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I Sacramento Kings, o dello squilibrio

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Autore: Sergio Vivaldi
Data: 23 Dic, 2016

La scorsa settimana si diceva di quanto sia importante per un rookie arrivare nel giusto contesto. Il rischio è di non raggiungere mai il proprio potenziale e, con ogni probabilità, trovarsi fuori dalla Nba in poco tempo. Alcune franchigie passano anni in cerca di talenti, buttandone via molti con scelte sbagliate in fase di draft, con gestioni sbagliate del roster, cambiando molti allenatori in un breve arco di tempo, sbagliando le modalità degli scambi con altre squadre o altro ancora. Sono tanti i modi creativi per distruggere il futuro di una squadra. E poi ci sono i Sacramento Kings, che fanno tutte queste cose insieme, e lo fanno da anni, arrivando a cambiare diversi GM e persino l’intera proprietà, dimostrando grande creatività oltre che unità e continuità di intenti.

Dopo l’ennesima scatto di rabbia (il secondo nell’arco di una settimana) del giocatore simbolo della squadra, l’ex Kentucky DeMarcus Cousins, Tom Ziller di SB Nation ha pubblicato questo piccolo specchietto riassuntivo delle scelte degli ultimi 10 anni dei Kings, tutte in lottery:

Kings

Le prime scelte dei Sacramento Kings, dal 2007 a oggi.

I Sacramento Kings hanno al momento un record di 11 vinte e 17 perse, un ritmo che li porterebbe a fine stagione a un record di 32 vittorie e 50 sconfitte. La squadra perderà la scelta al draft 2017 se farà meglio del 20esimo posto in stagione, ma la perderà anche se avrà una scelta più alta dei Philadelphia 76ers, che hanno diritto alla scelta migliore tra la loro e quella dei Kings, mentre la scelta 2018 andrà sempre a Philadelphia, senza condizioni o restrizioni. È la “Hinkie Heist” che vedete nell’immagine qui sopra.

Visto il bottino, si potrebbe supporre che la squadra abbia fatto bene le sue scelte negli anni precedenti. L’unico sophomore in squadra è Willie Cauley-Stein, centro dal grande atletismo, difensore molto mobile e capace di seguire i piccoli sui cambi ma scarso da un punto di vista tecnico. Nella Nba moderna è il perfetto rim-runner. Ha il fisico e le doti atletiche per portare un blocco e andare forte a canestro, ricevere il pallone alzato dal compagno e buttarlo dentro al ferro. Nel 2011 i Dallas Mavericks vinsero un titolo con un centro con quelle caratteristiche. Un giocatore del genere farebbe la felicità di molte squadre in giro per la lega, ma a Sacramento parte dietro DeMarcus Cousins, come è giusto che sia, Kostas Koufos (perché?) e per non farsi mancare niente lo scorso draft è stato aggiunto a roster Georgios Papagiannis, 19 anni, greco, dal grande potenziale ma con un fisico e una tecnica tutti da costruire. 4 giocatori, uno di questi un “talento generazionale”, uomo-franchigia, All-Star, campione olimpico, probabilmente il centro più forte della lega in questo momento. Difficile che Cauley-Stein o Papagiannis possano trovare lo spazio e le opportunità per migliorare, anche se i Kings fossero una squadra “normale”.

E che dire di Skal Labissiere? Non è fisicamente pronto per la Nba, troppo leggero per reggere un contatto e troppo grezzo per avere un qualsiasi impatto in partita. Inoltre, la storia dell’ex Kentucky è nota, così come le sue difficoltà caratteriali, e una squadra particolarmente instabile e sempre vicina a esplodere come i Kings non può certo essere l’ambiente ideale per maturare. Labissiere, se ci fossero le condizioni per crescere, sarebbe la spalla perfetta di Cousins: un lungo in grado di giocare lontano da canestro, pronto a ricevere sui raddoppi a cui l’ex Kentucky obbliga la difesa. Al momento Labissiere ha giocato 3 partite e una media di 8 minuti a gara. Ma l’ambiente dei Kings è tossico, come dimostrano le polemiche innescate dallo stesso Cousins nei giorni scorsi, e assegnare i giovani ai Reno Bighorns, l’affiliata D-League dei Kings, non è una protezione sufficiente.

