Chi sale
Ja Morant (23.1 PPG, 6.3 RPG, 10.7 APG)
Morant è il giocatore che sta sorprendendo di più nell’intera Ncaa. La sua produzione ogni partita in termini di punti e di assist è incredibile, come dimostra la doppia doppia di media. La conference non è sicuramente dello stesso livello di una major, ma il dominio che sta instaurando a Murray State l’atletica point guard ha pochi precedenti. Trova i compagni con una facilità imbarazzante, e l’atletismo maggiore di tutti i suoi pariruolo lo rende una minaccia primaria. L’unico neo della sua carriera collegiale sono le palle perse, oltre 5 a partita.
Zion Williamson (21.2 PPG, 9.4 RPG, 2.3 APG)
Due partite da 30 punti e 10 rimbalzi nelle ultime tre, si sta prendendo Duke con prepotenza. Non brilla contro Florida State, ma contro Syracuse, senza Reddish e Tre Jones, mette a segno 35 punti, 10 rimbalzi e 4 stoppate. Le sue quotazioni sono altissime, così come l’hype, le prestazioni stanno solo confermando le sue qualità da prospetto NBA di altissimo livello. Il 3/4 da tre punti contro Wake Forest fa ben sperare tutti i suoi tifosi.
Rui Hachimura (20.8 PPG, 6.0 RPG, 1.7 APG)
Dopo le due sconfitte consecutive contro North Carolina e Tennessee, Gonzaga non ha più perso. Sette vittorie di fila in cui Hachimura ha letteralmente dominato. Sempre in doppia cifra con i punti, il suo apporto va ben al di là del segnare canestri con continuità. Rimbalzi, blocchi, stoppate e tanta difesa lo rendono temibile su entrambi i lati del campo. L’ala sta tirando benissimo i tiri liberi, oltre a mantenere percentuali interessanti da tre punti. Piano piano sta diventando una sicura scelta Top 10 al Draft NBA.
Romeo Langford (18.8 PPG, 5.5 RPG, 2.5 APG)
Dopo un ottimo inizio di stagione, gennaio nella Big Ten è stato difficilissimo per gli Hoosiers. Sconfitte con Maryland, Nebraska e Michigan pesano tantissimo sul record della squadra. Langford sembra l’unico ad avere ultimamente alzato l’asticella. Leading scorer di Indiana nella maggior parte delle partite, sta mostrando dei miglioramenti anche difensivi. Resta un problema la capacità di coinvolgere i compagni attivamente, creando tiri per loro. In ogni caso il suo ultimo periodo è degno di nota.
Chi scende
Keldon Johnson (14.6 PPG, 5.2 RPG, 1.7 APG)
Dopo un ottimo periodo prenatalizio, si è un po’ calmato, facendo registrare alcune brutte prestazioni nelle ultime settimane. Contro Georgia, in 27 minuti, 0 punti con 0/6 dal campo, mentre con Texas A&M arriva uno 0/4 da tre punti. Non è ancora un ball-handler esperto, quindi in attacco tante volte si trova lontano dalla palla e non riesce a trovare il modo di incidere. Hagans e Quickley hanno il pallone in mano, Herro e Travis sono le opzioni più cercate, mentre Johnson occupa gli spazi lasciati liberi dagli altri. Lo fa benissimo, ma sarebbe bello vederlo un po’ più protagonista.
Nassir Little (9.8 PPG, 4.4 APG, 0.8 RPG)
Continua a non convincere il ragazzo prodigio. In uscita dalla panchina i risultati sono scarsi. Le sue doti atletiche clamorose fanno effetto, ma poco tiro e non sapere dove stare in campo gli impediscono di impattare sulle partite. A rimbalzo dà una forte mano a Maye e Brooks, ma in attacco sembra un cervo in tangenziale, fuori controllo come pochi.
Quentin Grimes (8.7 PPG, 2.6 RPG, 1.8 APG)
Dopo due buone prestazioni contro Oklahoma e Iowa State, rispettivamente 14 e 19 punti, è tornato alle difficoltà di inizio stagione. L’infortunio di Azubuike e l’ineleggibilità temporanea di De Sousa costringono Bill Self a giocare una grande quantità di minuti con Marcus Garrett nel quintetto piccolo. E lui, che già non riesce a trovare fiducia con il pallone fra le mani, dovrà adattarsi e trovare la propria dimensione lontano dalla palla con Lagerald Vick in campo per così tanto tempo.
Stabili
Cameron Reddish (13.3 PPG, 2.9 RPG, 1.7 APG)
In mezzo a un periodo difficile, è arrivato contro Florida State il buzzer beater da tre punti per la vittoria allo scadere. Una scossa emotiva è quello che gli serviva, dopo che contro Clemson, Texas Tech e Wake Forest erano arrivate infatti una serie di partite anonime del numero 2. L’atteggiamento pessimo, nonostante la fiducia dei compagni, non lo aiutava a trovare la sua dimensione. Quando non gli entrano i tiri, tutto il suo gioco ne risente parecchio, forse troppo.
RJ Barrett (23.4 PPG, 6.9 RPG, 4.1 APG)
Per quanto sia un giocatore che, per ora, non eccelle in difesa, è il più costante di Duke. Evitare partite da 4 su 17 al tiro da tre punti, come successo contro Syracuse, è il prossimo step. In ogni momento, anche di difficoltà, riesce sempre a trovare un modo per segnare e fermare i parziali avversari. Quando va a sinistra è inarrestabile, quando lo aspetti a sinistra e va a destra, non lo puoi fermare. Buona fortuna.
Charles Bassey (14.7 PPG, 8.9 RPG, 0.9 APG)
Western Kentucky non è esattamente il college di primo livello in cui ti aspetti di trovare un giocatore dal potenziale di Bassey, ma il lungo nigeriano ha trovato il modo di farsi notare a suon di punti e rimbalzi. La vittoria contro Wisconsin è importantissima, e Bassey chiude con 19 punti, tanti per un come lui. L’atletismo è incredibile, ma lavorare al tiro e sui turnover è fondamentale per guadagnarsi una scelta in lotteria.