Non ci sono dubbi, Paolo Banchero è stato il freshman migliore del Torneo, nonché l’unica potenziale scelta n.1 al draft ad aver confermato di valere quella posizione. Nella corsa di Duke verso le Final Four, tanto è passato dalla forma ritrovata dell’italo-americano che si è scrollato di dosso dubbi e critiche, ha snellito il suo gioco dalle tante pause di riflessione e i risultati si sono visti. É tornato quel giocatore dominante di inizio stagione pronto non solo per il draft ma anche a vincere la March Madness. Cos’è successo quindi a Paolo Banchero? Sono svanite quelle preoccupazioni che avevamo alla vigilia del torneo?
Un nuovo Banchero
Al termine della partita contro Texas Tech, Coach K ha dichiarato che Paolo Banchero sta giocando il suo miglior basket in questo torneo, nonostante ci sia ancora molto potenziale da esplorare in lui. In realtà Banchero non è sbocciato al torneo, ma con l’odore della primavera, manco fosse Tom Izzo. Da marzo, il freshman di Duke ha innalzato le sue cifre: da 14 a 18.5 punti di media, tenendo conto anche del finale di stagione in ACC. Alla March Madness, però, alle cifre ha accompagnato anche un cambiamento nel suo gioco che si è notato a poco a poco nel corso dell’avanzare del torneo. Il primo possesso della gara d’esordio contro Cal State Fullerton è già indicativo: invece di prendere e sparare subito dall’arco, si ferma, pensa e trova la soluzione migliore, cioè un buon passaggio nel cuore dell’area che porta poi a un canestro facile.
Riceve molto spesso fuori dalla linea da 3 punti e il suo primo istinto è tirare. Lo abbiamo visto innumerevoli volte fermare il flow dell’attacco per prendere un tiro dalla media, ma lo abbiamo visto poche volte cambiare idea e leggere una difesa con questa rapidità. Paolo Banchero è sempre stato un giocatore a cui non piace accentrare il gioco su di sè, anche a costo di scomparire dalla partita, ma l’ha sempre fatto fermando il pallone e il ritmo dell’attacco. Il nuovo Banchero non è così: scelte rapide, tanto movimento senza palla anche da bloccante, attacchi a difesa mossa e triple catch&shoot.
In questo torneo Banchero sta tirando con il 53% da tre (8/15), in aperto contrasto con il 32% visto in stagione. Cambiamenti nella meccanica? No, solamente ha iniziato a prendere triple in ritmo senza finte o esitazioni inutili. Duke non ha mai brillato per un playbook complesso e variegato, ma l’accoppiata Coach K-Jon Scheyer ha anche tirato fuori uno schema a triplice minaccia che mette Banchero nei panni del bloccante per poi farlo esplodere a canestro senza la necessità di palleggiare e costruirsi il tiro da sé.
Questi canestri, così come le triple aperte, aiutano il freshman a trovare punti senza spendere tutta l’energia richiesta per attaccare sempre in 1vs1 con l’attacco fermo. Per un giocatore che ha avuto problemi di crampi ad inizio stagione e, probabilmente, di stamina durante, avere dei punti “sicuri” da trovare senza sforzo potrebbe essere la chiave. L’inserimento di un playmaker come Jeremy Roach ha aiutato molto ad equilibrare l’attacco e a muovere le difese avversarie e Paolo Banchero in spazi più ampi banchetta anche come assist-man, trovando tracce clamorose come visto contro Michigan State.
Decisivo come pochi
In una March Madness senza buzzer beater, per ora, e con pochi finali palpitanti, Duke si è dovuta sudare praticamente ogni singola partita e n’è uscita grazie al talento del suo No.5. “Amo fare lo step up quando c’è bisogno. In gare come questa voglio uscire fuori, imprimere il mio marchio e vincere la partita” ha dichiarato Banchero alla vigilia dell’Elite Eight contro Arkansas. Per farlo, ha avuto bisogno di inserire questi miglioramenti, visibili per tutta la partita, all’arsenale che abbiamo imparato a conoscere per tutto l’anno, aumentandone l’efficacia. Ogni qualvolta che Duke è stata in difficoltà, ci ha pensato lui a togliere le castagne dal fuoco andando spalle a canestro o con invenzioni estemporanee dal palleggio.
Sono 18.5 i punti di media, 7 i rimbalzi, quasi 4 gli assist in un Torneo giocato da vero protagonista. Michigan State e Texas Tech sono stati due avversari tosti e complicati per Duke, che si è trovata sotto nel punteggio a pochi minuti dalla fine in entrambe le partite. E in entrambe, Banchero ha fatto solo giocate giuste e decisive, penetrando o tirando da fuori, in difesa così come in attacco.
Se nel corso della partita, Banchero può permettersi di incidere senza stancarsi troppo grazie al suo nuovo gioco, nei possessi decisivi può ritornare alle origini: in pochi in Division I hanno il fisico e la velocità per reggere uno come lui e per questo, nei momenti di difficoltà, Coach K gli ha detto di andare spalle a canestro a trovare punti facili. In questo modo Banchero ha risolto la mancanza di lucidità nei finali di partita che avevamo notato per tutta la stagione e che è costata a Duke qualche partita di troppo.
Banchero, così come tutta Duke, è in cerca di vendetta per quella clamorosa sconfitta subita all’ultima partita di Coach K al Cameron Indoor Stadium contro North Carolina. La March Madness gli ha riservato l’occasione speciale per rendere quella sconfitta il classico inciampo nel secondo atto che serve al protagonista per riscattarsi nel finale. La storia di Coach K a Duke finirà questo weekend, con o senza titolo, con o senza vendetta. Quella di Paolo Banchero, invece, è appena iniziata e potrebbe avere il primo momento di gloria. North Carolina è avvisata. C’è un nuovo Banchero in città.