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Dai campi italiani all’Ncaa, tutti i nomi

Autore: Raffaele Fante
Data: 1 Feb, 2018

Sono stati delle stelle o delle comparse, campioni d’Italia o fenomeni in serie C, promesse mancate o protagonisti inattesi. Per alcuni era tutto scritto e bastava averli visti una volta in campo con la palla tra le mani per capire cosa avrebbero fatto alla fine della loro carriera da giocatori. Sono gli americani passati nelle squadre italiane che ora lavorano a vario titolo nelle università dell’Ncaa, molti come assistant coach, altri con compiti diversi anche nelle squadre più importanti del college basketball.

Abbiamo controllato i coaching staff delle 351 squadre della Division I. Ed ecco chi abbiamo trovato.

Da floor general alla panchina

I floor general sono gli allenatori in campo, quei giocatori che spesso hanno il controllo della partita più di chi li dirige dalla panchina. Con Tyus Edney, play della grande Treviso dei due scudetti (e due Final Four) di Mike D’Antoni ed Ettore Messina, abbiamo parlato all’inizio dell’anno della stagione di UCLA, dopo il suo arrivo come assistant coach di Steve Alford la scorsa estate.

Quattro gli scudetti vinti di fila a Siena da Terrell McIntyre, autore nel 2006 dello storico record di 10/10 da 3 con la maglia di Reggio Emilia che chissà mai chi riuscirà a battere

 

Come Edney, anche McIntyre dalla scorsa estate ha trovato un nuovo lavoro, tornando come director of player development nella sua università, Clemson, che ha guidato da giocatore al torneo Ncaa per tre stagioni di fila e a una finale del Nit. E che, assieme a Siena, rimane la città del suo cuore.

Un altro giocatore che è tornato nella sua alma mater è ‘il professore’, alias Randy Childress che ha girato per dieci anni tutta l’Italia passando da Scafati a Montegranaro, da Varese a Sassari, e ormai dal 2012 lavora a Wake Forest, diventando nelle ultime due stagioni associate head coach di Danny Manning. Per allenare chi? Suo figlio Brandon, PG dei Demon Deacons che sta sfiorando la doppia cifra di media in oltre 25 minuti sul campo. Qui ci spiega qual è però il suo vero sogno.

Randolph e Brandon Childress

Randolph e Brandon Childress

Nello stesso decennio di Childress, ha girovagato in Italia e in Europa Scoonie Penn, nuovo director of player development della sorprendente Ohio State. Da Trieste a Veroli, passando per Roma, Pesaro e Bologna sponda Virtus, Penn è tornato nell’università dove ha disputato due grandi stagioni da giocatore, dopo aver iniziato la sua carriera universitaria a Boston College.

E’ tornato l’anno scorso in Italia perchè Verona gli ha addirittura organizzato uno ‘Iuzzolino day’ con tanto di ritiro della maglia numero 8: Mike Iuzzolino, ora assistant di Robert Morris, è stato il protagonista di quattro grandi stagioni della Scaligera, iniziate con la vittoria in Supercoppa contro Milano nel 1996 e proseguite con la storica coppa Korac nel 1998 contro la Stella Rossa tra i fumogeni del Pionir di Belgrado.

L’Olimpia in Ncaa

Dopo aver lasciato Verona, Iuzzolino giocò a Roma e Milano e proprio l’Olimpia è la squadra italiana che ha attualmente il maggior numero di ex giocatori impegnati nei college. Casey Shaw è assistant coach di Vanderbilt e, nell’estate del 2016, lo abbiamo intervistato mentre era in Italia impegnato con i suoi Commodores nel College Basketball Tour. Joe Blair ha lasciato Arizona e ora è assistant dei Rio Grande Valley Vipers, in D League, mentre un altro lungo passato non troppo tempo fa nelle file dell’Olimpia, cioè David Chiotti, è tornato dai suoi New Mexico Lobos come director of player development.

Ben più numerose le guardie che sul campo a Milano hanno lasciato ricordi diciamo non esaltanti, e ora lavorano in Ncaa: il ruolo più prestigioso nell’università più prestigiosa è quello di Mike Nardi, director of basketball operations di Villanova, cioè la sua alma mater dove è tornato dopo 9 anni trascorsi in Italia.

Mike Nardi con la maglia dei Wildcats

Il primo in ordine cronologico è stato invece Duane Simpkins che, nella sua prima partita in maglia Pippo, sfiorò il trentello e fece gridare al fenomeno, cosa che invece non era proprio. Ora è assistant coach a George Mason. Nell’era Armani, durò solo 9 partite prima di andare a Treviso Reece Gaines, attuale assistant di Eastern Kentucky, mentre arrivò a Milano a stagione in corso Will Conroy, il più importante assistant di coach Mike Hopkins a Washington, dove è tuttora il leader all time negli assist e dove ha allenato l’anno scorso la scelta n.1 del draft Markelle Fultz. Un altro play che doveva cambiare le sorti dell’Armani e invece non cambiò proprio nulla è Hollis Price, dal 2014 director of player development a Houston.

