Drew Timme dimostra ancora una volta di essere il miglior giocatore della Division I e trascina di peso Gonzaga alle Sweet 16. Memphis gioca un primo tempo perfetto ma non basta, anche se lotta fino alla fine e quindi solo complimenti ai ragazzi di Penny Hardaway. Gli Zags troveranno Arkansas, che ha battuto New Mexico State in una partita orrenda, che vi consigliamo sinceramente di non vedere
#1 Gonzaga – #9 Memphis 82-78
# 12 New Mexico State – #4 Arkansas 48-53
Un solo Mvp
A volte lo schema più semplice è anche quello più efficace. Che fare quando non gira quasi niente? Dare la palla a ripetizione al proprio miglior giocatore. Sotto di 10 all’intervallo, Gonzaga inizia il secondo facendo gestire tutti i possessi in attacco a Drew Timme. E il risultato sono 11 punti filati del senior di Mark Few che ricuce in un amen il divario e riporta la sua squadra là dove doveva essere, cioè in vantaggio. Alla fine per Timme saranno 25+14 ancora con il 60% dal campo (ma ancora litigando ai liberi: 4/8 e siamo a 10/21 nel torneo) ma, più che dalle cifre totali, il suo impatto si vede nei momenti in cui sceglie di cambiare le partite, riuscendoci. Sono 4 i punti del primo tempo, 21 nel secondo: “The Drew Timme effect came into play”, la perfetta sintesi di Penny Hardaway.
Il primo tempo di Memphis è infatti pressochè perfetto, grazie a una rotazione lunga in cui tutti fanno qualcosa di positivo, dai veterani ai freshman, dai titolari agli uomini della panchina. I Tigers vanno a rimbalzo offensivo come indemoniati, alternano corpi grossi sui lunghi di Gonzaga di fatto escludendoli dalla partita, e gioca allo stesso ritmo alto dei suoi avversari, andando in vantaggio anche di 12 punti. Poi entra in gioco il fattore Timme che riporta la partita in partià, ma Gonzaga vince perchè il suo lungo non viene lasciato solo.
Non è Chet Holmgren a dargli una vera mano, ma Andrew Nembhard e Raisir Bolton, cioè le due guardie titolari che segnano 40 punti in due. Soprattutto il canadese è decisivo con una tripla e la freddezza ai liberi nell’ultimo minuto, perchè Memphis comunque lotta fino alla fine, dimostrando di essere diventata finalmente una squadra nel momento più importante della stagione. Non è bastato però, perchè Gonzaga ha dimostrato ancora una volta perchè è la più seria candidata alla vittoria finale: ha Drew Timme e non molla mai.
Il Muss-Bus torna alle Sweet Sixteen
Se state cercando una partita da guardare per riempire la vostra domenica pomeriggio divertendovi, ecco, questa non fa per voi. Una buona difesa messa in campo da entrambe le squadre e due attacchi ben al di sotto della sufficienza hanno prodotto un crash test dei ferri lungo quaranta minuti. Per darvi un’idea ancora più precisa del match, Arkansas ha vinto tirando con il 27.5% dal campo, il dato più basso del Torneo da quando è stato introdotto lo shot clock (1986). Davvero, è qualcosa che non vorreste vedere.
Detto ciò, ad Arkansas va dato il pieno merito di aver annullato Teddy “Buckets” Allen, limitandolo a 12 punti con il 31.2% dal campo e gran parte del merito va a Au’Diese Toney, splendido in marcatura e anche a chiudere il match in contropiede. A tenere in vita New Mexico ci ha pensato Johnny McCants, soprattutto nel secondo tempo quando ha suonato la carica con una schiacciatona ad una mano seguita da due triple per il primo vantaggio Aggies da inizio partita. Purtroppo per lui e per i suoi compagni è stato solo un fuoco di paglia.
STEAL, PASS, SLAM 😱
What a play for the Razorbacks!@RazorbackMBB #MarchMadness pic.twitter.com/ik9yNGVNc3
— NCAA March Madness (@MarchMadnessMBB) March 20, 2022
Arkansas ha sfruttato alla grande la verve di JD Notae che, in particolar modo nel primo tempo, ha dominato la partita con 12 dei suoi 18 punti finali e cinque delle 8 rubate. Il senior ha vissuto una serata opposta a quella del primo turno, dove aveva trovato la via del canestro solamente nella seconda frazione del match, ma con un denominatore in comune: i falli. Anche contro gli Aggies, ha dovuto lasciare il campo per una buona porzione di tempo a causa del numero dei falli commessi troppo in fretta e questo a lungo andare può creare problemi alla squadra di Musselman perché non ci saranno sempre Davonte Davis o Chris Lykes a prendere in mano la situazione.