Nel pieno della March Madness, dal 29 al 31 marzo, si è svolto a New York il Geico Nationals, appuntamento di fine anno dedicato alle high school. All’evento newyorkese sono state invitate otto delle squadre liceali più vincenti del paese con l’obiettivo di eleggere la migliore. Alle ormai consuete Montverde Academy, Oak Hill Academy, Findlay Prep e La Lumiere, che hanno partecipato rispettivamente con il seed #1, #2, #4 e #5, si sono unite University School (#3), Shadow Mountain di coach Mike Bibby (#6), Garfield allenata da Brandon Roy (#7) e Lone Peak (#8).
A differenza di quanto avvenuto al Torneo Ncaa però, nel corso delle partite ci sono state poche sorprese e i pronostici sono stati rispettati. Le quattro squadre favorite sono arrivate in semifinale e Montverde ha poi alzato al cielo il trofeo e concluso la stagione da imbattuta (35-0 il record). Il liceo privato della Florida si era reso protagonista dello storico three-peat dal 2013 al 2015 guidato dalla coppia D’Angelo Russell e Ben Simmons, e veniva da due anni in cui aveva raggiunto una semifinale nel 2016 e perso la finale l’anno scorso contro La Lumiere di Jaren Jackson Jr. e Brian Bowen.
Quest’anno R.J. Barrett (#1 Espn top 100) non solo ha trascinato la squadra al quarto titolo in dieci edizioni della manifestazione, ma ha anche abbattuto il record detenuto da Simmons (146 punti) come scorer all-time. Ne ha segnati 33 punti nella sofferta vittoria contro Lone Peak (87-82), poi 22 in semifinale e infine 25 nell’ultimo match, raggiungendo quota 177 punti in otto gare giocate al Geico Nationals.
Questo record non ha fatto altro che evidenziare ancora una volta le capacità realizzative del futuro Duke, che ha un fisico incontenibile a livello liceale. E bisogna ricordare che è solo un junior, essendosi riclassificato l’estate scorsa. Oltre ai 26.6 punti, Barrett ha preso anche 10 rimbalzi di media. Certo, si sente onnipotente e tende a forzare qualche conclusione, dimostrando inoltre di non essere molto affidabile nel tiro da tre (4/12 complessivo al torneo), ma per il resto ha fatto e disfatto a piacimento ed è ovviamente stato nominato Mvp, premio meritato a mani basse.
Attenzione però, il Geico non è stata soltanto la passerella personale di Barrett, anche altri talenti di Monteverde hanno brillato. Si è messo in mostra ad esempio un altro prospetto canadese (lo vedrete in maglia Florida), Andrew Nembhard (#30 Espn top 100), che ha dimostrato di essere un playmaker sempre in controllo, con grande visione di gioco (13 assist in finale, 9.3 di media). Non è passata inosservata nemmeno la guardia Mike Devoe (#41 Espn top 100), promesso a Georgia Tech, che ha tirato con il 45% dall’arco per 15.6 punti di media.
Dall’Europa proviene poi un’insospettabile ala serba di 2.08, Filip Petrusev, che guarda caso è stata reclutata dal college-dei-centri Gonzaga. A inizio stagione, Petrusev non era considerato da Espn, che poi pian piano lo ha fatto salire in graduatoria posizionandolo alla fine alla 52 del proprio ranking. 13.3 punti la sua media realizzativa, con grandi meriti nella vittoria in semifinale contro Findlay grazie a questo inizio di gara:
Parlando invece di Findlay Prep, il migliore è stato certamente Reggie Chaney (4-star per Espn), ala undersize piuttosto energica (15.5 punti di media) che sarà intrigante vedere l’anno prossimo nella frontline di Arkansas insieme a Daniel Gafford. Molto discontinuo è stato invece l’esterno Kyler Edwards (#100 Espn top 100) che ha fatto una bella figura nella vittoria ai quarti contro La Lumiere (23 punti con 8/13 dal campo) mentre ha toppato in semifinale (9 punti con 3/17). L’anno prossimo vestirà la casacca di Texas Tech, andandosi ad inserire in un contesto che potrebbe esaltare le sue qualità di tiratore.
L’attenzione era però rivolta tutta al figlio d’arte Bol Bol (#4 Espn top 100), il talento più alto nel ranking mai reclutato da Oregon. Il ragazzo di 2.22 metri (8 punti, 8.5 rimbalzi e 2.5 stoppate) non ha brillato, dando l’impressione di essere poco cattivo agonisticamente. La tecnica non si discute, ma in semifinale contro Montverde è stato stritolato nella morsa del serbo (alto 2.15) Balsa Koprivica (#27 Espn top 60) e Filip Petrusev. Va detto però che la squadra non lo ha aiutato a mostrare il meglio delle sue abilità, servendolo poco e male.
Nell’altra semifinale University School ha sconfitto Oak Hill Academy. I finalisti, alla prima apparizione al Geico Nationals, hanno schierato due dei più futuribili talenti dei prossimi anni, un junior e un sophomore, ovvero Vernon Carey Jr. (#2 Espn top 60) e Scottie Barnes (#5 Espn top 25). Carey ha ereditato dal padre, ex giocatore dei Miami Dolphins per nove stagioni, la stazza fisica (2.08) abbinata ad una eccellente agilità nei movimenti. Corre bene il campo ed è efficace tirando con ottime percentuali (20.3 punti col 64.3%).
Barnes invece sembra essere già una point forward fatta e finita. Alto 2 metri, ha un ottimo ball-handling e un atletismo sopra la media, anche se ancora acerbo per via dell’età. Ha viaggiato a 21.3 punti e 9.6 rimbalzi di media con due doppie-doppie da 18+13 e 24+10 in finale contro Montverde. Gli Sharks hanno schierato anche la versatile e dinamica guardia Trey Doomes (3-star per Espn), che l’anno prossimo andrà a rimpinguare la batteria di esterni di West Virginia.
Per quanto riguarda la fucina di talenti della Oak Hill (27 giocatori selezionati al draft Nba tra cui Carmelo Anthony, Rajon Rondo, Brandon Jennings) è mancato Keldon Johnson (#6 Espn top 100), miglior prospetto della squadra, già reclutato da Kentucky che dopo 4′ del quarto di finale contro Garfield ha rimediato un infortunio alla caviglia. In semifinale ha stretto i denti e ha provato a dare il suo contribuito senza incidere più di tanto (6 punti e 2/7 al tiro).
Prestazioni nella media per l’altro esterno Keyontae Johnson (#90 Espn top 100), altra recluta di Florida, che ha registrato 16 punti e 7 rimbalzi di media senza dare dimostrazione della sua grande esplosività. Molto positivi invece gli altri due Warriors Will Richardson (#31 Espn top 100), playmaker promesso ad Oregon dalle lunghe leve (è alto 1.95), e David McCormack (#28 Espn top 100) pivot solido e roccioso di 2.10 metri. Entrambi non sembrano talenti cristallini, non sono fulmini e neppure hanno grande atletismo, eppure sanno sfruttare al meglio i propri punti di forza risultando quasi sempre efficaci.
Richardson (20 punti, 5.5 assist e 2 recuperi di media) inoltre è versatile e sfrutta le lunghe braccia sia per tirare sopra i pari ruolo che per infastidire i portatori di palla. McCormack invece, che l’anno prossimo sarà una valida pedina nello scacchiere di Kansas, ha fatto registrare 15.5 punti, 10 rimbalzi e 2 stoppate.