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USF non ferma la corsa di Gonzaga

Autore: Michele Robatto
Data: 13 Gen, 2019

È la partita più sentita di tutta la stagione per i San Francisco Dons, che ospitano al War Memorial Center – casa di Bill Russell and Bill Cartwright –  la numero 5 del ranking, i Gonzaga Bulldogs, assoluti dominatori della West Coast Conference degli ultimi anni.

I Dons arrivano carichissimi alla partita con un record di 14-2 dopo aver battuto in casa i rivali di St. Mary’s trascinati da Frankie Ferrari, il capitano, già All-WCC l’anno scorso. Dall’altro lato gli Zags del nostro Riccardo Fois e di Rui Hachimura vogliono ricordare a tutti chi è la squadra da battere.

Il city campus di USF è in fermento da una settimana: gli edifici sono tappezzati di cartelloni e manifesti, con gli studenti che invocano l’upset con un solo grido: #BeatGonzaga.

L’atmosfera nel palazzetto non delude le aspettative, il pubblico è caldissimo ed è sold out, con più di 4500 persone sugli spalti.

 

L’upset non arriva però, anche se il punteggio finale di 96-83 per gli Zags non rispecchia veramente l’andamento di una partita che è stata sempre equilibrata punto a punto fino a circa quattro minuti al termine, quando la squadra di Mark Few l’ha chiusa con un parziale finale di 17-2.

Gonzaga, che pacchetto lunghi!

Con il rientro di Killian Tillie, il trio di lunghi dei Bulldogs con Rui Hachimura e Brandon Clarke è spaventoso. Il francese gioca, prima di uscire per falli a inizio secondo tempo, una partita di sostanza con 14 punti con 6-7 dal campo e 6 rimbalzi in soli 19 minuti. Il nipponico contribuisce con 21 punti (9-17), 6 rimbalzi e un paio di giocate che ricordano a tutti perchè sia un giocatore da lottery NBA.

Ma è ancora una volta Brandon Clarke a rubare la scena a tutti con una prestazione monstre sia in attacco con 24 punti in 15 tiri, sia in difesa con 9 rimbalzi e una stoppata che ha di fatto chiuso la partita.

 

 

La battaglia tra Point Guards

Frankie Ferrari e Josh Perkins hanno dato spettacolo e scambiato canestri pesantissimi nella seconda metà di gara, con il primo che chiude con 21 punti, 3 assist e 3 rimbalzi, il secondo con 16 punti, 5 assist e 3 rimbalzi.

Entrambi sono molto simili nel modo di giocare: sono due senior mastini nella difesa sulla palla, che fanno girare l’attacco in modo impeccabile e sanno quando prendersi la squadra sulle spalle e segnare. Nozione di merito per Ferrari che ha fatto giocate come quelle sotto e che non ha intorno il talento di Gonzaga: i Dons vanno dove li porta lui. Questo il canestro finale del primo tempo, chiuso in parità.

 

Qui invece tutta la fiducia del play dei Dons nel prendersi una tripla con il difensore davanti

USF is for real

I Dons, seppur perdendo, hanno dimostrato di essere un’ottima squadra, ben bilanciata in attacco e ben allenata, confermandosi come seconda forza della conference. Non basta di solito per una chiamata alla March Madness, come si è visto l’anno scorso con Saint Mary’s a lungo anche nel ranking ma poi snobbata dal Selection Committee. Però nella WCC quest’anno tutti dovranno fare i conti con loro, come ha capito anche Gonzaga.

Ultima nota, da segnalare, le due non chiamate grossolane degli arbitri che hanno danneggiato USF nel finale: prima un fallo non fischiato su un layup di Jimbo Lull, poi un “salvataggio” di Geno Crandall fuori di un metro abbondante dalla linea di fondo. Incredibile soprattutto il non fischio su quest’ultima azione.

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