L’ultimo rookie a roster è Malachi Richardson, che tutti ricorderanno per la cavalcata di Syracuse fino alle Final Four della scorsa stagione. Il suo è un altro caso di sovraffollamento nel ruolo, visto che i Kings hanno altre tre guardie a roster (due delle quali particolarmente scontente) e si sono liberati di una quarta (Stauskas). Nessuna delle tre guardie può rappresentare una soluzione a lungo termine, ma la loro presenza toglie spazio a Richardson, che ha giocato finora 4 partite per un totale di 22 minuti, mentre ha passato il resto del tempo in D-League.

Osservando i risultati dei Bighorns, il migliore dei tre è stato Richardson, che ha viaggiato a una media di 21 punti e 4.3 rimbalzi in 11 partite, tirando con il 44% da tre. Labissiere, sempre in 11 partite, ha tenuto medie di 14.3 punti e 6.8 rimbalzi, mentre Papagiannis è stato il peggiore con 10 punti e 7 rimbalzi in sole 6 partite. Numeri a parte, mancano miglioramenti sensibili. Papagiannis si limita a schiacciate o floater, senza cercare il contatto. I suoi movimenti sono piuttosto grezzi e brutti da vedere, e con ogni probabilità non riuscirebbe a usare il floater in un contesto Nba, o non ancora. Sembra parecchio lontano dall’essere pronto, ma se non altro il suo contributo non è richiesto subito.

 

Al contrario, Labissiere farebbe molto comodo ai Kings, soprattutto con Cousins in squadra, ma anche in D-League non sta impressionando. Sì, a volte fa cose spettacolari tipo questa

 

ma di miglioramenti concreti, soprattutto sul piano caratteriale, se ne vedono pochi (a meno di misurare l’aggressività in schiacciate). Una delle caratteristiche che meglio si trasferisce dalla D-League (o dal college) alla Nba, sono i rimbalzi, e Skal prende il 27.4% dei rimbalzi totali dei Bighorns quando è in campo, ma le sue prestazioni sono tutt’altro che dominanti. Ha un Net Rating di -12.9, 49.5% di true shooting e soprattutto un 8.3% da tre punti di cui i Kings non sentono la mancanza.

Richardson, al contrario, sta facendo molto bene e ha dimostrato di avere ottime doti da realizzatore, non solo per i 32 punti realizzati contro i Rio Grande Vipers nel video qui sotto, ma anche per il modo in cui li ha realizzati, a partire dalla fiducia nel tiro dal palleggio, soprattutto in uscita dal blocco, a cui alterna la capacità di arrivare vicino a canestro per chiudere con un floater. Il tutto fatto sia sul lato sinistro che destro. Si è detto della sua percentuale dalla lunga, che costringe i difensori a rispettarlo e gli garantisce lo spazio per partire in palleggio anche in 1-contro-1. Lui sembrerebbe pronto per avere spazio al piano di sopra, e non è detto che i minuti non arrivino con il passare della stagione.

 

Quale sarà il futuro dei vari Cauley-Stein, Papagiannis, Labissiere e Richardson? Nel bene e nel male i Kings ruotano intorno a DeMarcus Cousins, e la dirigenza è stata incapace di costruire una squadra vincente intorno a lui. Se dovesse decidere di lasciare Sacramento si aprirebbero spazi interessanti, ma la squadra cadrebbe nell’ennesimo progetto di ricostruzione senza poter contare su una scelta al prino giro nel 2018 e non potendo partecipare alla corsa per la prima scelta 2017. Se invece dovesse rimanere, gli spazi sarebbero pochi per tutti, e si ripeterebbero le tensioni che ne hanno contrassegnato la carriera ai Kings. Se il contesto conta parecchio per un rookie, i Kings hanno scelto 10 volte in lottery negli ultimi 10 anni, e hanno ottenuto una sola vera star. Non può essere solo “colpa” dei giocatori scelti, e Sacramento è, a oggi, la meta meno indicata per un rookie.

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