Non solo assistant ma anche head coach

Restiamo a Milano, dove nelle ultime due stagioni ha giocato Rakim Sanders: il suo allenatore a Fairfield era Sidney Johnson, lui pure con un passato non esattamente memorabile come playmaker dell’Olimpia. Johnson è tuttora l’allenatore degli Stags (con Tyson Wheeler, ex Cantù e Teramo, come vice) e non è l’unico coach di Division I ad aver giocato nel nostro paese. Giovanni De Nicolao può solo imparare come fare canestro da Steve Henson, alla guida di UTSA dopo due stagioni con la Virtus Roma e la fine della carriera da giocatore a Pesaro: ottimo soprattutto il campionato 1995/96 del ‘marine’ sotto la guida di Attilio Caja e in compagnia di Hugo Sconochini. Nel 1993 giocò invece nell’allora Onyx Caserta Wayne Tinkle, dal 2014 head coach di Oregon State.

Michael Curry giocò solo metà stagione in un’annata che a Cantù vorrebbero dimenticare, visto che nel 1994 l’allora Shampoo Clear retrocesse in A2 dopo 38 anni. Dopo aver allenato anche i Detroit Pistons in Nba, Curry è dal 2014 il coach dei Florida Atlantic Owls. Altro ex giocatore Nba, altra squadra lombarda e altra stagione maledetta: Reggie Theus arrivò nel 1991 a Varese da superstar e da superstar giocò partite come questa

 

o come quella memorabile contro Pavia quando segnò 50 dei 102 punti della Ranger che però alla fine retrocesse. E Theus chiuse di fatto la sua carriera da giocatore dopo un’ultima brevissima apparizione in Grecia. Dopo aver girovagato tra Nba e Ncaa, dal 2013 è fisso in California come head coach dei CSUN Matadors.

Campioni e comparse

Sempre a Varese ha giocato, anche se per sole 7 partite, uno dei più incredibili giramondo del basket: spirito inquieto e talento a dir poco altalenante, Julius Hodge è passato da Melbourne a Saigon, da Minsk a Porto Rico, fino alla nazionale di Antigua e Barbuda (di cui peraltro ha il passaporto) per poi trovare, speriamo, pace in California dove dal 2016 è assistant coach dei Santa Clara Broncos. Solidissimi invece i 4 anni tra Reggio Calabria e Udine di Brent Scott, assistant a VCU, mentre Sean May non ha lasciato in Italia la stessa impronta del padre Scott per colpa di un infortunio che ha chiuso in fretta la sua esperienza a Montegranaro. Ora è tornato nell’università con cui vinse il titolo Ncaa nel 2005 ed è il director of basketball operations di North Carolina. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo rapporto con Roy Williams.

Sean May

Un altro campione Ncaa visto a Montegranaro è Kevin Freeman, anche lui tornato a lavorare con il college con cui ha vinto il titolo nel 1999 visto che da sette anni è il director of basketball administration a Uconn. Spostiamoci a Siena dove sono passati Duane Woodward (assistant a Monmouth), Eddie Shannon (assistant a Canisius) e Spencer Nelson (assistant a Utah State), uno dei più recenti ex giocatori tornati in America così come Omar Thomas,  director of basketball operations di Southern Mississippi. Restando in Toscana, a Pistoia hanno giocato Tony Skinn (assistant a LA Tech) e Bill Philips (assistant a Delaware).

Solo università prestigiose per gli ex giocatori passati in Emilia: a Imola nel 2001 si è visto Wayne Turner (director of player development di Louisville), a Reggio Emilia Ryan Humphrey (assistant a Notre Dame) e Louis Orr (assistant a Georgetown), a Bologna sponda Fortitudo Adrian Autry (assistant a Syracuse) mentre sponda Virtus A. J. Guyton (director of player development a Northwestern). E chiudiamo con Paul Portier (assistant a Drexel) a Rimini nel lontano 1989/90.

A Teramo sono invece passati Chris Haslam (assistant a Montana State) e Dee Brown (assistant a UIC), a Verona Mario West (assistant a Georgia Tech),  a Messina Chris Carrawell (assistant a Marquette), a Rieti e Ragusa Roy Hairston (assistant a IUPUI) e a Napoli, anche se per una sola partita, Ira Bowman, ora assistant a Pennsylvania.

Il Michael Jordan sbagliato e il fenomeno della Calabria

Se ti chiami Michael-Hakim Jordan e giochi a basket, la tua vita sarà un continuo alternarsi di paragoni e definizioni. Il ‘Michael Jordan della Brianza’, però, trovò subito il modo di farsi amare dai tifosi di Cantù. Siamo alla prima partita della stagione 2006/7, gli avversari sono i campioni d’Italia della Benetton Treviso e la partita viene decisa da una sua tripla a 11 secondi dalla sirena. Non contento, al ritorno contro i veneti si inventa questo tiro

 

Non è una giornata qualsiasi quella del Pianella, si festeggiano i 70 anni della Pallacanestro Cantù e Pierluigi Marzorati rimette canottiera e scarpe per l’occasione e gioca 1 minuto e 48 secondi, diventando a 54 anni il più anziano atleta che abbia mai giocato in un campionato di primo livello in Italia. Ma Jordan gli ruba la scena. Discreta la sua unica stagione italiana, chiusa a 14+5, vincente il suo passaggio in Germania dove conquisterà due scudetti prima di tornare in America. E ora è assistant coach a Colgate.

Non possiamo che chiudere la nostra lunga rassegna con Jamaal Womack, assistant coach di St Francis: da New York alla Finlandia alla Calabria in serie C Silver per due anni. Dopo aver guidato la Vis Reggio Calabria a vincere il campionato a 27 di media, si è ritirato ed è tornato a Brooklyn ad allenare. Qui i suoi 48 punti contro l’imbattuta capolista Soverato. Fenomeno.

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