Karl Anthony Towns è pronto a caricarsi Minnesota sulle spalle. Non è un’overreaction dovuta a queste prime partite, ma un consolidamento di un trend iniziato già nella scorsa stagione. Il talento dell’ex Kentucky sta per sbocciare definitivamente (è stato il primo player of the week dell’anno, insieme a Trae Young) e il futuro dei Timberwolves è legato a doppio filo a lui. Questo visto anche il recente rinnovo contrattuale, 190 milioni per i prossimi cinque anni. L’inizio di stagione sembra promettente, ma un record positivo non significa che non ci siano problemi.
Le vittorie di Minnesota sono state particolari, ma tutte con un deciso segno di Towns, che ha sfoggiato tutto il suo repertorio. Nell’opener contro i Nets, è stato meraviglioso da tre punti, 7/11, segnando con diverse soluzioni, pick&pop, da gioco rotto e anche una clutch.
Dalla punta, può guardare il canestro e puntare l’avversario di turno se l’attacco è ben spaziato. Ryan Saunders, coach dei TWolves, usa Bob Covington, unico vero tiratore del team, a oltre due metri dalla linea di tre punti per cercare di allargare il campo più possibile. Nella parte finale della partita e contro Charlotte, è stato utilissimo per i compagni portando blocchi solidissimi e giocando alla Jokic, premiando i tagli dei compagni e rompendo i raddoppi.
Towns da solo con il suo talento
L’intera produzione di Towns, però, è figlia solo del suo sconfinato talento e non di un sistema costruito attorno le sue potenzialità. Parte spesso da fermo perchè non c’è un compagno che sappia innescarlo nello spazio. Teague non ha nel repertorio letture così raffinate da metterlo davanti a canestro e Wiggins lo sfrutta come bloccante per costruirsi un vantaggio che altrimenti non si saprebbe creare. L’unico sprazzo di intesa sembra essere con Josh Okogie che parte dalla panchina. Per il resto, è un susseguirsi di attacchi dal palleggio, pick&pop e viaggi in lunetta (9.3 in queste prime tre gare).
I limiti di Towns si notano molto di più in difesa, quando sembra non avere né la continuità né l’intensità mentale per giocare sempre ad alti livelli. È come se non riuscisse ad unire, in ogni azione, tutte le componenti del suo gioco. La difesa di Minnesota sul pick&roll si basa sul drop del lungo, ovvero sul rimanere dentro a difendere il ferro. Questo a volte funziona, quando il piccolo riesce a stare sul portatore di palla e quando Towns sceglie bene la posizione tra il portatore e il rollante, difendendo su due giocatori contemporaneamente.
Questa strategia può rivelarsi rischiosa quando incontri ottimi tiratori dal palleggio, come Irving, che puniscono la posizione profonda del lungo dominicano. Nonostante diversi errori nelle letture delle situazioni, contro i Nets, ha tirato fuori due difese del ferro magistrali nell’ultimo minuto di un match tirato. Se capisse, anche, come usare il suo fisico debordante a rimbalzo offensivo e se avesse un maggiore aiuto dai compagni, Minnesota potrebbe candidarsi, seriamente, ad un posto ai playoff.