Home 9 Non categorizzato 9 South – Arizona e Villanova soffrono, Houston gioca da #1

South – Arizona e Villanova soffrono, Houston gioca da #1

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 21 Mar, 2021

Le Sweet 16 della South si prospettano di qualità elevatissima alla luce di quanto visto nel secondo turno. Houston ha dimostrato anche agli scettici di valere molto più di un seed numero 5 mentre Arizona e Villanova hanno portato a casa vittorie sofferte che sono un attestato della loro qualità anche a fronte di partite parecchio complicate.

#1 Arizona – #9 TCU 85-80 OT
#2 Villanova – #7 Ohio State 71-61
#5 Houston – #4 Illinois 68-53

Houston, numero 1 sotto mentite spoglie

La vittoria su Illinois che vale il terzo accesso consecutivo alle Sweet 16 di Houston attesta diverse cose: la bravura di coach Kelvin Sampson nell’assemblare e condurre ancora una volta un grande roster; la qualità di un gruppo che non ha mai dato segno di cedimento di fronte ad avversità non di poco conto in stagione; il fatto che il processo di selezione del Torneo è ancora migliorabile. I predictive metrics avevano stabilito chiaramente quale fosse il livello reale di Houston (#2 su KenPom) ma il comitato del Selection Sunday ha dato peso (più del dovuto) al bilancio magro nelle Q1 wins. Insomma, ne è uscita fuori un’altra squadra chiaramente underseeded dopo Loyola-Chicago l’anno scorso. E Illinois non ringrazia, visto che per il secondo anno di fila si ritrova eliminata nella prima settimana di March Madness proprio da gente che avrebbe dovuto stare altrove nel tabellone.

Il 68-53 finale parla chiaro e ancora più lo fa il dominio dei Cougars in diverse voci statistiche chiave: una caterva di rimbalzi presi (39 di cui 15 offensivi), un confronto stravinto nel conto delle perse (solo 9 contro le 17 degli Illini), 6 stoppate rifilate, avversari tenuti al 34% dal campo e a un misero 85.0 di Adjusted Efficiency offensivo. La difesa di Houston, molto buona ma non sempre impeccabile fra febbraio e inizio marzo, appare ora su livelli paragonabili a quelli dei suoi momenti migliori degli ultimi anni. E l’attacco trova sempre protagonisti diversi: Taze Moore che prima di ieri non aveva ancora messo a segno un ventello in stagione (21 con 9/16 al tiro e 3/5 ai liberi) e il sophomore Jamal Shead che ha pareggiato il proprio season-high di 18 punti (7/13 dal campo e 3/3 ai liberi).

Illinois può lamentarsi di aver subito il tecnico più ridicolo nella storia di questo sport in un momento topico, ma diciamoci la verità: alla fine lo schiaffo ricevuto sul piano del gioco è stato ben più forte di qualsiasi decisione arbitrale avversa e quasi sicuramente avrebbe comunque perso questa partita. Sguardo al futuro, adesso: coach Brad Underwood dovrà salutare parecchi pezzi da novanta ma ha a disposizione una gran bella pattuglia giovane che scalpita (bene RJ Melendez e Luke Goode), ma tanto passerà dalla maturazione di Andre Curbelo: è stato assolutamente deleterio ieri (zero punti, 4 tiri sbagliati, 1 assist e 2 perse in 10 minuti) e purtroppo non è la prima volta in stagione in cui Illinois ha giocato meglio in sua assenza. Occorre cambiare mentalità al più presto.

Arizona e Villanova, sofferenza da grandi squadre

Nocciole, albumi, vaniglia e zucchero. Oppure semplicemente due grandi coach come Tommy Lloyd e Jay Wright. Scegliete pure fra le due, ma in entrambi i casi avrete una ricetta per dei gustosi brutti ma buoni. Arizona e Villanova hanno passato il turno superando due scogli particolarmente pericolosi, non hanno divertito come fatto in altre occasioni passate ma hanno mostrato tutta l’intelligenza e la concretezza necessarie per avere legittime ambizioni da titolo.

TCU non ha deluso le aspettative dopo la batosta rifilata a Seton Hall nel turno precedente e se l’è giocata alla grande contro Arizona, in particolare facendo leva su uno dei pochissimi punti deboli avversari: 20 rimbalzi offensivi (di cui 10 di un immenso Eddie Lampkin per lui 14 in totale e 20 punti segnati), dato preoccupante per i Wildcats in vista della sfida con Houston alle Sweet 16. Ma volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, questa battaglia estremamente fisica potrebbe rivelarsi come utile lezione per approcciare al meglio il prossimo turno.

“I believed the whole time, and I think they did too, the way they were communicating in the huddles, I knew we just needed to hang in there, make a play or two, and we would get this thing over the top”, ha detto coach Lloyd in sala stampa. Arizona – come visto altre volte – non si è scomposta troppo dinanzi alle difficoltà: la clutchness di Bennedict Mathurin (30 punti per lui, da antologia la sua tripla che di fatto ha mandato le squadre all’overtime) e la serata memorabile di Christian Koloko (28 punti ad altissima efficienza in mezzo a un’area avversaria molto complicata da fronteggiare, più 12 rimbalzi e 3 stoppate) ne sono la prova più evidente.

In tema di non perdere lucidità quando le cose si fanno difficili, Villanova è maestra. Contro Ohio State ha condotto dall’inizio alla fine, ma non è stata una passeggiata. Quella che a fine primo tempo (+11 Wildcats) sembrava poter diventare una gara semplice da controllare si è trasformata invece in una battaglia tesissima. Tutto merito dei Buckeyes – con EJ Liddell (17 punti) e Malaki Branham (23) in testa – capaci di cambiare completamente volto in entrambe le metà campo nel giro di pochi possessi nel corso del secondo tempo.

Non si è però mai spinta oltre il -2 toccato a 5:38 dalla fine e Villanova è ripartita dalla propria difesa per mantenere il vantaggio fino alla sirena finale. OSU non ha più visto il canestro negli ultimi 3 minuti circa, sbagliando sei degli ultimi sette tiri presi. I Cats invece hanno tirato fuori il sangue dalle rape nella metà campo offensiva. I tiri aperti erano diventati una rarità assoluta nei minuti decisivi, ma questo non ha impedito loro di trovare punti intelligenti: Collin Gillespie (20 punti e 4 assist) dal mid range sfruttando un mismatch, Jermaine Samuels (17 punti e 8 rimbalzi) con una giocata da manuale off two feet sotto canestro. Quello decisivo però lo ha messo Eric Dixon da tre punti a 1:35 dalla fine per il +8 Villanova. Il sophomore raramente si avventura oltre l’arco, ma lo fa con buone percentuali. Gillespie lo sa e non ha esitato a servirlo vedendolo libero. Una giocata clutch in cui valori tecnici, QI cestistico e psicologia hanno tutti un loro peso: “I think they have the confidence if ‘Collin is giving it to me, that’s telling me, Go ahead and shoot it’ “ ha detto coach Wright a fine gara.

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