In pochi sanno che al lungo di Duke Wendell Carter Jr, oltre alla pallacanestro, piace anche il teatro. Alla Pace Academy di Atlanta si è addirittura dilettato a fare l’attore, strappando una parte per un ruolo secondario in uno spettacolo. A lui i riflettori piacciono proprio. Ed essendo sin dal liceo un prospetto nazionale, è abituato a vivere con le luci puntate addosso. A Duke però, come nello spettacolo di Atlanta, il protagonista non è lui. Ha un ruolo secondario, cosa che sicuramente non s’immaginava. Carter vive infatti all’ombra del compagno di squadra Marvin Bagley, eppure sta disputando una stagione da incorniciare. C’è chi dice che lui, Carter, sia il segreto meglio custodito di Duke.
Ah se qualcuno pensa che “teatro” sia simbolo di giocatore “leggero”, ecco se lo scordi. Quando Wendell era bambino, il padre lo portò con la forza sulle montagne russe, e nonostante fosse impaurito gli disse di non dover mai avere paura. Per questo, il ragazzo si è tatuato sul bicipite destro la parola “fear” e su quello sinistro “none”.
Ed ecco servito Carter Jr, un misto tra intelligenza e coraggio. Se Bagley non si fosse riclassificato in estate scegliendo di diventare un Blue Devil, adesso il lungo della Georgia sarebbe stato il pezzo pregiato tra i reclutamenti di coach Mike Krzyzewski. E così, mentre il compagno si gode le luci della ribalta, Carter è diventato il vero barometro della squadra, mettendo insieme 14.4 pts, 9.6 reb, 2.2 blk, 1.9 ast, il 58% dal campo e il 48% da 3 in 26 minuti d’utilizzo. Numeri che vanno “pesati”, visto che nel contesto di Duke il numero 34 è la terza o addirittura quarta scelta offensiva, ma una delle abilità che sta mostrando è proprio quella di sapersi prendere quello che la partita offre, senza mai forzare e soprattutto senza apparire. Una caratteristica che lo rende interessante agli occhi degli scout.
Nonostante condivida la presenza sotto i tabelloni con un giocatore atletico come Bagley (che prende 11.4 rimbalzi), il lungo di Atlanta ha un Reb% del 19%. Inoltre risulta essere uno dei venti freshman che dal 1993 ad oggi hanno tenuto una media per gara di almeno 13.5 pts, 9 reb e 1.5 blk. E se a queste cifre aggiungiamo il 40% dall’arco, Carter diventa un giocatore unico nel suo genere. Impressionante pensare che un giocatore di questa caratura non sia mai nominato nelle prime 5 scelte della prossima stagione. Come mai?
Carter non ha l’atletismo di Bagley, né lo skill set offensivo di DeAndre Ayton, e neppure il potenziale difensivo di Mohamed Mamba. Insomma, è difficile proiettarlo oggi come una superstar Nba, ma è abbastanza facile prevedere che di sicuro sarà un buon giocatore. Altro fattore da sottolineare è la presenza difensiva di Carter, big-man di 2.10 metri per 117 kg con una wingspan di 221 cm, che gli permette di essere una presenza nei pressi del canestro. La tabella di seguito – dati Synergy Sports – dimostra che la sua efficienza su 100 possessi vale quella dei migliori lunghi di questa stagione.
Efficienza | % di tiro reale | Efficacia di tiro | Pts | Reb | Blk | Off. Rating | Def. Rating | |
DeAndre Ayton | 32 | 66% | 64% | 35.1 | 19.3 | 3.3 | 131.3 | 98.2 |
Marvin Bagley | 31.3 | 63% | 62% | 36.3 | 19 | 1.8 | 126.6 | 97.5 |
Wendell Carter | 30.4 | 66% | 64% | 29.9 | 19.8 | 4.3 | 131.5 | 94.3 |
Mohamed Bamba | 28.3 | 60% | 58% | 20.7 | 20.7 | 8.2 | 118.5 | 84.6 |
In ogni caso, anche se è capace di fare male da fuori, il post basso resta il suo regno, anche perché a Duke gioca principalmente come centro old-school. Spalle a canestro Carter unisce al senso della posizione, forza fisica e piedi rapidi per aggirare il difensore e arrivare al ferro oppure trovare la miglior angolazione per tirare.
Peraltro la mano è educata e gli permette talvolta di concludere in maniera creativa.
Tra le sue caratteristiche, c’è l’intelligenza di gioco che unita alla visione lo rende un ottimo passatore dal post basso, capace di leggere le situazioni e trovare l’uomo libero. Paradossalmente uno dei giocatori che sta beneficiando di più di questa sua dote è proprio il compagno di reparto Bagley.
Qui invece mette in mostra la pericolosità dal post alto. La sua capacità di mettere palla a terra accompagnata da finte e virate gli permettono di battere l’uomo e arrivare a canestro.
In stagione, come detto, il lungo di Duke sta mostrando di possedere un buon tiro perimetrale (è 17/35 dall’arco), fondamentale per il gioco moderno. Certo, deve ancora dimostrare di essere una minaccia temibile dalla lunga distanza, ma sta acquisendo convinzione nella conclusione. Non essendo un saltatore esplosivo non va a caccia dei lob-pass sopra al ferro, e per questo è un giocatore più adatto al pick’n’pop che al pick’n’roll.
Carter ha un gran fiuto per il rimbalzo sia difensivo che offensivo, non a caso il 24% dei suoi punti arrivano da un errore dei compagni.
È un difensore efficace vicino al canestro, dove fa sfoggio del suo tempismo che sopperisce alle doti atletiche nella stoppata.
Nonostante la grande volontà difensiva – notare il recupero a tutto campo – paga comunque il fatto di non essere agile e dinamico negli spostamenti laterali, come è possibile vedere nella prima azione in cui non riesce a chiudere il fondo quando attaccato da un giocatore più rapido e piccolo.