Home 9 Focus 9 Big Z e gli altri, le montagne russe dei freshmen di Kentucky

Big Z e gli altri, le montagne russe dei freshmen di Kentucky

Autore: Raffaele Fante
Data: 9 Feb, 2024

E adesso con Big Z Kentucky è al completo. Ed è una delle squadre più divertenti del college basket soprattutto grazie alla sua classe di freshman che è una delle cose migliori (e imprevedibili) viste finora in stagione. Sono 7 i ragazzi al primo anno reclutati da John Calipari per arrivare fino in fondo perché hanno talento e centimetri a sufficienza per tornare a vincere il titolo. C’è un problema però: o imparano a difendere o il loro cammino al Torneo finirà prestissimo.

 

Il lento cammino di Big Z

Dei 7 freshman, solitamente 3 partono in quintetto e 4 escono dalla panchina, con il solo Jordan Burks utilizzato quasi esclusivamente nel garbage time, mentre tutti gli altri vengono impiegati attorno ai 20 minuti con l’ovvia eccezione dell’ultimo arrivato, cioè Zvonimir Ivisic, o Big Z per tutti gli americani amanti dei soprannomi e in difficoltà con i nomi slavi. In attesa di capire quale sarà davvero il suo reale impatto, per ora il croato ha aggiunto interesse a una squadra già interessante di per sé: unicorno, stretch five o point center, chiamatelo un po’ come volete, ma la sostanza è che di 2.19 che tirano da 3 e corrono il campo come Ivisic nel college basket non ce ne sono.

 

Le sue caratteristiche si inseriscono bene in un sistema di gioco uptempo, ma il rovescio della medaglia è che è il casino di corsa di Kentucky non sempre è il posto migliore dove giocare per un europeo. E infatti, dopo lo strabiliante esordio contro Georgia, sono arrivate solo comparsate durante le quali si è capito che il ragazzo soffre la fisicità dei centri stazzati (vedi la partita contro South Carolina), e anche di quelli non stazzati. Ven Allen-Lubin è il classico finto centro del college basket che supera di poco i due metri, ma non ha problemi a prendergli un rimbalzo in testa per poi segnare.

 

Non è un uomo d’area, e questo è chiaro, ed è svanita in fretta la naturalezza con cui aveva affrontato il match di esordio che aveva fatto pensare che il suo inserimento nel college basket potesse essere rapido e sfolgorante. Così non è, Calipari gli ha chiaramente spiegato che “come giocava contro adulti in Europa, deve capire che gioca contro adulti anche nel college basket” e lo usa sempre per brevi stint, anche se l’altro freshman Aaron Bradshaw non è che stia facendo sfracelli (6.2 punti e 4.5 rimbalzi in 19’) e ha perso il posto in quintetto in favore del sophomore nigeriano Ugonna Onyenso.

Bella comunque la vita con 3 sette piedi (abbondanti) a disposizione e l’arrivo di Big Z porta a 10-uomini-10 la rotazione dei Wildcats, che però soffrono tutti di chiaro bipolarismo cestistico. Unica squadra della Division I con 4 giocatori che danno più di 3 assist a partita, Kentucky ha il terzo attacco della nazione, con quasi 89 punti segnati a partita ma anche la 319/a difesa della nazione, con oltre 78 punti incassati a partita. E nel college basket così non si va mai troppo lontano.

 

Dillingham e Sheppard, dalla panca con furore

È sfavillante il 41% da 3 (seconda in D1), con 3 giocatori abbondantemente sopra il 40% dall’arco, deprimente la facilità con cui si entra nell’area di Kentucky. Difesa e attacco, due facce opposte della stessa squadra. Ben descritte dalle due migliori sorprese del roster di Calipari, due freshman che stanno scalando posizioni nel nostro mock draft e che nessuno si aspettava a questi livelli.

Definito giustamente dal coach di Missouri Dennis Gates “the best iso player in the country”, Rob Dillingham è il secondo miglior marcatore della squadra con 15.5 punti a partita nonostante parta dalla panchina per neanche 24 minuti in campo: attaccante di 19 anni appena compiuti in grado di segnare da ovunque contro chiunque con il 43.3% da 3 oltre una buona visione di gioco (4.1 assist a partita), ha due razzi nelle gambe in perenne accelerazione che lo porteranno dritto dritto in Nba. Il suo talento offensivo è esploso nel big match contro Tennessee con 35 punti in 27 minuti.

 

Peccato che sia esplosa anche la sua difesa e Zakai Zeigler, 1.75 cm di non immenso talento, ha fatto il suo career high di punti (26) e assist (13) con giri al ferro in discreta libertà come questo…

 

…o come questo.

