Negli ultimi anni non sono mancati forti cambiamenti. La NCAA, oltre ad aver aperto le porte ai NIL, ha anche dovuto confrontarsi con Overtime Elite e il Team Ignite della G-League. La vera rivoluzione del panorama collegiale, però, è appena iniziata. USC e UCLA hanno ufficializzato l’approdo in Big Ten, salutando la Pac-12. Texas e Oklahoma lasceranno la Big 12 per raggiungere la SEC. La Division I è destinata a cambiare per sempre.
I movimenti principali
Sono questi gli spostamenti che hanno dato il via alla rivoluzione. Longhorns e Sooners passeranno alla SEC nel 2025, con la naturale scadenza dell’accordo attuale della Big 12, oppure nel 2024, in caso di early exit. UCLA e USC hanno già confermato il proprio addio nel 2024. La causa principale di queste decisioni dei quattro atenei sono le grandi quantità di denaro mosse dal football. Texas e Oklahoma passeranno dai 34 milioni annuali di ricavi a 60 milioni muovendosi in SEC, conference con un contratto media decisamente più vantaggioso, anche grazie alla presenza di Alabama e Auburn. Un ragionamento simile è quello di UCLA e USC, che sono pronte a spostarsi di oltre tremila chilometri per le trasferte pur di raggiungere Ohio State, Michigan e Michigan State in Big Ten. I soldi del football ridisegnano la geografia e l’organizzazione del college basketball, mentre a farne le spese sono la logistica degli sport minori e il benessere delle rivalità storiche.
Il dualismo SEC-Big Ten
A questo punto resta difficile pensare a una NCAA troppo diversa da un duopolio gestito completamente dalle due nuove super-conference. La Big Ten e la SEC raggiungeranno entrambe quota 16 squadre e non sembrano intenzionate, secondo alcuni rumors, a fermarsi fino al raggiungimento delle 18 o 20 partecipanti. Questo le rende, per attrattività e, di conseguenza, spettacolo fornito, le conference più importanti. Una riflessione va fatta anche a livello puramente cestistico. Con ACC e Big East che, negli ultimi anni sono state un passo indietro rispetto alle altre conference delle Power 6, la Big 12 e la Pac-12 che vanno a perdere due tra i principali programmi, il gap tra SEC/Big Ten e il resto della Division I si allarga se non negativamente, quanto meno in modo sinistro.
Chi viene lasciato indietro
L’altro lato della medaglia è ciò che rimane dell’effetto domino. La Big 12 si è già assicurata l’arrivo di BYU, Cincinnati, Houston e UCF, scuole comunque di un certo livello che andranno a riportare un buon livello medio nella conference. La Pac-12 si trova, invece, in una posizione di minor forza, carente di opportunità e squadre da reclutare, sia per la posizione geografica, sia per la presenza di alternative migliori. Alcuni rumors parlano addirittura di una potenziale unione tra le due, con Oregon e Washington a raggiungere insieme ad altre quattro squadre la Big 12, eliminando di fatto la Pac-12 dal college basketball di rilievo e formando una conference di livello superiore. Per provare a salvare la baracca, si sta parlando di un potenziale championship game tra la vincente della Pac-12 e dell’ACC a Las Vegas. In questa situazione piuttosto frammentata, Gonzaga resta alla finestra, forte di una posizione comunque solida, ma potenzialmente aperta a un’unione profittevole.
Insomma, le possibilità non mancano e pare che sul tavolo ci siano una miriade di intrecci e scenari possibili. Alcune rivalità storiche non esisteranno più ma se ne formeranno di nuove, potenzialmente davvero spettacolari. I soldi stanno cambiando il college basketball, ora sta agli atenei fare in modo di non snaturare con le scelte future lo spettacolo che la lega è in grado di offrire.