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Team Stats: Davidson da 3, Kentucky da sotto, Duke a rimbalzo

Kevin Knox (Kentucky)
Autore: Manuel Follis
Data: 12 Mar, 2018

Il ranking AP e i seed del Torneo rendono bene l’idea dei rapporti di forza tra le squadre, ma in realtà ci sono tante altre caratteristiche curiose e/o interessanti che riguardano le formazioni che partecipano alla March Madness.

Il tiro da 3

Ci sono squadre che fanno un utilizzo massiccio del tiro da 3. Al torneo potrete ammirare Davidson (primo turno con Kentucky) che fa derivare quasi la metà dei suoi punti dall’arco (con percentuale del 39.1% ). Dietro al college della Atlantic-10 ci sono due piccole realtà come UMBC e UNC Greensboro (primo turno rispettivamente contro Virginia e Gonzaga) e poi viene Villanova che nel corso dell’anno ha legato al tiro da 3 il 39% della sua produzione offensiva. Tra le squadre che invece utilizzano meno le soluzioni dal perimetro c’è Kentucky, in primo luogo perché i Wildcats non sono affidabilissimi (118° in Ncaa) e in secondo luogo perché sfruttano al meglio la loro fisicità.

Miles Bridges (MSU) difeso da Dakota Mathias (Purdue)

 

Lasciando stare la mole di utilizzo e passando alla precisione, le più efficaci dall’arco sono Purdue (42%), Michigan State (41.3%) e Kansas (40.3%) mentre le squadre qualificate per il torneo che sbagliano maggiormente sono Texas (31.5%), Syracuse (32.2%) e Alabama (32.4%).

Gioco vicino a canestro

Anche in questo caso dividiamo tra le squadre che fanno più affidamento all’area per la produzione offensiva e quelle che sono più precise. Nel primo caso dietro a Montana e NC Central (primi turni contro Michigan e al First Four contro Texas Southern) ci sono Kentucky, Texas A&M e Ohio State, tutte formazioni che realizzano il 56% della loro produzione offensiva con canestri da 2. Queste però paradossalmente non sono le squadre più efficaci in area. I college letali vicino a canestro sono infatti Villanova (59.7%), Creighton (59.3% che giocherà un interessantissimo primo turno contro Kansas State) e Gonzaga (58.8%), considerata ormai una palestra per i lunghi (da Kelly Olynyk a Domantas Sabonis fino a Zach Collins).

Killian Tillie, lungo di Gonzaga

 

Un capitolo particolare del gioco vicino a canestro sono i tiri liberi. La squadra il cui attacco si basa di più sui punti provenienti dalla lunetta è Cal St. Fullerton (primo turno contro Purdue) seguita tra le big da Syracuse e Auburn che fanno derivare quasi un quarto della produzione offensiva dalla lunetta. Auburn peraltro è tra le squadre più precise (78.6% di squadra) e si capisce quindi come mai pensi spesso ad attaccare il ferro. Singolare invece il caso di Kentucky che è tra quelle che va di più in lunetta, ma anche tra le peggiori della classe quanto a precisione (69.7%) mentre tra le big la pecora nera è Michigan (65.7%)

La lotta sotto i tabelloni

Centimetri e grinta, ma anche tanta tecnica. L’arte del catturare i rimbalzi è da sempre sinonimo di vittorie nel basket, non solo a livello di college. Al torneo potrete ammirare le prime 6 della classe di tutta la Ncaa quanto a rimbalzi offensivi. Duke è la regina, forte della coppia Marvin Bagley-Wendell Carter e cattura il 39.1% dei rimbalzi offensivi disponibili, seguita da North Carolina, Cincinnati, West Virginia, Michigan State e Kentucky, che chiude l’elite delle rimbalziste in attacco con il 35.6%.

Marvin Bagley, tra i migliori rimbalzisti del college

 

Al contrario, ci sono squadre che prediligono proteggere il proprio tabellone e che pensano più al rimbalzo difensivo che a quello offensivo. È il caso di Penn (primo turno contro Kansas) e Wichita State, che concedono agli avversari solo il 22.7% dei rimbalzi disponibili sotto il loro canestro. Tra le big si segnalano anche Gonzaga, Xavier e Michigan. In realtà Wichita State è una delle squadre complessivamente più forti a rimbalzo di tutta la Ncaa e di sicuro dell’intera March Madness visto che oltre a guidare la classifica difensiva è al 7° posto in quella dei rimbalzi d’attacco. La più debole tra le big sotto i tabelloni è invece Kansas, che può contare su un solo vero lungo di ruolo, Udoka Azubuike.

Un particolare capitolo del gioco sotto i tabelloni sono le stoppate. Michigan State si colloca al primo posto di questa particolare classifica (e infatti è la squadra che concede la percentuale più bassa da due punti alle avversarie) seguita da Syracuse, Cincinnati, West Virginia e Auburn. Quest’ultima è un caso bizzarro, visto che è tra le prime della classe per Block% ma sotto canestro schiera un junior e un freshman di 2 metri che non giocano più di 20 minuti a partita. Poi siamo dalle parti dell’1,90, ma l’atletismo non manca.

Circolazione di palla

Quanti canestri su 100 sono assistiti? Questo è un dato che di solito rispecchia la qualità del gioco di una squadra (anche se non sempre è detto). Prima della classe è ancora una volta Michigan State con un mostruoso 67.7% seguita da Wichita State (entrambe squadre che hanno grandi allenatori come Tom Izzo e Gregg Marshall) poi Tennessee e TCU. Fanalino di coda invece College of Charleston (primo turno contro Auburn), Texas e tra le big Butler e Syracuse che non assistono nemmeno la metà dei loro canestri.

L’assist è molto ma non è tutto, un’altra indicazione sull’esecuzione offensiva viene da quanti palloni (in percentuale) la squadra avversaria riesce a rubare. Paradossale (ma indicativo di uno stile di gioco) Charleston guida questa particolare classifica visto che i difensori riescono a impossessarsi solo del 5.9% dei palloni giocati dalla squadra della Colonial. Seguono Michigan, Nevada, Florida e Virginia, tutte squadre che giocano a ritmi molto bassi con una fitta rete di passaggi, molti dei quali interlocutori ma non intercettabili, volti a trovare l’uomo più libero per il tiro.

Viceversa Virginia è molto attiva nei recuperi nella sua metà campo (non a caso è la miglior della nazione in difesa), quarta tra le squadre della March Madness, ma preceduta da Stephen F Austin (primo turno contro Texas Tech e l’italiano Davide Moretti), Kansas State e West Virginia, tutte squadre che fanno della difesa a uomo e dell’aggressività sulla palla un loro mantra.

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