Se esploderà, di DJ Wagner non si potrà dire che nessuno l’ha visto arrivare: all’alba della sua prima stagione in NCAA, a Kentucky, il classe 2005 deve infatti già far fronte ad un hype creatosi attorno a lui negli ultimi tre anni.
Figlio e nipote d’arte, il nonno Milt fu una comparsa in NBA tra il 1986 ed il 1990, mentre Dajuan Sr. venne scelto da Cleveland alla sesta pick assoluta del Draft 2002, prima che pesanti problemi di salute ne stroncassero la carriera sul nascere.
Come loro, DJ ha frequentato l’high school a Camden (giocando agli ordini dell’ex-NBA Rick Brunson), ma il suo nome era molto chiacchierato ancora prima dell’esordio liceale: nell’estate del 2019, invitato ad un paio di minicamp di Team USA, mette già in mostra qualità più che notevoli per un quattordicenne. Leggenda vuole che il giorno del suo esordio, nel dicembre 2019, fuori dal palazzetto dell’high school si accalcassero spettatori già un’ora prima della partita.
Da quel momento, DJ Wagner non è mai uscito dai radar, e non ha mai lasciato la vetta dei vari ranking di recruitment per la classe 2023. Poco meno di un anno fa ha scelto di promettersi a Kentucky (preferita a Louisville), andando ad aggiungersi a Justin Edwards e al suo compagno a Camden Aaron Bradshaw in quello che si preannuncia di gran lunga il miglior pacchetto di freshman della prossima stagione.
L’approccio con il college basket è stato piuttosto inusuale per loro, costretti a scendere subito in campo già a luglio per il GLOBL JAM, un torneo a quattro tra una squadra di college (a rappresentare gli Stati Uniti) e diverse rappresentative nazionali Under 23. Quest’anno, a Toronto, i Wildcats hanno avuto ragione dei padroni di casa del Canada, della Germania e di una selezione della federazione africana.
Nonostante i pochissimi allenamenti nel serbatoio, DJ Wagner ha già mostrato diversi sprazzi interessanti, lasciando intendere quale può essere il suo ruolo all’interno degli schemi di Coach Calipari. Arrivato come una combo guard dalle spiccate dosi realizzative, Wagner ha confermato di vedere il canestro (14 punti di media in 30 minuti col 42% dal campo), ma ha anche messo in mostra un arsenale già completo ed adattabile alle varie situazioni di gioco. Oltre a procurarsi in maniera brillante i propri tiri, l’ex-Camden ha messo spesso in ritmo i compagni, trovando i passaggi giusti al momento giusto e dimostrando di non avere nessuna paura di prendere la palla in mano e gestire il tempo dell’attacco di Kentucky.
Il bagaglio di caratteristiche positive che Wagner si porta in NCAA è di una completezza rara per un freshman: nonostante si muova benissimo senza palla, si accende quando viene coinvolto dal palleggio. È dotato di una combinazione eccezionale di rapidità, controllo del corpo e comprensione del gioco che gli permette di manipolare la difesa a suo piacimento: questo lo rende tanto letale quando si stacca in step-back quanto nell’attaccare in pick and roll, o nello sfidare il diretto marcatore in penetrazione. Sa arrestarsi in spazi e tempi davvero ristretti, e nel chiudere al ferro sembra sempre capace di mettere il corpo nella giusta angolazione per massimizzare le possibilità di fare canestro. Nonostante sia uno scorer di livello, in queste prime uscite ha già dimostrato di avere la pazienza giusta per attaccare la difesa schierata, a volte rinunciando alla conclusione personale se è possibile servire un compagno meglio piazzato.
Se dal punto di vista tecnico Wagner sembra già un giocatore sgrezzato, il suo inizio al college ha svelato anche anche una personalità matura, da potenziale trascinatore: intenso su entrambe le metà campo, sempre presente nel flusso del gioco, capace di leggere le situazioni e reagire in maniera efficace.
Ovviamente, non mancano aspetti su cui può e deve migliorare, soprattutto visto il suo destino annunciato di one-and-done: nonostante la buona tecnica di tiro, le percentuali da tre sono migliorabili (33% su 4.5 tentativi a partita al GLOBL JAM), soprattutto in catch-and-shoot. Rendere più solido questo fondamentale costringerebbe la difesa a uscire più spesso forte su di lui quando riceve sull’arco, aumentando le situazioni in cui può attaccare il closeout in controtempo, scenario in cui eccelle.
Tra le tante luci, comunque, qualche ombra rimane: Wagner e lo staff di Kentucky dovranno capire con cura quale ruolo cucirgli attorno. Da un lato, ha dimostrato di avere le carte in regola per poter agire da principale regista offensivo, ma al momento sarebbe avventato pensare di utilizzarlo lì con continuità per tutta la stagione. Dall’altro, il suo spot sarebbe quello di combo guard, ma la sensazione è che senza un miglioramento deciso delle percentuali al tiro ci sia il rischio di “ingolfarsi”, soprattutto nei momenti delicati in cui la palla pesa di più. Da questo punto di vista però, l’allenamento effettuato a fine settembre assieme a Damian Lillard lascia ben sperare.
La terza soluzione sarebbe quella di spostarlo da uno slot all’altro a seconda del quintetto, dell’avversario e del momento della partita, col rischio però di arrivare alla prossima estate senza aver scacciato i dubbi presenti sui tabellini degli scout NBA, che apprezzerebbero sicuramente di più un profilo già piuttosto pronto e inquadrato. In ogni caso, sarebbe molto sorprendente vederlo scivolare fuori dalle prime dieci chiamate al prossimo Draft.