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Verso una stagione dimezzata dal coronavirus

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Autore: Riccardo De Angelis
Data: 20 Lug, 2020

I numeri del coronavirus negli Stati Uniti sono impietosi e drammatici: mentre scriviamo, i casi accertati (3.834.208 in totale) e i decessi (142.601) sono in continuo aumento. Fra le conseguenze registrabili, innumerevoli e di vario grado, c’è l’incertezza assoluta che regna intorno il regolare svolgimento delle future competizioni sportive.

In ambito college, gli sport autunnali (ovvero il football) sono quelli che al momento si trovano dinanzi agli interrogativi più pesanti e pressanti, ma anche quelli invernali (e quindi la nostra amata pallacanestro) non sono al sicuro. In un panorama generale che offre scarsissimo spazio all’ottimismo, l’idea che sia impossibile avere una stagione normale si è consolidata fra gli addetti ai lavori nell’arco delle ultime settimane. Ammesso che ci sarà una stagione da seguire.

Pitino, la Ivy e poi gli altri

Rick Pitino, ora head coach di Iona, si era espresso così via twitter lo scorso 1° luglio: “Suggerimento alla NCAA: rimandare l’inizio della stagione a gennaio e giocare solo gare di conference”.

Sul terreno più strettamente istituzionale, esattamente una settimana più tardi, la Ivy League è stata anche stavolta la prima a prendere una decisione destinata a essere seguita dalle altre conference, anche se le dinamiche e le contingenze correnti sono diverse rispetto a quelle dello scorso marzo – infatti non c’è stato un effetto domino. Parliamo, in questo caso, della cancellazione degli sport autunnali e la posticipazione di quelli invernali al mese di gennaio.

MEAC e Patriot League hanno adottato la stessa posizione nei giorni seguenti, mentre la NJCAA (il massimo campionato dei junior college) ha deciso di rinviare basket e football rispettivamente a gennaio e marzo.

Tornando ai coach, Pitino ovviamente non è il solo a sottolineare quanto sia difficile immaginare una stagione sportiva canonica. Dan Hurley, allenatore di UConn, aveva espresso le proprie perplessità quasi in contemporanea con le dichiarazioni del collega di Iona, pur non sbilanciandosi su date specifiche. La sua speranza – diffusissima – è che la D-I di pallacanestro possa trarre indicazioni utili da ciò che succederà in questi mesi con la NBA, la MLB e il college football.

Spostare tutto… ma come?

Due giorni dopo la decisione della Ivy, Jeff Goodman di Stadium ha lanciato un sondaggio fra 250 head coach, rilevando che il 56% di questi è favorevole a spostare tutto a gennaio.

Ma cosa comporterebbe una soluzione di questo tipo? Molto probabilmente rinunciare alla non-conference season, dato che spostare la stagione di due mesi significherebbe anche comprimerla. Uno scenario di questo tipo non avrebbe grosso impatto sulle squadre delle power conference, ma il discorso cambia molto nel vasto e variegato mondo delle mid-major. Se una Duke può benissimo fare a meno di allenarsi tramite dei buy game che 99 volte su 100 la vedono vincitrice, diverse piccole scuole incontrerebbero un danno economico nel non intascare i compensi legati a questo genere d’incontri. Inoltre, per le mid di alto rango – quelle poche con qualche potenziale da at-large bid – si tratterebbe di rinunciare a grosse occasioni per imbellire il proprio curriculum per la March Madness.

Più in generale, eliminare quei due mesi di competizioni intra-conference, significa anche scombussolare i metric che servono al Committee per selezionare le squadre del Gran Ballo. Una soluzione potrebbe dunque essere quella avanzata da Mike DeCourcy, ovvero allargare in via straordinaria il numero delle partecipanti al Torneo. Il giornalista di Sporting News immagina un terrificante tabellone a 96 squadre, ovvero oltre 1/4 del totale delle formazioni di Division I.

Forse si andrà in questa direzione. O forse no. Possiamo stare certi però che questa non sarà una stagione come le altre.

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