Randy Bennett si ricorda la prima volta che l’ha visto. Aidan Mahaney aveva 6 anni e giocava nella palestra di Saint Mary’s una partita. Che perse. E uscì dal campo piangendo senza stringere la mano ai suoi avversari. “I told his mom right then, ‘I like the guy. He cares a lot.’ That’s how he was from Day 1”, racconta il coach dei Gaels.
Gli è piaciuto subito e Bennett ha continuato a seguirlo anche perché ci sono giusto due miglia dalla Campolindo high school al campus di Moraga, dove ha sede SMC, università privata cattolica che fa parte delle scuole lasalliane cioè ispirate ai principi di Jean Baptiste de la Salle. E ancora una volta, come successo spesso nei suoi 22 anni passati sulla panchina dei Gaels, Bennett ci ha visto giusto. Perché Aidan Mahaney è arrivato con nessun riflettore addosso e non ha tuttora nessuna prospettiva Nba davanti, ma è senza dubbio uno dei migliori freshman della stagione.
Hanno provato a reclutarlo Arizona, Xavier, più tutte le californiane, da Cal a San Francisco a Stanford, e anche qualcuna dall’Ivy League, Yale soprattutto e Princeton, ma Mahaney ha deciso di rimanere a casa e di non allontanarsi dai suoi 3 fratelli, il più grande con la sindrome di Down, e di restare quindi a Moraga. Guardia di 1.90 cm e 80 chili scarsi, con tanta, tanta faccia tosta e voglia di prendersi subito la squadra in mano. E Bennett ci ha impiegato un mese a dargliela: dopo una striscia di 3 sconfitte consecutive, ha fatto accomodare in panchina Augustas Marciulonis, cioè il figlio del grande Sarunas, e Mahaney è diventato il play titolare di una squadra che ha perso due partite nelle successive venti. E al momento è alla n.15 del ranking dell’Ap e guida la WCC.
Già, la conference di Gonzaga, e proprio nella partita casalinga contro gli Zags Mahaney ha mostrato tutto quello che può fare. Nel male per gran parte della partita e poi nel bene per vincerla quasi da solo, con 16 punti e 3 assist negli ultimi 6 minuti del tempo regolamentare e poi nei 5 dell’overtime. La mano destra è quella forte e in penetrazione non ha paura di niente e di nessuno
Ma anche con la sinistra grossi problemi di creatività non ce ne sono
Sempre in tema spregiudicata follia, questo è l’assist tanto rischioso quanto preciso per mandare la partita all’overtime
E’ 0/6 da 3 ma non smette di tirare e nel supplementare scaglia questo piccione, che la dice lunga di quanto gli dei del basket quest’anno siano con lui
E Saint Mary’s vince, soprattutto grazie al suo freshman. Ma non è quella contro gli Zags l’unica partita decisa da Mahaney che evidentemente di paura ne ha ben poca
Eppure nel quintetto di Randy Bennett ci sono tre senior e un junior, e non dovrebbe quindi essere il ragazzino ultimo arrivato a prendersi questi tiri. Invece, Mahaney è il punto di riferimento dei Gaels in attacco e con 15.1 punti è il miglior realizzatore della squadra grazie anche al suo 41% da 3.
Lo stile dei Gaels è sempre lo stesso, non si scappa: ritmo lentissimo (360/mi per adjusted tempo, più di 20 secondi per possesso), rotazioni ridottissime (359/mi per minuti alla panchina) e soprattutto grande difesa (quarta della nazione con 58,9 punti concessi). Questo è il suo punto debole, come ammette lui stesso: “I’d be lying if I said I was a great defender right now but I want to be great at it”. Ma tutto il resto lo sa fare parecchio bene per essere un classe 2003. E il record di punti realizzati da un freshman per i Gales di Patty Mills è pronto per essere cancellato.