 

Discorso in parte simile per Reed Sheppard, figlio di due leggende di Kentucky come Jeff Sheppard (due titoli con i Wildcats) e Stacey Reed: sorprendente la sua stagione finora in cui è stato a mani basse una delle novità positive e inattese, grazie a uno stile di gioco pulito e ordinato e una mano morbidissima: a lungo oltre il 60% da 3, ora è sceso a un comunque strabiliante 53.7% che gli vale sempre il primo posto della nazione a mani basse.

Arrivato a luci semi spente a Lexington, con la curiosità dovuta ai suoi illustri genitori maggiore delle aspettative sul suo impatto in campo, Sheppard ha sostanzialmente stupito tutti: frangia regolare da secchione, a parte le ultime gare saltate da DJ Wagner, entra dalla panchina e prova a mettere ordine nel gioco di UK, rappresentando il complemento perfetto di Dillingham. Mentre l’altro corre a 100 all’ora e tira tutto, lui pensa e decide a un altro ritmo, riempiendo tutta la stat line: in 28 minuti, produce 12 punti e prende 4.3 rimbalzi, è il miglior assistman della squadra con 4.2  e recupera quasi due palloni e mezzo a partita come nessuno nella Sec. E, quando alza la mano, sono 3.

Certo, la difesa non è decisamente il suo punto forte e i suoi recuperi sono in gran parte dovuti alla sua intelligenza nell’infilarsi tra le linee di passaggio e molto meno alle sue gambe.

 

Justin Edwards e DJ Wagner, una delusione e mezza

E veniamo alle note più dolenti che hanno un nome e un cognome: Justin Edwards. In teoria, doveva essere il talento migliore arrivato alla corte di Calipari, numero 3 della classe 2023 per Espn, un all around di due metri scarsi in grado di fare tutto. In effetti, è in grado di fare tutto, male però. Detto che ogni freshman ha i suoi tempi di maturazione, quelli di Edwards si stanno facendo un pelo lunghi per un ragazzo (del 2003) che era dato serenamente nelle prime 5 scelte del draft 2024. Invece il season high di 17 punti appena realizzato contro la modestissima Vanderbilt racconta il livello della sua stagione finora, ma tant’è: 17 sono i punti che aveva realizzato complessivamente nelle 5 partite precedenti e non andava in doppia cifra da dicembre, quando ne segnò 13 alla ridicola Louisville. Le sue medie di 8 punti e 3.6 rimbalzi danno l’idea del suo ruolo da comprimario che in campo non ha proprio trovato una dimensione, sbagliando scelte e attraversando le partite come un fantasma.

Meglio, ma comunque anche lui un po’ sotto le attese, la stagione di DJ Wagner, altro recruit 5 stelle destinato all’Nba senza se e senza ma. Ci andrà, ma gli scout hanno senz’altro notato la sua mano non esattamente fatata che lo rende una minaccia poco temibile dall’arco (31%). Anche lui figlio d’arte (come vi avevamo raccontato a inizio stagione), Calipari lo ha usato prevalentemente come portatore di palla con licenza di attaccare il ferro, ruolo tutt’altro che semplice per un classe 2005: Wagner è infatti il più giovane dei freshman di UK, ben un anno e mezzo in meno rispetto a Edwards e Bradshaw, e non si può non tenerne conto: peraltro, nelle 4 partite che ha perso per infortunio, Kentucky ha battuto solo Vanderbilt perché comunque la sua voce in campo si sente ed è il difensore meno sospetto di tutti.

Dal quinto posto nella Sec si può risalire e all’inizio del torneo manca più di un mese: c’è ancora tempo per migliorare in difesa e per capire come sfruttare al meglio un giocatore come Ivisic. Comunque andrà, con questi Wildcats di certo non ci si annoia.

Articoli correlati

Arrivano i nuovi freshmen

Non c'è la stella assoluta, ma tanti giocatori molto ma molto interessanti: vediamo chi sono i migliori freshman americani in Leggi tutto

Offese, pompieri e dollari sperperati

Credevate che il mondo del basketball Ncaa smettesse di generare notizie e curiosità durante i mesi più caldi dell'anno? E Leggi tutto

Dagli Usa all’Italia, ecco i nuovi freshman
Harry Gilles (Duke)

Non c’è IL nome come l’anno scorso, quando lo sbarco di Ben Simmons a LSU è stato preceduto da fiumi Leggi tutto

Parlare con le foche, stranezze da Ncaa

In attesa dell'inizio della stagione ecco un po' di curiosità dal mondo della Ncaa, dalla mascotte che incute paura alle Leggi tutto

Quei bravi ragazzi… del college
Ncaa basketball - Derek Willis (UK)

Da Myles Davis a Derek Willis, il college basketball è fatto anche di bad boys. C'è chi si ubriaca e Leggi tutto