Un anno di transizione per tante squadre, con tanti volti nuovi, ma alla fine vince sempre Villanova. I Wildcats si sono aggiudicati in solitaria il titolo di regular season nella Big East grazie anche al suicidio di Marquette nell’ultima partita. Con le altre otto squadre raccolte fra record 9-9 e 7-10, l’equilibrio nella conference è stato massimo. Al Garden andrà in scena il torneo più incerto di tutto il panorama high-major.
SQUADRE
La migliore
Non ha incantato ma alla fine, come al solito, è risultata essere la migliore della Big East. Villanova ha vinto il titolo di stagione regolare per la quinta volta negli ultimi sei anni nonostante abbia dovuto salutare ben quattro giocatori finiti in NBA. Tantissimo passa dai veterani Phil Booth ed Eric Paschall (35.1 punti di media insieme), oltre che dal tiro da tre (terza in D-I per volume di triple prese sul totale dei tiri dal campo ma con un 35.5% di realizzazione tutto sommato mediocre). Quanto raccolto non è poco ma molto probabilmente non abbastanza per fare strada nella March Madness.
La delusione
Nonostante la bassa età media, Providence doveva giocarsi con St. John’s il ruolo di terza forza e invece ha finito per racimolare un modesto 7-11 nella Big East ed è una delle tre squadre della conference che non rientra neanche lontanamente nei discorsi sulle at-large bid. L’assenza prolungata di AJ Reeves nel bel mezzo della stagione non ha aiutato, così come il rendimento non eccezionale dell’altro freshman di punta, David Duke (state certi però che prima o poi esploderà). Alpha Diallo ha fatto pentole e coperchi ma non poteva bastare.
La sorpresa
Seton Hall aveva dovuto salutare quattro senior che rappresentavano la spina dorsale della squadra e tutti pensavano che questa sarebbe stata la classica stagione di transizione. Kevin Willard però ha zittito i (non pochi) detrattori, coi suoi Pirates capaci di mettere a segno colpacci inaspettati in non-conference (Kentucky, Maryland) e di chiudere la regular season battendo Marquette e Villanova. Merito di una difesa solida e di un attacco guidato da un giocatore che è una delle massime stelle della Big East. Chi? Ne parliamo dopo…
GIOCATORI
Il migliore
Quanto fatto da Markus Howard è stata una delle cose più spettacolari di quest’anno: 25 punti e 4 assist di media tirando col 41.6% da tre, con 9 gare chiuse sopra i 30 punti, fra cui i 45 rifilati a Kansas State e Buffalo e i 53 segnati in casa di Creighton. Il periodo a cavallo fra fine febbraio e inizio marzo non è stato dei più brillanti per lui ma, se in palla, è la point guard immarcabile per eccellenza. Secondi noi, è lui il POY della Big East.
La delusione
Doveva essere il freshman-meraviglia di quest’anno, non solo per Villanova ma per l’intera conference: invece Jahvon Quinerly ha mostrato quanto profonda sia la sua inesperienza, specialmente per il tipo di pallacanestro che gioca Jay Wright. Eccetto qualche bel lampo nel mese di gennaio, la sua è stata una stagione di fatica e frustrazione (3.2 punti e 0.9 assist in 9.1 minuti). Rimandato all’anno prossimo.
La sorpresa
In casa Villanova, per una matricola che ha deluso ce n’è anche una che invece è andato oltre le aspettative più rosee, ovvero Saddiq Bey. Ma il vero giocatore-sorpresa della conference non può che essere il trascinatore della squadra-rivelazione, ovvero Myles Powell (22.6 punti di media). Il leader di Seton Hall era già cresciuto molto l’anno scorso ma nessuno pensava che potesse essere così straripante già adesso, da junior. Il suo repertorio è in continua espansione e, se non dovesse essere il POY di quest’anno, potrebbe benissimo esserlo nella sua stagione conclusiva.