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F4, i 12 protagonisti di San Antonio

Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 29 Mar, 2018

Quattro squadre a giocarsi il titolo e 12 protagonisti da tenere d’occhio in queste Final Four. Dopo aver passato in rassegna le 4 università che si giocheranno il titolo, vediamo chi sono i giocatori che a San Antonio potranno diventare star.

Iniziamo con un’avvertenza: abbiamo deciso di non includere Jalen Brunson. Perché? Semplice, tutto ciò che c’è da sapere sulla miglior PG del college basket lo trovate qui.

Moritz Wagner (PF, Michigan)

Non un Torneo Ncaa indimenticabile per il tedesco che sta facendo fatica ad entrare in ritmo soprattutto in attacco. Contro Texas A&M la sua miglior prestazione, per continuità e per skill-set offensivo. Resta indubbiamente il Wolverine da tenere maggiormente sott’occhio per la difesa di Loyola, perché in tutte le partite fin qui giocate ha comunque sempre avuto un momento di onnipotenza.

 

Charles Matthews (SF, Michigan)

Il giocatore più in forma della squadra in questo periodo, ha alzato il suo livello di gioco e sta collezionando ottime prestazioni. Si sta facendo carico di responsabilità che fino a ieri non si era certi potesse prendersi. Forse il giocatore che più di chiunque altro sta beneficiando di questa ribalta per accrescere le sue quotazioni in ottica Nba.

Muhammad-Alì Abdur-Rahkman (SG, Michigan)

Una presenza sia in attacco che in difesa. Anche se non si vede, lui c’è. Uno dei giocatori più freddi presenti alla Final Four, non ha paura di prendersi tiri importanti. Contro Houston ha sbagliato la penetrazione del pareggio, ma è stato poi lucido a servire Jordan Poole. Non bisogna mai dimenticarlo, altrimenti ti può punire.

Clayton Custer (PG, Loyola)

Leader in punti, assist e miglior tiratore dall’arco della squadra, è lui che detta i ritmi di gioco. Sembra quasi un’estensione fisica di coach Porter Moser. Grande protagonista dell’intera stagione di Loyola e, in particolare, della March Madness dato che il suo tiro – e un pizzico di fortuna – ha permesso di battere Tennessee al Round 32.

Donte Ingram (SF, Loyola)

Quello che forse più di tutti si assume le responsabilità quando il pallone pesa. Il buzzer beater contro Miami ne è una dimostrazione. Tra i maggiori talenti di una squadra che di prospetti veri e propri non ne ha, è piuttosto versatile e non si dà mai per vinto. Lontano o vicino al canestro, riesce sempre a rendersi pericoloso.

 

Cameron Krutwig (C, Loyola)

Il freshman è l’unico che dà una dimensione interna a Loyola grazie alla stazza possente con la quale occupa molto spazio. A prima vista, sembra un giocatore di basket giusto per l’altezza ma sopperisce alle doti fisiche con una grande intelligenza. Imprescindibile il suo contributo, e sa far male come e quando meno te lo aspetti.

Malik Newman (SG, Kansas)

C’è chi lo chiama Mr. March, chi come coach Bill Self  “our best player this past month”: la verità è che a marzo è esploso tutto il talento di questa guardia che in uscita dall’high school sembrava l’ennesimo one&done da lottery al Draft che poi si è perso per via della mancanza di costanza. Talentuoso ma a sprazzi, i 32 punti vs Duke (13 nell’overtime) nelle Elite Eight hanno coronato un Torneo nel quale sta viaggiando a 21.8 punti con il 44.8% da tre. On fire.

Devonte’ Graham (PG, Kansas)

Sta tirando male (18/53 dal campo) e perdendo qualche pallone di troppo (3 di media), ma alla fine rimane sempre lui il leader dei Jayhawks: go to guy vs Penn, assistman vs Seton Hall, decisivo con un rimbalzo offensivo fondamentale nel finale vs Clemson e all-around vs Duke. Immaginatevi se giocasse delle Final Four a livello del suo talento. Vitale.

Sviatoslav Mykhailiuk (SF, Kansas)

Non guardate i numeri (11.5 punti di media con il 40% dal campo), l’ucraino è la pedina fondamentale nello small ball di Kansas. Da falso quattro è stato eroico contro Duke: in difesa tenendo come nessuno in questa stagione Marvin Bagley e in attacco piazzando la tripla che ha mandato la gara all’overtime. Killer silenzioso.

 

Donte DiVincenzo (SG, Villanova)

In una squadra con una rotazione molto corta, fa comodo avere il miglior sesto uomo di tutto il college basket. “Big Ragù” è uno di quei giocatori cult che non si può non amare non solo per via del soprannome o le origini italiane, ma perché sul parquet dà tutto se stesso e non c’è cosa che non sappia fare: 8 assist vs Radford, un primo tempo da eroe in solitaria vs Alabama o i solidi 12+8 rimbalzi nella serata-no al tiro di Nova vs Texas Tech. Imprescindibile.

 

Mikal Bridges (SF, Villanova)

La miglior SF del college basket sta giocando un Torneo altalenante, litigando con il ferro e spesso con i falli, ma quando si accende diventa il giocatore dominante visto in stagione su entrambi i lati del campo. Per informazioni chiedere a Alabama che si è vista piovere 22 punti in un tempo. Ah, è anche uno dei migliori difensori di questa March Madness. Decisivo.

Omari Spellman (PF/C, Villanova)

Corpo da centrone, mani da esterno: è il miglior tiratore da tre dei Wildcats (9/17 al Torneo), ma anche il miglior rimbalzista (7.2). Nei momenti di difficoltà contro West Virginia e Texas Tech ha piazzato sempre la giocata decisiva che sia una schiacciata o una tripla. È in costante crescita. X-factor.

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