North Carolina si conferma bestia nera di Duke e spegne il sogno di un’ultima finale per coach K. Non basta la doppia doppia da 20-10 di Paolo Banchero contro i 28 punti di Caleb Love ancora decisivo, aiutato da Armando Bacot che però si infortuna negli ultimi minuti. In finale i Tar Heels affronteranno Kansas, che ha vinto senza soffrire troppo contro Villanova.
#1 Kansas – #2 Villanova 81-65
#8 North Carolina – #2 Duke 81-77
The road ends here
Ci possono essere milioni di modi diversi per chiudere una carriera lunga 47 anni passati sulle panchine dell’Ncaa e chissà se Mike Krzyzewski ha mai pensato che potesse finire così: la prima partita giocata al Torneo tra le due università più famose del college basket è l’ultima allenata da coach K e resterà per questo nella storia. Finisce contro North Carolina il sogno hollywoodiano, ma non solo, di Duke di chiudere la sua più importante pagina sportiva con un titolo e Paolo Banchero finisce la sua carriera collegiale con una partita da 20 punti e 10 rimbalzi che non basta per andare in finale.
Nell’incredibile incrocio di storie all’interno di questa partita, quella a lieto fine ha scritto il nome di Hubert Davis che, alla sua prima stagione da head coach, riporta i Tar Heels in finale grazie all’ennesima enorme prestazione di due giocatori: i 21 rimbalzi di Armando Bacot sono fondamentali tanto quanto i 22 punti di Caleb Love nel secondo tempo per i suoi 28 finali. E’ ancora una volta una sua tripla a segnare la partita, così come già successo contro UCLA, ed è lui il simbolo della rinascita di una squadra che era sprofondata all’inferno non più tardi di un mese e mezzo fa, quando la sconfitta in casa contro l’orrenda Pitt sembrava aver chiuso le chance di North Carolina di andare al Torneo.
E invece eccoli in finale dopo aver giocato una partita stupenda contro i rivali di sempre, i vicini di college a soli 10 chilometri di distanza che vedono ancora una volta rovinata la festa: dopo aver vinto l’ultima partita al Cameron Indoor di coach K, North Carolina batte ancora Duke su un campo che evidentemente più suo non può essere. Al Caesars Superdome di New Orleans, Dean Smith ha vinto due titoli grazie a un giovane freshman chiamato Michael Jordan nel 1982 e all’assurdo time out chiamato da Chris Webber nel 1993, e ora i Tar Heels ne possono vincere un terzo, anche se l’infortunio alla caviglia a 5′ dalla fine di Armando Bacot potrebbe fare tutta la differenza del mondo contro Kansas.
La partita è stata una battaglia dal primo all’ultimo minuto, intensa e ben giocata da due squadre piene di talento e anche di carattere. Nonostante i problemi di falli dei suoi lunghi, Duke ha dato la sensazione di poterla controllare all’inizio del secondo tempo, quando è andata sul +7, ma lì è iniziata la partita di Caleb Love, autore di 10 punti nel parziale di 13-0 che ha riportato avanti i Tar Heels. Paolo Banchero è stato ancora una volta il migliore dei suoi, sfruttando il suo fisico vicino al canestro e cercando sempre di fare la scelta giusta, ma è stato aiutato solo da Trevor Keels. AJ Griffin e Wendell Moore hanno chiuso con un orrendo 5/21 in coppia e Marc Williams ha avuto problemi di falli che lo hanno condizionato. E così la strada finisce in semifinale per Duke e finisce per sempre per coach K.
La vendetta è servita
La miglior partita dell’anno di David McCormack e la miglior partita del Torneo di Ochai Agbaji. A Kansas sono servite queste due prestazioni per battere una Villanova coriacea e mai doma, ma chiaramente orfana dei punti e della difesa di Justin Moore. Si è così compiuta la vendetta nei confronti dei Wildcats, che nel 2018 avevano eliminato proprio Kansas alla Final Four. A tratti la partita è sembrata la stessa, ma a parti invertite, con i Jayhawks a cui è entrato tutto e con Villanova sempre respinta a ogni assalto.
I Wildcats hanno il merito di averci creduto davvero. “Potevamo vincere”, hanno commentato a fine gara sia coach Jay Wright sia il leader del team Collin Gillespie. E quando a 5 minuti dalla fine il vantaggio di Kansas, che era arrivato anche a 19 punti, si è assottigliato a 6 (58-64) è sembrato che Villanova potesse fare l’impresa. Ma niente da fare.
I Jayhawks hanno giocato una partita solidissima sui due lati del campo, aiutati da percentuali dall’arco non abituali (13/24 e 54.2% per una squadra che in stagione era al 36%) e da un McCormack extra lusso. Il centro di Kansas ha disputato una gara quasi perfetta: 25 punti con 10/12 dal campo e 9 rimbalzi, mentre Agbaji ha segnato le prime 6 triple tentate (21 punti per lui alla fine). Non è nemmeno servito il Remy Martin degli ultimi match perché Jalen Wilson e Dajuan Harris hanno portato punti, rimbalzi e difesa con costanza.
Villanova ha pagato la serata no di Jermaine Samuels (solo 9 punti e 3 palle perse) che era stato il trascinatore dei Wildcats al Torneo. Non è bastato l’exploit di Brandon Slater (16 punti) da affiancare alla solita prova di sostanza di Gillespie (il migliore dei suoi alla fine). Troppo quadrata Kansas che nei momenti chiave ha sempre trovato giocate importanti per tarpare le ali alla rimonta di Villanova.