«Quando gioca, sembra sempre che abbia qualcosa da dimostrare»: Jared Czech, assistant coach e reclutatore di Columbia, ricorda così le sue prime impressioni nell’osservare Gabriele Stefanini, quand’era a Bergen Catholic. È passato un po’ di tempo da allora, ma questa voglia di svettare, questo chiodo fisso, non sembra aver mai abbandonato il ragazzo bolognese.
«Ovunque è dura lavorare e studiare, ma farlo con persone che condividono interessi e giornate ti dà grande soddisfazione e piacere. E comunque faccio pur sempre la cosa che più mi piace e ad un grande livello, quindi mai lamentarsi ed essere contenti, comunque e sempre». Gabe non fa fatica a mettere le cose in prospettiva, quando parla del suo dividersi fra studi e sport in un’istituzione d’élite come Columbia. Queste parole, però, fanno il paio col suo modo di stare in campo – intenso, affamato, determinato – e, in definitiva, sembra raccontare un ragazzo contento, sì, ma che non si accontenta.
ICYMI during halftime of Friday’s game on @SNYtv, we profiled #ColumbiaMBB first-year Gabe Stefanini’s journey from Italy to Morningside Heights. Check out the full feature here! pic.twitter.com/MSQpqLWzYw
— Columbia Basketball (@CULionsMBB) 6 febbraio 2018
Molte volte la vita da freshman non è facilissima: l’inesperienza si può scontare sia per rendimento in campo che per difficoltà nello scalare le gerarchie interne. Spesso e volentieri, bisogna fare il doppio del lavoro (e avere il doppio della pazienza) per guadagnare lo stesso status d’un upperclassman. Sostanzialmente, questo è quel che è successo alla combo guard italiana per tutta la prima parte di stagione: la sua Columbia è, nel complesso, piuttosto giovane, ma è pur sempre una squadra della Ivy, conference in cui esperienza e anzianità contano ancora – terza, quest’anno, per “returning experience”, come segnalato da John Gasaway.
Una non-conference season passata più in panchina che sul parquet, nonostante desse l’impressione di poter stare di più in campo: anche un exploit come quello di Albany, a inizio dicembre (11 punti, 7 rimbalzi e 3 assist in 21′), non era valso un balzo nelle rotazioni. Alla fine, però, proprio grazie alla sua persistenza, qualcosa è cambiato, anche se rimane la sensazione che non ci sia nulla di definitivo. Tenerlo in panchina è assai sconsigliabile, vuoi per il suo impatto in crescita in entrambe le metà campo, vuoi per il rendimento offensivo in picchiata del senior Nate Hickman (passato da 11.8 punti col 39.8% al tiro dell’anno da junior ai 7.4 col 31.8% di questa stagione).
Non-Conference (13 partite)
MIN | PTS | FG% | 3P% | FT% | REB | AST | STL | TO |
11.5 | 3.8 | 31.7 | 38.9 | 40.0 | 1.5 | 1.1 | 0.5 | 1.4 |
Ivy League (8 partite)
MIN | PTS | FG% | 3P% | FT% | REB | AST | STL | TO |
16.8 | 9.9 | 49.2 | 56.0 | 62.5 | 2.5 | 1.1 | 1.1 | 1.0 |
Un rendimento in ascesa
Premiato come Rookie of the Week per due volte nelle ultime tre settimane, Gabe è capace di segnare a raffica: nell’ultimo fine settimana, ha messo a segno 17 punti in 19 minuti contro Yale e 20 in 27 contro Brown. La sua efficienza sta toccando livelli altissimi e, non a caso, ha il quinto miglior Offensive Rating della conference (120.3).
Le armi a sua disposizione sono diverse, a partire da un tiro da tre che definire affidabile è poco (7/9 nello scorso weekend, 14/25 nella Ivy). Piedi per terra, in uscita dall’area o dal palleggio: lasciargli il minimo spazio è un rischio che spesso e volentieri si paga caro.
Mentalità aggressiva, di chi non esita ad attaccare il primo pertugio lasciato scoperto, Stefanini sa essere pericoloso anche dal mid-range, fra arresto-e-tiro elegante e abilità nell’usare il perno per il turnaround jumper, suo marchio di fabbrica da diverso tempo.
Bisogna tenerlo d’occhio anche lontano dal pallone, perché il suo attaccare in maniera imperterrita si traduce anche in una grande combattività sotto i tabelloni, in tutte e due le metà campo: dei suoi 40 rimbalzi totali in stagione, ben 15 sono quelli catturati nell’area avversaria.
Le percentuali ai liberi, quest’anno, non sono eccezionali: 53.8% per un ragazzo che tirava col 90% in high school. Il dato, se vogliamo, è un po’ bugiardo e semplice da spiegare, essendo frutto d’un 7/13 totale: troppi pochi tentativi per mostrare la misura reale del suo valore a cronometro fermo.
Proprio quei pochi viaggi in lunetta, però, sono forse la spia d’un qualcosa da migliorare nell’attaccare il canestro: forza fisica e coordinazione abbondano, ma probabilmente dovrà trovare il modo per caricare maggiormente di falli gli avversari.
Il suo repertorio tecnico è tanto vasto quanto coltivato precocemente: può sembrare esagerato, ma parlare di difetti veri e propri è davvero difficile. A inizio stagione, si poteva scorgere qualche tentativo d’anticipo di troppo o degli eccessi di irruenza in attacco. Tutte cose, però, cui ha rimediato in poco tempo e con una certa naturalezza. Decisamente più accorto ma non per questo meno aggressivo, il suo Stl% è attualmente il secondo più alto della Ivy League (3.9%) mentre, in attacco, il volume di palle perse è sceso vistosamente nell’ultimo mese e mezzo: il suo TORate stagionale è 21.4, ma nella Ivy è solo di 13.3 (14° miglior dato individuale nella conference).
Presente e futuro coi Lions
Stefanini, adesso, è uno dei protagonisti in un attacco che conta su diverse opzioni e che viaggia magnificamente (111.3 di ORtg nella Ivy) e lo è pur esprimendo solo parte d’un potenziale tutto da scoprire. Se parliamo di difesa, le cose si fanno anche più interessanti in chiave futura: la sua attenzione costante off-the-ball e in marcatura sull’uomo, potrebbero rivelarsi preziose per una Columbia che ha ancora molto da migliorare in retroguardia.
Può sembrare paradossale, visto che parliamo d’un giocatore apprezzato in primis per le sue qualità di scorer, ma forse proprio quest’ultimo aspetto potrebbe essere quello che gli garantirà un ruolo da vero e proprio titolare nella prossima stagione. D’altro canto, il fattore-anzianità difficilmente continuerà a farsi sentire, visto che l’anno prossimo ci saranno soltanto due guardie d’età più matura, Mike Smith e Quinton Adlesh.
E nel presente? Oggi Columbia è ancora in lotta per strappare il quarto posto nella Ivy, valido per partecipare alla Final Four che assegna il titolo di conference e il pass per il Torneo Ncaa. Restano sei gare da disputare e i Lions non sono favoriti nella corsa: per Mike James, hanno il 32% di possibilità, al momento. La squadra di New York, però, ha dimostrato tante volte di potersela giocare fino all’ultimo: e chissà che non sia proprio Stefanini a regalare il colpo di coda che possa portare Columbia a raggiungere l’obiettivo.