É da almeno tre settimane che ci si chiede “cosa è successo a Paolo Banchero?”. Per tutto febbraio la stella di Duke ha dato la sensazione di non vivere un momento di forma brillante. Il calo c’è stato, le pause all’interno della partita sono diventate consuete e il risultato si vede anche nei Mock Draft, visto che Jabari Smith ormai sembra essere certo della prima scelta, anche per una questione di ruolo. Abbiamo analizzato l’andamento della sua stagione, paragonandolo anche a quello di ex stelle di Duke ora in Nba.
Lungo o esterno?
Nelle ultime settimane Banchero ha continuato a mettere su cifre di livello – 15.6 punti di media in otto partite – sporcando però le sue percentuali al tiro (sceso da 48% a 35%) e abbassando sempre di più il suo impatto sulla partita e il peso dei suoi punti. Anche nei momenti più brillanti della sua stagione, l’italo-americano non è mai stato uno scorer efficiente per via della volontà di prendersi molti jumper dalla media (il 34% dei suoi tiri). Ma le sue partite migliori, Gonzaga e Kentucky su tutte, sono state quelle in cui riusciva ad arrivare al ferro con continuità e con diverse soluzioni che nell’ultimo mese sembrano essere scomparse.
Incastrato tra la possibilità essere un lungo dominante a livello Ncaa e la volontà di costruire un gioco perimetrale di successo da mostrare agli scout NBA, l’italo-americano sembra aver smarrito la lucidità nella selezione di tiro. Banchero è tendenzialmente un giocatore di uno-contro-uno e il lato negativo di ciò è che, quando il tiro non entra, ha poche soluzioni per avere un impatto sulla partita. Il suo playmaking deriva dall’attenzione generata dalle sue capacità di scorer, in difesa sembra non impegnarsi più di tanto e tende quindi ad isolarsi completamente dal gioco.
L’ultima partita contro North Carolina è sembrata l’epitome di questo suo atteggiamento: nel primo tempo abbiamo visto un Banchero come quello d’inizio stagione. Grande palcoscenico – rivalry game e ultima partita di Coach K al Cameron – molta responsabilità, poca efficienza ma tanti punti che hanno galvanizzato i Cameron Crazies. Quando decide di puntare il canestro e di non accontentarsi del jumper dalla media è un giocatore devastante anche perché è spesso accoppiato con delle ali meno potenti o meno veloci di lui.
Ma non gioca sempre così. Nello stesso primo tempo contro i Tar Heels ha spesso ricorso, con pessimi risultati, ad arresto-e-tiro presi in fretta o contestati. La preparazione del suo tiro è quasi sempre ottima, sa creare benissimo separazione con finte e step back, ma la sua meccanica è molto rivedibile e spesso fuori equilibrio. Inoltre, più il cronometro della partita si avvicina allo zero, più le difese si chiudono e più Banchero s’incaponisce col jumper. Dopo i primi mesi di gioco, le squadre l’hanno capito e hanno iniziato a sfidarlo sempre di più al tiro. E i risultati si stanno vedendo.
Banchero nella Brotherood
Dopo il titolo del 2015, Coach K e il suo staff hanno reclutato diversi realizzatori nella posizione di ala che sono rimasti un anno a Duke prima di andare a dominare in NBA. Brandon Ingram, Jayson Tatum, RJ Barrett e Zion Williamson fanno parte di quella Brotherood che ha reso onore al proprio coach sabato scorso alla sua ultima partita. Ma i quattro sopracitati sono anche un ottimo strumento per valutare l’andamento della stagione dell’italo-americano. Sono tutti stati scelti in Top 5 dopo stagioni di Duke anche meno esaltanti rispetto a quella vissuta da Paolo Banchero.
PTS per partita | PTS su 40 min | Reb per partita | Ast% | % tiri presi al ferro | % tiri presi dalla media | % triple prese | eFG% | USG% | |
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Brandon Ingram (2015-16) | 17.3 | 20.0 | 6.8 | 11.4% | 24.6% | 35.1% | 40.3% | 52.5% | 25.5 |
Jayson Tatum (2016-17) | 16.8 | 20.2 | 7.3 | 12.4% | 33.2% | 34.8% | 32.1% | 50.7% | 26.2 |
RJ Barrett (2018-19) | 22.6 | 25.7 | 7.6 | 23.5% | 38.5% | 27.8% | 33.8% | 50.6% | 32.2 |
Zion Williamson (2018-19) | 22.6 | 30.1 | 8.9 | 14.9% | 72.0% | 11.7% | 16.3% | 70.8% | 28.6 |
Paolo Banchero (21-22 | 17.1 | 21.4 | 7.7 | 17.5% | 40.5% | 34.2% | 25.3% | 50.5% | 28.7 |
Tolto Zion che ha un fisico unico nel suo genere col quale dominava al ferro, si nota come Banchero sia perfettamente in linea con le statistiche offensive di tutte le altre stelle di Duke che viaggiano a 20 punti di media al piano di sopra. É in linea con la loro efficienza al tiro e con la quantità di possessi a loro affidati. Anzi, a questo punto del suo sviluppo riesce a coinvolgere maggiormente i compagni rispetto a due che ora giocano da esterni in Nba come Ingram e Tatum.
Visto il calo di lucidità dell’ultimo mese e l’incognita della gestione dell’energie avuta per tutta la stagione, crediamo che in questa stagione abbiamo visto solamente la superficie del potenziale di Banchero. Alla luce di questi numeri non sembra poi così impensabile un suo sviluppo da esterno al piano di sopra. Lavorando sul tiro da tre (33%, stessa percentuale di Tatum nel suo anno a Duke) e su una selezione di tiro più incentrata sulla penetrazione al ferro, l’italo-americano può essere uno scorer di livello anche in ottica Nba. Magari Jabari Smith o Chet Holmgren offrono prospettive più intriganti, ma non c’è bisogno di preoccuparsi sul futuro di Paolo Banchero.