La squadra
Il fatto che in molti considerino ingeneroso il seed numero 3 assegnato a Tennessee nel bracket della Big Dance rende bene l’idea della bontà del lavoro portato avanti da Rick Barnes. Sulla panchina dei Volunteers dal 2016, l’ex-head coach di Texas ha messo insieme una delle squadre più interessanti di questa stagione. Con la terza miglior difesa della nazione secondo l’Adjusted Efficiency (86.2) di KenPom, Tennessee ha conquistato il primo titolo della SEC dal 1979, subendo solo 57 punti di media in tre partite al torneo di conference e superando brillantemente Kentucky in semifinale (69-62).
I Volunteers tirano tanto (e bene) da tre: poche squadre possono vantare ben cinque giocatori sopra al 35% in stagione. Questo grazie ad un sistema fatto di spaziature ottimali e di una circolazione di palla estremamente fluida. Tra i tanti meriti di coach Barnes c’è anche quello di aver mantenuto la squadra unita nonostante le difficoltà incontrate: il freshman Kennedy Chandler ha trovato continuità e brillantezza solo negli ultimi due mesi, mentre un infortunio alla caviglia ha messo fuori gioco il junior Olivier Nkamhoua ad inizio febbraio, proprio quando sembrava ad un passo dal salto di qualità definitivo.
In generale, Tennessee è sembrata aggiungere sempre un tassello in più durante la stagione, migliorando in maniera graduale ma costante fino all’apoteosi del titolo di conference. Ad oggi, chi la incrocia sa che avrà davanti una squadra difficile da aggredire. Il quintetto small con Santiago Vescovi da 3 e Josiah-Jordan James da 4 rischia di essere un rompicapo irrisolvibile per gli allenatori avversari, che si troveranno davanti una batteria di cecchini di alto livello. Nonostante spesso abbiano un solo lungo di ruolo in campo, riescono a sopperire alla mancanza di stazza con un’intensità difensiva fuori dal comune: sembrano ovunque, tengono altissimo il ritmo e non concedono quasi mai tiri facili. KenPom fornisce un ottimo spaccato delle difficoltà incontrate dagli attacchi avversari, che tirano con il 46.2% di eFG e perdono il 22.9% dei palloni.
Giocatori chiave
Kennedy Chandler – Fr. – G – 183 cm – 77 kg
Atteso, discusso, criticato ed infine osannato: il freshman da Cordova ha mostrato la stoffa del campione per dare una svolta importante ad una stagione difficile, ed arriva alla March Madness come miglior scorer (13.8) ed assistman (4.6) di squadra. Giocatore elettrico, fa ancora fatica dal punto di vista atletico, ma sembra aver preso meglio le misure al basket collegiale rispetto a diversi mesi fa. La sua capacità di penetrare, attirare la difesa ed eventualmente liberare i compagni sull’arco o attaccare il ferro sarà essenziale per permettere ai Volunteers di punire le scelte avversarie nelle partite più tirate. Da non dimenticare, poi, il contributo che dà alla fase difensiva: è una dinamo, molto difficile da staccarsi di dosso e sempre pronto a scippare l’avversario di turno (2.1 rubate di media in stagione).
Santiago Vescovi – Jr. – G/F – 190 cm – 87 kg
Liberandolo da compiti di regia e trasformandolo a tutti gli effetti in un’ala, Rick Barnes lo ha reso un tiratore molto temibile. E’ la chiave che permette a Tennessee di andare small e mettere in campo tutte le bocche da fuoco in contemporanea. Rispetto alla scorsa stagione ha migliorato quasi tutte le voci statistiche, e sta viaggiando col 39.6% dall’arco su 7.3 (!) tentativi a partita. Letale quando esce dai blocchi, tira praticamente tutto quello che gli passa per le mani, e contenerlo sembra difficilissimo. Con James, l’altro junior, forma una coppia di 3&D di livello assoluto: personalità, fisico, grinta e tanti canestri pesanti.