Il titolo di regular season nella Big East è andato a Providence, con un misto di merito e di fortuna: vittoria consegnata per percentuale di vittorie e non per record complessivo, con tre gare giocate in meno rispetto all’inseguitrice Villanova grazie ad annullamenti precauzionali per Covid, incontrando UConn, Marquette e Seton Hall soltanto una volta. Il torneo di conference ha poi però rimesso le cose in chiaro: sono i Wildcats i migliori, per l’ennesima volta (cinque tornei di BE vinti nelle ultime sette edizioni) e nemmeno di pochissimo. Non è una Villanova stellare come quella dei titoli del 2016 e 2018, ma sta giusto un gradino più in basso e questo potrebbe bastare per andare parecchio lontano, anche in una Region da Battle Royale come la South.
Non sono i centimetri (che anzi mancano un po’ sotto canestro), né il talento puro e scintillante di aspiranti one-and-done (non proprio il tipo di reclute in genere inseguite dai Cats): a fare grande la squadra di coach Jay Wright sono l’esperienza dei singoli costruita anno dopo anno, con protagonisti che si avvicendano di stagione in stagione dopo aver aspettato il proprio turno, uno stile di gioco ben codificato e riconoscibile (ritmi lenti e controllati, circolazione di palla intelligente e attenzione massima a evitare perse per l’ottavo attacco della D1 in Adj. Efficiency), una fisicità elevata e un mantra – “Attitude” – che spesso fa sembrare i Cats dei militari prestati alla pallacanestro. Gente che non concede nemmeno una smorfia quando è sotto nel punteggio o quando c’è un finale punto a punto da portare a casa. Probabilmente non c’è squadra in giro che sappia gestire il crunch time come Villanova. E chi sa vincere soffrendo, ha più probabilità di fare strada.
Giocatori chiave
- COLLIN GILLESPIE – Sr. – PG – 191 cm, 88 kg
In genere scegliamo due o tre giocatori chiave ma nel caso di Villanova, pur essendo una squadra in cui è il collettivo a fare la forza, viene abbastanza naturale restringere il cerchio attorno al solo Gillespie. Specie al volgere di una stagione nella quale ha brillato con particolare forza, oltretutto in un panorama abbastanza povero di point guard d’élite come quello della NCAA di quest’anno. Primo in squadra sia per punti (15.9) che per assist di media (3.3), il floor general dei Cats è l’ultimo anello d’una catena di grandi point guard con le quali ha diverse cose in comune: come Ryan Arcidiacono e Jalen Brunson prima di lui, ha controllo mentale e tecnico sulla gara spesso totali, un gioco in post-up insolitamente d’alto livello per uno del suo ruolo e sangue freddo nei momenti decisivi (chiedete a Creighton, affondata da un suo uno-due clutch nella finale della Big East). Tutto questo tirando con le migliori percentuali dall’arco in carriera (un impressionante 42.2% su 7 tentativi a partita). L’anno scorso ha saltato il Torneo per via di un brutto infortunio: non sorprendetevi se si rifarà con gli interessi, adesso.
