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Pettiford, Demin e gli altri: le pagelle dei freshman

Autore: Stefano Fontana
Data: 15 Nov, 2024

Dall’elettricità di John Mobley Jr. alla personalità di Tahaad Pettiford ed Egor Demin: continua la nostra rassegna dei freshman da seguire in questo inizio di stagione.

 

Ian Jackson (North Carolina), voto 6.5

La giocata con cui si è presentato sui parquet NCAA è una tripla dall’angolo di pura personalità. Poi però nella vittoria di UNC contro Elon si è inceppato (2/7 dal campo in 10 minuti), facendo un po’ la figura del pesce fuor d’acqua. Molto meglio, invece, nella prima grande sfida della sua carriera, contro Kansas: 10 punti con 4/5 dal campo e un paio di giocate di talento purissimo nel primo tempo. La sensazione è che abbia le qualità per imporsi, una volta capito come gira il vento.

Tahaad Pettiford (Auburn), voto 8

Forse era prevedibile, ma coach Bruce Pearl gli ha dato le chiavi dell’attacco dal giorno zero, e dopo un piccolo ambientamento (0 punti nella passeggiata di esordio contro Vermont) lui ha risposto presente ad altissima voce. Nel big match contro Houston ha messo a referto 21 punti, andandosi a prendere la palla con personalità, mettendo in ritmo i compagni e segnando tiri ad alto coefficiente di difficoltà anche in momenti cruciali. Se dovesse riuscire ad alzare sempre così i giri del motore quando la palla scotta, Auburn potrebbe sognare in grande.

John Mobley Jr. (Ohio State), voto 7.5

Altro grandissimo esordio: c’è la sua firma sia sull’upset ai danni di Texas che sulla larga vittoria contro Youngstown. Ha già messo a segno 30 punti in 36 minuti complessivi in campo, tirando 15 volte: appena gli arriva la palla, la sua unica idea è quella di sparare una tripla o provare a sfondare in penetrazione. Sicuramente va sgrezzato, ma l’elettricità che trasmette quando scende in campo è già ammirevole.

 

Will Riley (Illinois), voto 6.5

In questo caso invece il punto di forza sembra proprio il rapido inserimento nei meccanismi di squadra; non a caso coach Underwood gli sta già regalando tanti minuti sul parquet (quasi 26 di media). Nella larghissima vittoria contro Eastern Illinois ha messo a referto 31 punti con percentuali fantascientifiche (77% al tiro), che però si sono fortemente ridimensionate nelle due uscite successive. La connessione coi compagni è già ottima, ha grandi margini di crescita e un’ala con le sue caratteristiche potrebbe metterci poco a diventare un fattore in entrambe le metà campo.

Robert Wright III (Baylor), voto 7

Pronti, via: nonostante, a turno, dividesse il campo con due senior come Nunn e Roach, è stato lui il fulcro del gioco di Baylor fin dalla prima sfida contro Gonzaga. Sembra un floor general fatto e finito, destinato a caricarsi la squadra sulle spalle, sfruttando il suo grande arsenale tecnico per creare occasioni per sé e per i compagni. Ovviamente, un numero così alto di possessi gestiti ha messo in luce anche qualche lacuna soprattutto nelle decisioni, ma è ragionevole pensare che i problemi si ridurranno all’aumentare del tempo speso in campo. Nel frattempo, doppia cifra di punti segnati in tutte le prime tre partite.

 

Jayden Quaintance (Arizona State), voto 6

Tra quelli di questa lista è forse quello che sta faticando un pelo di più, anche se ha già fatto sentire il suo peso in area con 12 stoppate in tre uscite. Nella vittoria contro Santa Clara ha anche messo a referto ben 13 rimbalzi, ma in stagione sono 15 in tre partite, e anche l’attacco funziona a intermittenza. Va anche detto che per uno come lui, che dovrebbe guadagnarsi la pagnotta a suon di spallate in area, l’impatto con il college basket e con le sue vecchie volpi è senz’altro più difficile. Per ora promosso, ma con diverse riserve.

Egor Demin (BYU), voto 7.5

In questo caso la tara va fatta forse sul livello non eccelso degli avversari (Central Arkansas, UC Riverside e Queens), ma vedere una guardia di oltre due metri in grado di giocare con questa naturalezza e riempire tutte le caselle statistiche fa sempre un certo effetto: 17.3 punti, 4.0 rimbalzi, 7.7 assist e 2.0 rubate a partita le sue medie. Nel russo BYU sembra aver trovato una piccola perla: vede il gioco come un play esperto, non ha paura nel rischiare il passaggio né nel prendersi la responsabilità di un tiro, senza contare che si ritrova quasi sempre in mismatch con i pari-ruolo. Sicuramente andrà valutato in partite più probanti, ma non fatelo uscire dai vostri radar per nessun motivo.

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