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Da Alonso a Vila, la Spagna che comanda

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 18 Gen, 2019

Volgendo lo sguardo ai giocatori europei in Division I,  si possono notare alcuni temi propri per ciascuna nazionalità. Per esempio, i serbi hanno sempre molti giocatori interessanti fra le proprie fila; gli italiani migliorano di anno in anno; i francesi hanno tanto talento che presumibilmente si svilupperà sul lungo periodo. Poi ci sono gli spagnoli, ovvero quelli che molto probabilmente stanno avendo la miglior stagione, nel complesso. Questo è il motivo per il quale volevamo farci raccontare qualcosa da qualcuno che li segue regolarmente e che li conosceva già da prima che si trasferissero negli Stati Uniti. Ecco la nostra chiacchierata con Gonzalo Bedia Diaz, viceallenatore a Saint Louis College of Pharmacy (NAIA) e analista di Basketball Player Media.

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Riccardo De Angelis – C’è molto di cui essere entusiasti se sei uno spagnolo appassionato di college basket, visto che ci sono quattro giocatori con ruoli importanti nelle rispettive squadre, tra cui Iván Aurrecoechea, lungo di New Mexico State (11.1 punti e 5.8 rimbalzi di media). La settimana scorsa ha fornito una grande prestazione contro GCU (20 punti e 11 rimbalzi), una partita che era assolutamente da non perdere per lo scontro europeo con Alessandro Lever. A questo punto, Aurrecoechea non mi sorprende più, visto il numero di buone partite giocate fin qui, fra cui quella con Kansas (14 punti e 6 assist in una sconfitta di misura). Insomma, ora mi aspetto che abbia un certo impatto ogni volta. È il tipo di underdog che si ama per forza: come prospetto è decisamente anziano per essere un junior (23 anni compiuti a novembre), non è molto grosso per il suo ruolo né versatile in attacco ma ha un gioco in post basso davvero molto solido, gioca duro ed è estremamente sveglio, persino imprevedibile a tratti.

Gonzalo Bedia Diaz – Ed è anche un bravo passatore. Ha un’intesa davvero buona con gli altri giocatori di post. L’energia che mette in campo, il modo in cui lotta su ogni pallone, gli daranno credibilità quando giocherà da professionista. So che dovrebbe essere più versatile in attacco o perlomeno sviluppare un tiro dalla media ma ha ancora tempo per farlo. È una delle cose sulle quali si concentrerà quest’estate. Sono strafelice per lui, non mi aspettavo certe prestazioni in questa stagione. Giocava in un JUCO piuttosto buono, Indian Hills, insieme a un altro spagnolo, Javier Valeiras. Lui era quello più bravo ma Valeiras aveva fatto comunque una stagione abbastanza buona. La cosa buffa è che Aurrecoechea è finito in D-I mentre Valeiras è in D-II e non gioca nemmeno. Bisogna riconoscere a Iván che sta dimostrando di poter dare molto alla squadra ma a volte le cose dipendono anche dalla squadra in cui vai a finire. È chiaro che Chris Jans crede in lui. E lo capisco: è il tipo di giocatore che ogni coach vorrebbe avere in squadra.

 

R – Al di là della gran stagione che Aurrecoechea sta facendo, Francis Alonso di UNC Greensboro è sempre lo spagnolo più importante, secondo me. Un giocatore da All-Conference nella SoCon e protagonista anche di un tira e molla a distanza fra lui e Akwasi Yeboah, britannico di Stony Brook, come top scorer europeo in D-I (ora Alonso è a quota 17.8 punti di media e Yeboah è a 17.9). È conosciuto soprattutto per essere un gran tiratore (37.6% da tre, sempre intorno o sopra il 40 nelle tre stagioni precedenti) e ho l’impressione che non gli si dia abbastanza credito per gli altri aspetti del suo gioco: tu come lo descriveresti, nel complesso?

G – Direi che la sicurezza nei propri mezzi sia la sua qualità più evidente. È intelligente e sa fare molte cose: è un passatore molto buono e sa leggere le situazioni piuttosto bene lontano dalla palla. Se raddoppiato, sa trovare l’uomo libero. Il suo raggio d’azione è ampio: ha tiro dalla media e sa attaccare il canestro. La difesa era la sua debolezza maggiore e direi che è migliorato molto da quando è negli Stati Uniti. Voglio dire, non è che sia il miglior difensore della sua squadra ma adesso è piuttosto affidabile. Mi fa pensare a Juan Carlos Navarro, che è sempre stato uno scorer ma che, col tempo, è diventato un difensore accettabile semplicemente usando la propria intelligenza.

R – Il modo in cui descrivi il percorso di Alonso mi ricorda molto quel che sta accadendo ora con Davide Moretti. Una combo guard di piccola taglia, la difesa era sempre stata una sua debolezza ma è migliorato molto a Texas Tech. Non un mastino ma qualcuno che sa giocare all’interno di un certo sistema.

G – Nella NCAA non importa quanto segni, se non difendi, non giochi. È una pallacanestro più fisica e più veloce. Ti devi adattare: Alonso l’ha fatto e se la sta cavando bene.

 

R – A proposito di spagnoli nella SoCon, mi sono davvero goduto il derby fra Ramon Vila e Rubén Guerrero in Chattanooga-Samford. Era divertente vederli marcarsi l’uno contro l’altro. Hanno giocato entrambi bene, specialmente Vila. Guerrero è un lungo valido, mi piace il modo in cui è a proprio agio nell’usare entrambe le mani in post basso. Però stavolta in difesa Vila rappresentava un accoppiamento difficile per lui. È più piccolo ma anche tosto e sveglio, inoltre ha un jumper dalla media che non era molto facile da difendere per un 2.13 come Guerrero.

