“Getting 10 players is one of the more difficult things I’ve ever seen”. È iniziata così l’avventura di Rick Pitino sulla panchina di St. John’s e sappiamo già com’è finita, ossia con i Red Storm che hanno già completato il roster, riuscendo a trovare quei 10 giocatori mancanti, e assemblando una squadra che tutti (chi dice il contrario, mente) aspettano con ansia di veder scendere in campo nella Big East.
Rick Pitino è stato nominato coach della St. John’s University da una manciata di settimane e l’atmosfera intorno allo storico college del Queens è già cambiata. Certo, siamo lontani dalle prime partite e non è detto che la prima stagione dei Johnnies sarà facile, ma di sicuro un primo risultato l’università l’ha raggiunto: adesso si parla di lei. I riflettori sono puntati. E in panchina c’è un allenatore che sotto i riflettori sta perfettamente a suo agio.
Un esempio concreto? Pochi giorni fa Forbes ha raccontato la storia del miliardario Mike Repole, ex alunno di St. John’s, che si era allontanato anni fa dalla sua alma mater in polemica, sostenendo che meritasse un coach di livello nazionale. A marzo Repole si è incontrato con Pitino e oggi è tornato a essere il principale booster della società, con un ruolo anche nei recenti reclutamenti.
Un’altra March Madness
Riavvolgendo il nastro, tutto è iniziato a marzo, che è stato “folle” grazie al Torneo, ma anche perché St. John’s ha deciso che era ora di uscire dall’anonimato degli ultimi anni e tornare ai fasti del passato, quando in panchina sedeva il mitico Lou Carnesecca. Ecco, piccola parentesi su Carnesecca, sotto la sua guida il college non ha mai vinto il Torneo, ma la squadra è stata stabilmente ai piani alti della Ncaa, arrivando alla Final Four nel 1985 con Mark Jackson e Chris Mullin in squadra. Erano anni in cui i talenti di New York ambivano a giocare per St. John’s e in cui la città nel weekend si mobilitava per vedere i Red Storm in azione.
Quei tempi sono pian piano passati. Il college ha provato a scommettere su Chris Mullin in panchina (il ritorno del figliol prodigo) e poi su Mike Anderson (da Arkansas) ma i risultati non sono arrivati. Nonostante questo il feeling della città col basket è rimasto alto. Forse perché a New York ci sono i campetti più famosi e iconici del mondo, ma di sicuro i fan della St. John’s University vanno ben al di là dei ragazzi dell’università. Alle loro partite ci sono schiere di anziani con la maglia della squadra che cantano dall’inizio alla fine della gara.
Serviva qualcuno capace d’incarnare un po’ lo spirito dei lottatori un po’ quello dei sopravvissuti. Qualcuno che rappresentasse lo spirito di New York, con il carisma che serve nei reclutamenti ma anche con la conoscenza del basket per portare risultati. Un profilo che calza a pennello per coach Rick Pitino, che si stava ricostruendo una carriera in un altro college newyorkese, ma più piccolo e con molta meno fama, ossia Iona.
In breve Pitino ha vinto il titolo nel 2013 con Louisville, poi l’università del Kentucky è piombata in una serie di scandali legati ai reclutamenti irregolari. Pitino è stato licenziato, poi il suo caso è stato archiviato, ma ormai era finito ad allenare in Europa. Richiamato negli Stati Uniti da Iona, aveva portato il piccolo college a essere una delle mid-major più promettenti della nazione, ed è stata forse l’unica a far tremare al Torneo, anche se solo per 20 minuti, la corazzata Connecticut che poi ha vinto il titolo.
La squadra dell’anno prossimo
La telenovela su Pitino a St. John’s è durata qualche settimana, il tempo che il nuovo coach ottenesse dai vertici le garanzie sul NIL ormai necessarie per essere competitivi sul mercato del recruiting, che si parli di giocatori di high school o di transfer. In sostanza si è assicurato che ci fossero sponsor pronti a investire soldi sul programma. Alla fine è arrivato un contratto da sei anni e subito dopo Pitino si è messo al lavoro. Al suo arrivo c’è stato un esodo di massa dalla squadra, con la partenza di nove giocatori, più due arrivati a fine ciclo.
L’unico a scegliere di rimanere è stato Joel Soriano, uno dei migliori della scorsa stagione, finito nel secondo quintetto All-Big East. Il resto era tutto da ricostruire. Pronti via, Daniss Jenkins, Cruz Davis e Quinn Slazinski hanno seguito il loro allenatore arrivando da Iona. Poi Pitino ha reclutato l’ala Sean Conway da VMI e la guardia Nahiem Alleyne fresca vincitrice del Torneo in maglia Connecticut. E ancora, Glenn Taylor Jr. è arrivato da Oregon State. Altro giro, altro regalo, St. John’s ha vinto la corsa per la guardia R.J. Luis arrivata dopo una stagione a UMass.
Dopo aver provato persino il reclutamento di Mackenzie Mgbako, super talento a 5 stelle poi finito un po’ a sorpresa a Indiana, il colpo da maestro di Pitino è stato il trasferimento di Jordan Dingle da Penn, ossia il miglior giocatore della Ivy League la scorsa stagione nonché il secondo marcatore dell’intero college basketball dietro Antoine Davis.
Just an incredible job by our staff in recruiting 11 quality athletes with great potential. A culture is formed with selfless people that have a strong thirst for winning. So excited to work with these 13 talented men 💪 pic.twitter.com/Zl18MsJTTg
— Rick Pitino (@RealPitino) May 15, 2023
“Ora mi mancherebbe giusto un lungo per essere a posto“, aveva scritto il coach su twitter. E pochi giorni dopo il colpo Dingle è arrivato il freshman da Kansas Zuby Ejiofor, una scommessa visto che coach Bill Self in stagione ha concesso pochissimi minuti sul campo al lungo, considerandolo evidentemente ancora molto acerbo. Ma Pitino è noto per avere una speciale capacità di sviluppare il gioco dei centri, soprattutto in chiave difensiva.
Ed ecco qui il roster già riempito, con l’aggiunta del freshman Drady Dunlap, ala tiratrice, che aveva scelto Notre Dame ma che, complice anche il cambio sulla panchina dei Fighting Irish, è poi approdato alla corte di Pitino. Dal 20 marzo, data della firma del coach con St. John’s, non sono passati nemmeno due mesi.
La squadra è fatta, piena di incognite ma anche di talento, potenzialità e sostenitori. Sicuramente una di quelle da guardare la prossima stagione. Per il 71enne coach Pitino è una nuova sfida, un nuovo capitolo della sua personale saga. E se riuscisse a portare alla vittoria anche l’università del Queens, si tratterebbe di una delle più grandi imprese della storia del college.