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NBA Playoff: Western Conference preview

Autore: Sergio Vivaldi
Data: 12 Apr, 2019

82 gare stagionali, e alla fine le posizioni nella griglia playoff per la Western Conference sono state decise da quattro risultati fondamentali: la vittoria degli Oklahoma City Thunder sugli Houston Rockets alla penultima giornata grazie a un buzzer beater di Paul George

 

un secondo buzzer beater nella stessa notte, questa volta di Maurice Harkless nella vittoria dei Portland Trail Blazers contro i Los Angeles Lakers

 

e due rimonte all’ultima giornata, quella dei Blazers dal -25 con tutti i titolari a riposo contro i Sacramento Kings, grazie a 37 punti e 9 assist di Anfernee Simons, e un 15 a 0 dei Denver Nuggets nei 4 minuti finali della sfida contro i Minnesota Timberwolves pieni di infortunati e senza Karl-Anthony Towns. Nel corso delle gare, la probabilità che questi 4 risultati si verificassero ha toccato un minimo dello 0.0001875%, cioè meno di due su un milione. Per fare un confronto, la probabilità che gli Houston Rockets sbagliassero 27 triple consecutive contro i Golden State Warriors in gara 7 delle scorse Conference Finals era di 1 su 72mila. Nba. Where Crazy Happens. Ma questo è il passato, e il tabellone per entrambe le conference è molto interessante. Si parte con l’ovest, dove i Golden State Warriors sembrano inevitabili, ma dovranno comunque scendere in campo per dimostrarlo.

 

Golden State Warriors (1) vs Los Angeles Clippers (8)

I Golden State Warriors tornano a Los Angeles per una serie di playoff. Sarebbe una sfida affascinante se Chris Paul e Blake Griffin vestissero ancora la maglia dei Clippers, ma quello è ormai il passato e l’unico reduce di quella rivalità tra i losangelini è Doc Rivers. Ricordate, era il marzo del 2015 quando Draymond Green fece una delle sue performance fuori campo migliori, rispondendo a coach Rivers con un “Cool Story, Glenn” (il vero nome di Rivers), divenuto poi una maglietta.

DG

La maglietta ideata e venduta da Draymond Green sul suo sito, e non più disponibile da tempo.

Perché parliamo del 2015 e di una maglietta? Perché i Clippers sono l’avversario che i Warriors volevano. Morbido, vicino a casa, al sole della California, e tra una gara e l’altra c’è pure la possibilità di godersi la vita notturna di Los Angeles. In che modo questo roster può spaventare i due volti campioni in carica? Basterà tenere Patrick Beverley lontano dalle ginocchia di Stephen Curry ed evitare crisi autoindotte come quella di inizio stagione tra Green e Kevin Durant, quando la free agency dell’ex Thunder si prese il centro della scena per diverse settimane. Anzi, tornare sul luogo del misfatto potrebbe avere un effetto catartico e fare da collante per il ThreePeat.

Lou&’Trez

Può Los Angeles strappare una gara? Dipenderà molto dalla premiata ditta Lou Williams-Montrezl Harrell. A proposito: si possono avere due candidati al premio di Miglior Sesto Uomo nella stessa squadra? Uno dei due non dovrebbe, per definizione, essere il settimo? Comunque i due hanno sviluppato un’intesa letale e insieme a Danilo Gallinari sono una macchina di punti e falli subiti, il motore dell’attacco di questo gruppo di mestieranti senza una vera star. Dall’altra parte c’è un gruppo di star con pochi mestieranti e uno dei migliori tiratori della storia come terza opzione offensiva (e a volte quarta, con DeMarcus Cousins in campo). L’impegno a volte non basta, ma la vita nottura di Los Angeles potrebbe aiutare.

 

Denver Nuggets (2) vs San Antonio Spurs (7)

Dopo cinque stagioni, i Denver Nuggets tornano ai playoff dove incontreranno chi i playoff non li manca da ventidue stagioni consecutive (record Nba), i San Antonio Spurs. Le due si sono affrontate quattro volte, dividendosi equamente le vittorie, tutte in favore della squadra casalinga. Non il migliore degli accoppiamenti per una testa di serie #2 come Denver, principalmente per il gap di esperienza. Patty Mills e Marco Belinelli erano nel roster degli Spurs campioni nel 13/14, Aldridge, DeRozan e Gay sono dei veterani che hanno anche vinto delle serie. Denver ha esordienti a tutti i livelli. Tolto Millsap, squadra e coaching staff sono alla prima esperienza ed è anche il primo viaggio ai playoff della gestione Tim Connelly, president of basketball operations che sostituì Masai Ujiri cinque anni fa.

Inoltre, togliendo l’ultimo scontro, quello di Pop espulso dopo 63 secondi, San Antonio è sempre riuscita a ingabbiare l’attacco di Denver, facendolo segnare tra i 6 e 10 punti per possessi in meno rispetto alla media (settimo con 112.9, per Cleaning the Glass), mentre i Nuggets non sono riusciti a fare la stessa cosa nell’altra metà campo. Certo, l’attacco peculiare degli Spurs, ultimo per % di triple tentate, ma primi nella realizzazione, si fonda sulle capacità di segnare e creare nel mid-range di Aldridge e DeRozan (entrambi 100esimi percentile per frequenza di tiro), che non hanno mai avuto grandissime serie in post-season. Proprio sulle difficoltà endemiche del duo texano Denver dovrà costruire la vittoria della serie, e sperare che Nikola Jokic e Jamal Murray si mantengano ai livelli raggiunti in stagione.

