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Tres Tinkle, nato per il basket

Tres Tinkle
Autore: Stefano Russillo
Data: 7 Dic, 2019

Tres Tinkle vive per il basket. Il miglior giocatore della Pac-12 non è soltanto uno dei più forti di tutto il college basket: è un ragazzo che esiste grazie a questo sport. Il basket a casa Tinkle non è solo una disciplina, ma una vera e propria religione.

Non stiamo esagerando, la famiglia Tinkle è nata e vive grazie a questo sport: papà Wayne (dodici anni di onorata carriera in Europa, visto anche a Caserta) e mamma Lisa sono due leggende di Montana, college che hanno frequentato, da cestisti, negli anni ‘80. College grazie al quale si sono conosciuti e poi sposati dando vita a quella che il New York Times ha definito “the most talented basketball family in the country”.

Tre figli: Joslyn, Elle e Tres, tutti e tre devoti agli dei del basket. Le due sorelle protagoniste con le maglie di Stanford e Gonzaga rispettivamente, il “piccolo” Tres ormai una leggenda vivente in quel di Oregon State.

La famiglia Tinkle (Photo by Young Kwak/Associated Press)

Tres, dopo il suo anno da senior, potrebbe chiudere la carriera collegiale come il miglior scorer (superando un tale Gary Payton) e rimbalzista della storia dei Beavers. Ma all’ala i numeri e i record interessano poco, il suo obiettivo è uno solo: riportare il titolo di conference in Oregon e tornare al Torneo Ncaa. Insomma, rimettere OSU sulla mappa del college basket che conta.

Giocatore multidimensionale, dal raro QI cestistico e capace di fare di tutto sul parquet: segnare, andare a rimbalzo, servire i compagni, rubare palla o stoppare gli avversari. Un giocatore totale, di quelli che ti fanno innamorare di questo sport. Per l’ala, parlano i numeri di questo inizio stagione: 21.4 punti, 8.6 rimbalzi, 4.9 assist, 1.5 rubate e 1 stoppata di media a partita tirando con il 54% dal campo e il 47.5% da tre.

 

Non è di certo una questione di nepotismo se papà Wayne lo fa giocare 35 minuti a partita. D’altronde, Tres aveva una fila di college a fargli la corte una volta uscito da Hellgate High School, liceo guidato a un titolo di stato e con il quale si è guadagnato per ben due volte il premio di Gatorade Montana Boys’ Basketball Player of the Year.

Perché ha scelto OSU? Non solo per via del babbo, ma per via di una città e un’atmosfera che gli ricordavano Missoula, la sua cittadina nel Montana, e per stare vicino alle sorelle (“I love having all the family around”). Non sorprendetevi, infatti, di vedere le donne di casa Tinkle in prima fila, e riprese svariate volte da Espn, ad ogni partita giocata tra le mura casalinghe del Gill Coliseum.

Wayne e Tres Tinke

Eppure il primo anno con il coach-papà non è stato facile. Tres, da un lato, a cercare di dimostrare il suo valore (“My first year was tough. He made it a point that he wasn’t going to show favoritism with me. I wanted to make it a point to get into the gym and show I was the hardest worker”). Wayne, dall’altro, a non mostrare alcun favoritismo (“I was coaching him as hard as everybody else, but I wasn’t praising him as much as the other guys. I tempered that because I didn’t want anybody to think I was showing favoritism”). Poi anche un brutto infortunio di mezzo che ha negato al numero 3 la possibilità di giocare al Torneo Ncaa (unica apparizione dei Beavers dal 1990).

Alla fine, però, il talento è venuto a galla con i numeri che parlano da sé come sottolineato più volte coach Wayne: “You look at his stats and all that he does, nobody in the country is doing what he is doing”. Difficilmente vedrete infatti un’ala di 201 cm per 102 kg tirare con facilità da qualsiasi zona del campo, specialmente in transizione, con una visione di gioco degna del vostro miglior playmaker, la forza del vostro miglior lungo per fare a sportellate in post e andare a catturare rimbalzi e la capacità di tagliare a canestro come una guardia.

Aggiungeteci l’abilità di giocare il pick & roll sia da portatore di palla che da rollante e capirete perché dopo la stagione da junior mezza Nba avesse già gli occhi puntati su di lui. Senza dimenticarsi della sua clutchness e leadership come dimostrato già in stagione nell’upset ai danni di Iowa State.

 

Perché tornare a OSU? Per crescere prima come persona nella relazione con il coach-padre e, poi, come giocatore cercando di assicurarsi una chiamata a fine primo giro al prossimo Draft. Ma, soprattutto, per consolidare la sua legacy in maglia Beavers: “There has been so much history here. I’ve had a great time here. It’s nothing I’ll want to leave. When you’re around something so special, coming back is very tempting”.

Tres non ha fretta. Che sia Nba, o Europa, c’è prima un uomo e poi un giocatore pronto a dar lustro alla tradizione dei Tinkle.

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