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Draft Nba 2025, Cooper Flagg e un 2° giro segnato dall’NCAA

Cooper Flagg - Draft Nba 2025
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 27 Giu, 2025

Cinquantanove scelte, tutto il quintetto di Duke scelto e un’altra ondata di francesi – anche in questo caso cinque – che arriveranno in Nba l’anno prossimo. Il Draft Nba 2025 è in archivio: andiamo a vedere quali sono stati i temi principali emersi in questa due giorni.

Duke Brotherhood

Duke rimane il miglior balcone vista Nba dell’intera Division I. Cooper Flagg è diventato il sesto Blue Devils ad esser scelto alla prima scelta assoluta (record per un college) e, fin qui, tutto secondo i piani. Ma sia Kon Knueppel che Khaman Maluach hanno migliorato il loro stock centrando il primo la Top 5 (scelto alla 4 da Charlotte) e l’altro finendo in un contesto competitivo come quello di Phoenix alla 10. Ma non solo perché per la terza volta nella storia – dopo UConn 2006 e Kentucky 2012 – un intero quintetto viene scelto al Draft. Lo stile di gioco e la visibilità che Duke offre hanno portato Sion James, transfer da Tulane, a ridosso del primo giro (scelta 33 a Charlotte, anche lui) e Cleveland si è fidata dei margini di miglioramento di Tyrese Proctor alla 49. In pochi anni Jon Scheyer ha dimostrato di saper accumulare talento, ma di migliorarne anche le prospettive future. Un ottimo biglietto da visita per uno come Dame Sarr che punta forte sul Draft nel 2026.

L’ascensore

Uno doveva essere scelto in Top Ten, l’altro sfiorava di non vedere il primo giro, alla fine i due prospetti di Illinois – Kasparas Jakucionis e Will Riley – sono stati scelti consecutivamente tra la 20 e la 21, uno da Miami e l’altro da Washington che prosegue il suo sogno di creare un quintetto di sette piedi. É la normalità del Draft, vedere salire uno come Walter Clayton grazie ad una March Madness coi controfiocchi mentre un usato sicuro come Liam McNeeley ha rischiato di non vedere il proprio nome chiamato al primo giro.

Ecco, proprio il concetto di usato sicuro è il motivo della discesa del lituano ex Barcellona: dato da tutti – noi compresi – in Top Ten, Jakucionis ha pagato lo scotto del potenziale. Sembra già un prospetto definito – un ball handler dalla grande visione e grande IQ – che non solletica però i desideri dei GM Nba, sempre più concentrati a cosa potrai essere tra cinque piuttosto che ora. La possibilità che il prospetto di Illinois non si tramuti in un giocatore da quintetto c’è e allora perché spendere una scelta in Top Ten – dove è finito uno che offre meno garanzie come Jeremiah Fears – per uno così?

Non è più il secondo giro di una volta

Alla fine ad RJ Luis è andata male: undrafted con la netta sensazione che se fosse tornato al college un accordo da NIL da un paio di milioni l’avrebbe strappato. É questo il retropensiero che ha accompagnato la seconda giornata di Draft: su ventinove scelte (una, quella dei Knicks, è stata tolta per violazione di tampering) non c’è stato un underclassman (freshman o sophomore della scorsa stagione NCAA) scelto, ennesima dimostrazione della forza che l’NCAA ha acquistato, grazie al NIL, nel trattenere i talenti che non sono ancora maturi per il Draft.

Vero, il secondo giro è sempre stato terreno di senior esperti e carismatici, ma questi venivano accompagnati dai cosiddetti “Progettoni”, spesso ali atletiche al primo anno reduci da un’annata al college sotto le aspettative, che raramente si sono tramutati in giocatori Nba. Negli ultimi due Draft prima dei NIL – il 2022 e il 2023 – il numero di underclassmen scelto al secondo giro è stato 18 (10 nel 2022 e 8 nel 2023), mentre ora freshmen come Boogie Fland e Ian Jackson preferiscono cambiare casacca invece che rischiare la propria carriera. L’enorme bacino di talento americano – con gli innesti globali che sono rimasti – permette comunque al secondo giro di non depauperarsi, anzi di badare al sodo: Ryan Kalkbrenner, Amari Williams, Koby Brea sono tutti giocatori che potrebbero avere bei minuti nella prossima stagione. E da fan della NCAA non potremmo essere più che contenti

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