fallo a favore ogni possesso. Grayson ormai è un giocatore che fa ogni movimento in maniera perfetta, ma proprio per questo poi aspetta il fallo e questo non può farlo“. Coach Bill Self alla fine del match invece era tutto sorrisi: “Per noi questa era una gara da vincere molto più che per loro, anche se parlare di gare da vincere a inizio stagione forse non è corretto. In ogni caso abbiamo imparato una grande lezione e cioè che possiamo giocare male in attacco (2/17 da 3pt, ndr) ma con la difesa l’aggressività e l’attenzione ai piccoli dettagli si possono comunque vincere le partite“.

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