Jacob Poeltl

Jacob Poeltl ha avuto una stagione strana. Impatto iniziale disastroso, ora rischia addirittura di partire titolare nella serie, come è successo nelle ultime due sfide contro i Nuggets, quando gli è stata affidata la marcatura di Jokic. Annullare il serbo sembra impossibile, anche perché servirebbe massima attenzione da parte dei compagni nel chiudere sui tagli, ma chiudere il centro sul pick&roll tra lui e Murray dovrebbe essere imperativo per sperare di volgere a proprio favore la serie. Inoltre, permette a San Antonio di essere, allo stesso tempo, aggressiva a rimbalzo offensivo, dove è 95esimo percentile per %Off Reb, e diligente nel difendere la transizione, aspetto fondamentale vista la facilità con cui i Nuggets prendono e trovano triple in campo aperto.

 

Portland Trail Blazers (3) vs Oklahoma City Thunder (6)

Sarà una serie pazza quella tra gli Oklahoma City Thunder e i Portland Trail Blazers. Se seguissimo l’andamento degli scontri in stagione, il pronostico penderebbe dai Thunder grazie allo sweep ai danni dei rivali divisionali. Ma se dovessimo seguire l’andamento post All Star Break, il pronostico penderebbe verso i Blazers, che hanno avuto il secondo miglior attacco (dietro solo gli Houston Rockets, per Cleaning the Glass) e un record di 19-6. L’infortunio alla spalla di Paul George, riaggravatosi alla penultima stagionale, ha fatto precipitare OKC in classifica dal terzo posto al sesto e la difesa da quarta a undicesima assoluta (da 106.4 a 109.1).

La verità sta probabilmente nel mezzo, anche perché Portland ha perso Jusuf Nurkic, alla miglior stagione in carriera su entrambi i lati del campo, e McCollum è appena rientrato dallo stiramento al muscolo polipteo e forse non al meglio. La difesa dei Thunder è aggressiva e tende a forzare palle perse, il 16% dei possessi difensivi finiscono con una turnover forzata (secondi dietro Indiana), e cercherà di mettere pressione a Lillard e McCollum e a farsi battere dai compagni, che non sono dei gran tiratori. Al contrario invece, la difesa di Portland è molto più conservativa, ultimi per TO%, e ha perso Nurkic che faceva il vuoto a rimbalzo, 96esimo percentile.

Zach Collins

Il prodotto di Gonzaga ha meno talento puro, ma non è lontano da Nurkic per % di stoppate (2,3% per Collins contro il 2,6%, per Cleaning the Glass). L’impatto difensivo è comunque molto diverso, con il bosniaco – in più minuti e partendo da titolare – che abbassa le % avversarie vicino al ferro del 9.7%, mentre Collins – partendo dalla panchina – di appena il 6.9%. Inoltre, Collins ha un fisico troppo esile per contrastare Steven Adams. Ma la differenza potrebbe farla aprendo il campo con il tiro da fuori, unica arma che rimane a questi Blazers per ribaltare un matchup in una zona del campo che è a questo punto troppo sbilanciato. In pick&pop o anche solo aprendosi sul lato debole per lasciare spazio alle penetrazioni dei compagni potrebbero fare molto per i suoi compagni. Difficile che basti a passare il turno.

 

Houston Rockets (4) vs Utah Jazz (5)

Sfida già vista al secondo turno degli scorsi playoff, un secco 4 a 1 in favore dei texani. Si diceva all’inizio di quanto fosse improbabile questa combinazione di risultati, e i Jazz sono la squadra a pagare il prezzo maggiore. La sconfitta di un anno fa non è stata solo netta, ha anche evidenziato la mancaza di risposte a disposizione di coach Quin Snyder. Rudy Gobert ancora la miglior difesa della lega a 104.7 punti concessi per 100 possessi (per Cleaning the Glass), ma per quanto sia un perenne candidato al premio di Difensore dell’Anno, la sensazione è che sia possibile annullare il suo contributo difensivo con la giusta strategia. I Rockets si limitarono a dare il pallone a Chris Paul e lasciargli fare le sue magie dalla media – un’eresia per la religione dei MoreyBall, ma la sua eresia è anche il motivo per cui Houston ha fatto di tutto per portarlo in Texas.

I nuovi Rockets potrebbero avere qualche asso nella manica in più, risparmiando così a CP3 il superlavoro e preservandolo da eventuali infortuni. Peraltro, questo Paul invecchiato potrebbe non avere le gambe per un’altra prestazione da 40 punti in gara 5. Houston forse non è la corazzata della scorsa stagione, e i dubbi sulle reali possibilità contro avversari meno favorevoli sono legittimi, ma restano una superpotenza offensiva e James Harden un rebus irrisolvibile per qualsiasi difesa.

L’attacco dei Jazz

Utah è 14esima per punti realizzati per 100 possessi, e si troverà contro una delle migliori difese post All Star Game. L’anno scorso fu Trevor Ariza a occuparsi di Donovan Mitchell, tenendolo al 35% dal campo. L’assenza di Ariza potrebbe cambiare gli equilibri, così come la presenza di Kyle Korver, se Utah riuscirà a nasconderlo dall’altra parte del campo. Da non sottovalutare anche l’apporto di Gobert, incapace di creare qualcosa da solo ma basta alzare un pallone nella zona del ferro per trovare due punti facili. La chiave potrebbe essere Ricky Rubio: al momento è infortunato, se dovesse scendere in campo allora i Jazz avranno esattamente zero possibilità di vincere la serie. Senza lo spagnolo potremmo avere una serie lunga, 6 o 7 partite, ma i Rockets hanno comunque il vantaggio.

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