Chet Holmgren ha scelto e andrà a Gonzaga. Ha annunciato la decisione in diretta tv, come i giocatori più importanti, perché la sensazione è che sia uno di quelli che hanno qualcosa di speciale. È primo nella lista Espn 100 dei giocatori classe 2021. Quante volte avete sentito usare il termine “unicorno” per descrivere un giocatore di basket? Non si contano. Nel caso di Holmgren nessuno è obbligato a rispolverare questa definizione, ma allora sceglietevi un altro animale mitologico a piacere, che sia minotauro o grifone, perché il ragazzo di Minneapolis è davvero particolare. Non serve essere esperti di basket per capirlo, basta guardarlo.
È un “sette piedi” anzi 7-1 ossia 2,16 centimetri, ma magro magro. In rete sul suo peso c’è chi sostiene sia 86 e chi 88 kg. Non cambia molto, è troppo magro per fare il centro, categoria nella quale è inserito. La considerazione ha fondamento, ma in compenso Holmgren porta sul campo doti di ball handling e potenzialmente anche un tiro da guardia. Attenzione che c’è il trucco, Chet era davvero una guardia. La sua carriera giovanile l’ha passata a fianco del suo grande amico Jalen Suggs cercando di imitarne i movimenti. Poi è cresciuto di quasi “otto pollici” in un anno. Sono 20 centimetri, quasi 2 centimetri al mese.
Problemi e opportunità
Holmgren non è il primo ad aver registrato una crescita anomala di questo tipo. Un altro, per citare un lungo che molti appassionati Nba conoscono, è Kelly Olynyk, che oggi gioca agli Houston Rockets e che non a caso ha tra le sue abilità proprio ball handling, tiro e lettura del gioco. Olynyk però non è cresciuto così tanto in così poco tempo ed era anche più strutturato muscolarmente.
Chet invece era magro anche quando era più basso, e quindi la crescita in altezza ha reso molto complesso trovare nuova coordinazione e nuovi movimenti. Ecco, qui viene il bello. Se dopo questa descrizione vi immaginate un lungo che ciondola per il campo un po’ disorientato siete fuori strada, ma di tanto. Holmgren nell’epoca dei social network è diventato virale per questa cosa qui.
La partita era chiaramente un “exhibition game”, ma fare un movimento di quel tipo per un 2.16 resta comunque difficile. Sarebbe complesso anche 1 vs 0. La ciliegina (molto social) è che l’avversario diretto di Holmgren era Steph Curry, che partecipava a scopo promozionale. Boom di like, boom di visualizzazioni e boom generale per il talento del Minnesota. E i problemi di coordinazione derivanti dalla crescita? Ecco, ci sono ancora e lui conferma di continuare a lavorarci. La domanda degli scout è: quando li risolverà del tutto cosa sarà in grado di fare?
La scelta di Gonzaga
Parlare di statistiche per giocatori che provengono dalla high school è già poco significativo in condizioni normali, figuriamoci per un atleta come Holmgren che nel suo anno da freshman alla Minnehaha Academy registrava 6 punti e 3 rimbalzi. Nell’anno da junior i punti sono diventati 14.3, i rimbalzi sono passati a 8.3 ma soprattutto sono state aggiunte quasi 5 stoppate a partita.
È evidente che, anche a causa del peso, il primo grande impatto di Chet su un campo da basket oggi è difensivo. La sua apertura di braccia (226 cm) e la sua agilità lo rendono un rim protector pazzesco. Quanto invece al tiro, le potenzialità come detto ci sono, ma l’ultima stagione in high school il suo tabellino recita 3 triple segnate su 5 tentativi. Ottima percentuale ma campione statistico non significativo.
Le basi sembra proprio che ci siano e Gonzaga sembra essere il posto migliore in cui svilupparle. La scelta del college allenato da Mark Few testimonia come anche gli Zags oggi siano tra le big della Ncaa quanto a recruiting. Nel caso di Holmgren ovviamente il fatto che il grande amico Suggs avesse scelto Gonzaga prima di lui, arrivando a giocarsi la finale del Torneo, ha avuto un ruolo nella scelta. Ma è chiaro che il futuro per i Bulldogs si fa sempre più luminoso.