G – Sì, sono due giocatori assolutamente diversi. Rubén [14.8 punti e 8.2 rimbalzi di media, ndr] quest’anno è un giocatore molto differente rispetto a quello visto a South Florida. Ha più minuti, più fiducia da parte del suo coach ed è migliorato molto fisicamente. Ha messo su parecchi muscoli e questa era proprio una delle cose con le quali ha faticato di più all’inizio negli USA. Era magrissimo, sebbene molto atletico. Aiuta molto la squadra in quanto a rimbalzi e corre abbastanza bene il campo per essere un 2.13.

 

Dall’altro lato, abbiamo un giocatore più intelligente come Vila [11.5 punti e 4.9 rimbalzi di media, ndr]. Essendo alto 2.03, non giocherebbe nemmeno se non fosse per il suo QI cestistico alto. Mi piaceva già quando era in Spagna e faceva esperienza giocando contro gli adulti nella seconda squadra del Barcelona. Quella fu una cosa buona per lui. Rubén, invece, è andato negli States quand’era un po’ più giovane, giocando a Sunrise Christian, e non ha fatto quel tipo di esperienza. Come hai detto tu, Ramon ha un raggio d’azione più ampio. Potrebbe tirare anche da tre solo che a Chattanooga non glielo permettono perché preferiscono che rimanga vicino al canestro.

R – Infatti ha tirato la sua prima e unica tripla della stagione proprio in quella partita.

G – Ma ti assicuro che può metterli quei tiri. In futuro, quando tornerà in Europa, potrà essere un giocatore più versatile di quanto non appaia ora. Forse in una high-major la sua posizione in campo non sarebbe così ristretta come a Chattanooga. Mi fa tanto piacere che stia andando bene ora dopo aver fatto molta fatica quand’era ad Arizona State.

R – Già, si vede che ha fame, come se avesse qualcosa da dimostrare. Come dicevi, è un giocatore intelligente ed è anche infaticabile, non si prende pause. Non è così comune un giocatore così aggressivo e che allo stesso commette così pochi errori.

G – È come se avesse bisogno di mostrare alla sua vecchia squadra che cosa si sono persi.

 

R – Parlando invece di un giocatore con meno esperienza, Javier Langarica ha fatto fatica nella prima parte di stagione con George Washington, poi ha avuto una prestazione monstre contro American (15 punti, 12 rimbalzi, 5 stoppate) ed una buona con Dayton. È un sophomore e mi sembra un giocatore che non possa essere davvero continuo al momento. Tu cosa ti aspetti da lui in questa seconda metà di stagione?

G – Langarica si sta ancora adattando. Giocava da ala piccola in Spagna ma, essendo alto 2.06, lo impiegano da ala grande da quando è negli USA. Il problema principale per lui era quello di mettere su peso. Era davvero magro, con un corpo longilineo e braccia lunghe. Non l’ho visto molto l’anno scorso e quasi non lo riconoscevo quando lo stavo guardando per la prima volta quest’anno: quando il telecronista ha detto il suo nome, la mia reazione è stata tipo “QUELLO lì è Javier?!”. È diventato il doppio rispetto a un paio di anni fa. Credo che si stia adattando alla posizione e al sistema di gioco, giocando più vicino al ferro. Sta diventando sempre più forte fisicamente e sta imparando come difendere sui lunghi. È ancora giovane, non mi aspetterei molta continuità da parte sua adesso ma sento che diventerà piuttosto buono in futuro.

 

R – Poi c’è chi, invece, non è riuscito a compiere miglioramenti e che sembra proprio bloccato: parlo di Jaume Sorolla di Valparaiso. Ora è un junior e i suoi numeri in sostanza non sono mai cambiati fino a questo momento (3.9 punti e 3.2 rimbalzi in 15.7 minuti).

G – Fra tutti i giocatori spagnoli, lui forse è quello nel quale riponevo più speranze. Direi pure che aveva fatto meglio l’anno scorso di quanto non stia facendo ora. Quando gli avevo parlato l’anno scorso, era molto contento del coach e dello staff, si sentiva molto a suo agio con loro, il che è molto importante per i giocatori stranieri. Mi aspettavo molto di più da parte sua quest’anno. Non so, quando lo vedo giocare ho l’impressione che abbia ansia di dimostrare ciò di cui è capace, ma gli si ritorce contro. Commette falli stupidi, di quelli che fanno uscire matti gli allenatori. Ha un’apertura di braccia enorme e mi pare che non ne approfitti abbastanza.

R – Per concludere, ti faccio una domanda con lo sguardo rivolto al futuro: secondo te, fra i ragazzi di cui abbiamo parlato finora, quali sono quelli con maggiori possibilità di avere una carriera professionistica di alto livello?

G – È complicato. Per esempio, c’è meno domanda per le guardie che non per i lunghi. Io vedo sia Rubén Guerrero che Francis Alonso come giocatori da ACB. Non so se Rubén avrà una carriera migliore magari perché avrà più possibilità di mettere in mostra ciò che sa fare. Se mi chiedi cosa mi piacerebbe, andrei con Alonso. A dirla tutta, penso che possa essere la SG della nazionale, così come Guerrero potrebbe esserne il centro con Sebas Sáiz [ex Ole Miss, ndr] accanto a lui a giocare da PF. Parlo del futuro, fra cinque anni o qualcosa del genere. Questi sono i due che credo possano fare una carriera di livello alto.

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