Stephen Curry si è rotto la mano e adesso i tifosi di Golden State possono davvero dire addio alla stagione (Qui il podcast dove parliamo anche dell’infortunio).
Che il campionato 2019-2020 non sarebbe stato facile lo avevano già fatto capire le prime partite. Gli Warriors hanno esordito contro i Los Angeles Clippers subendo 141 punti e hanno perso contro i non stratosferici Thunder 120-92. Avevano vinto invece in trasferta contro i Pelicans, ma subendo comunque 123 punti.
Mentre tifosi ed esperti dibattevano su “se e quanto” la stagione di Golden State sarebbe stata di transizione è arrivato l’infortunio a Steph.
Nella gara del 30 ottobre contro i Phoenix Suns, persa alla fine per 121-110, a metà del terzo quarto, Curry è entrato in area cercando un appoggio a canestro e subendo il fallo di Aaron Baynes, ma nel ricadere ha rotto la mano sinistra. E si è capito subito che non si trattava di un normale incidente di gioco.
La conferma dall’infortunio è arrivata poche ore dopo dallo staff di Golden State, ma ancora non è chiaro se Steph dovrà operarsi né quali potrebbero essere i tempi di recupero. Nella migliore delle ipotesi si parla di molte settimane di stop.
E così, dopo l’annuncio di coach Steve Kerr che aveva annunciato che probabilmente Klay Thompson starà fuori per l’intera stagione, arriva la tegola Curry.
Di fatto quella degli Warriors si trasforma a questo punto in un’annata di transizione. La partenza di Kevin Durant (comunque infortunato e anche lui fuori per la stagione), passato a Brooklyn, all’inizio aveva solo scalfito la sicurezza di squadra e tifosi, convinti che lo stile di gioco di Golden State sarebbe comunque emerso alla lunga distanza.
Ma l’uno-due pugilistico formato dall’assenza totale di Thompson e ora dalla mano rotta di Curry cambia tutto. I playoff ora si sono tramutati in un miraggio. E per tornare a sorridere davvero bisognerà probabilmente aspettare un altro anno.