La squadra
Non vincerà il premio come coach dell’anno, ma quello che ha fatto Kelvin Sampson a Houston merita comunque un encomio. Ha perso 3/5 del quintetto titolare della squadra arrivata alla Final Four l’anno scorso. Peccato che dei due superstiti uno, il più importante, ossia Marcus Sasser abbia giocato solo una dozzina di partite causa infortunio.
Dopo aver perso il miglior marcatore della squadra quasi in contemporanea anche Tramon Mark, sophomore atletico e promettente, ha subito un infortunio che ha chiuso la stagione dopo sole 7 partite. Riassunto: due infortuni gravi nello stesso ruolo (guardia). Problemi? Pochi. Si gioca con chi c’è. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: una squadra rognosa, sempre temibile a rimbalzo, che se trova la serata giusta in difesa lascia poco scampo. Più che altro, in una serata sotto il 30% dall’arco contro di loro, la sconfitta è quasi certa.
La American Athletic Conference è stata vinta senza sudare fatta eccezione per lo sweep subito da Memphis (vendicato poi al torneo), guardacaso una squadra che gioca ad alti ritmi e pressa a tutto campo, mettendo quindi a nudo le difficoltà nel reparto piccoli. Se passiamo invece sotto canestro la musica cambia. I Cougars restano infatti la una delle squadre più temibili a rimbalzo offensivo di tutta la Ncaa e sono tra quelle che meglio proteggono il ferro (solo Auburn fa meglio tra le big).
Il costante gioco dentro-fuori è un rebus da risolvere per le difese, anche se (per fortuna degli avversari) il tiro da 3 non è la specialità della casa. Le percentuali sono accettabili solo perché spesso i tiratori riescono ad avere molto spazio grazie alle riaperture dal post. La variabile è rappresentata da Fabian White, un 203 cm che apre il campo con il pick & pop dall’arco. La creatività invece è spesso lasciata a Kyler Edwards, il transfer da Texas Tech.
Giocatori chiave
Fabian White – Sr. – PF – 203 cm, 102 kg
Ha sempre giocato sotto canestro, spesso come centro più ancora che da ala grande. Il totale dei tiri da tre tentati nei suoi primi anni al college è otto, cosi divisi 0/1 al primo anno, 0/2 al secondo e 2/5 la scorsa stagione. Quest’anno il texano viaggia a 43/111 con uno scintillante 38.7% che complice l’assenza per infortunio di Marcus Sasser è anche la percentuale più alta della squadra. Quando si dice evoluzione.
Josh Carlton – Sr. – C – 211 cm, 108 kg
Se in attacco Houston riesce spesso a garantirsi extra possessi lo si deve soprattutto al transfer da Connecticut, che ha disputato finora una stagione al di sopra delle aspettative e c’è il suo zampino anche nella difesa dei Cougars, che ogni tanto è un incubo per gli avversari. Carlton è tra i migliori rimbalzisti offensivi dell’intera Ncaa (davanti a lui solo Oscar Tshiebwe, Zach Edey e David McCormack) e uno dei più efficaci rim protector.
Kyler Edwards – Sr. – G – 193 cm, 88 kg
Doveva essere la ciliegina in un reparto di guardie ben fornito e si è trovato invece ad avere più responsabilità di quanto previsto in partenza. Edwards però non è giocatore che si tira indietro ed è abituato ai riflettori, negli ultimi due anni a Texas Tech è stato stabilmente sopra i 30 minuti a partita di media e da freshman ne ha giocati 23 nella finale del Torneo 2019 persa contro Virginia. Non eccelle in nessun aspetto del gioco, ma a volte risulta fondamentale perché porta in dote carisma, esperienza, energia, creatività. Se Houston arriverà a un finale punto a punto aspettatevi che sia lui a gestire i possessi chiave.