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La chance di Shareef O’Neal, l’erede di Shaq

Shareef O'Neal
Autore: Andrea Indovino
Data: 2 Giu, 2020

Essere il figlio di una leggenda NBA è difficile. Basta chiedere a Bronny James (erede di Lebron) quanto sia dura sfuggire alla pressione che la figura del padre involontariamente trasmette. Essere sempre, costantemente sotto i riflettori, può risultare snervante. Gestire le continue sollecitazioni provenienti dall’esterno, per adolescenti alle prime esperienze nel mondo del basket, è sempre complesso. Quando poi tuo padre non è solo un Hall-of-famer, ma è anche una superstar fuori dal campo, il compito è quasi impossibile. Lo sa bene anche Shareef O’Neal, figlio di Shaq. Che però vuole farcela, e vuole farcela da solo, senza l’aiuto di nessuno.

Figlio d’arte

Primogenito del campione NBA Shaquille O’Neal, Shareef è cresciuto con la passione per lo skateboard. Il suo interesse per il basket è cresciuto dopo che ha avuto un’esperienza fallimentare in una partita con coetanei, ai tempi della ‘middle school’, la scuola media. “Voglio dimostrare a tutti che si sbagliano sul mio conto”. Insomma, è iniziata come una voglia di rivalsa quasi istintiva ed è divenuta poi un mantra. A 13 anni ha iniziato ad allenarsi regolarmente, e l’interesse per il basket è definitivamente sbocciato e diventato vero e proprio amore. Condividere la passione per il gioco e farla diventare il collante del rapporto con il padre è stato con ogni probabilità il primo passo per un possibile futuro da professionista.

Shareef ha così scoperto la quintessenza della pallacanestro, in tutti i suoi fondamentali. A partire dal piacere di schiacciare. Un aspetto del gioco nel quale ha sempre mostrato grande talento, dalla high school fino alla breve (finora) esperienza al college.

In partenza, Shareef era classificato tra i 30 migliori prospetti della sua classe da Espn. Effettivamente, al liceo faceva sfracelli: ha registrato in media 27.6 punti e 17.3 rimbalzi a partita durante la sua stagione da senior alla Crossroads School di Santa Monica, in California. Addirittura, nella finalissima del CIF Division II, per l’assegnazione del titolo, O’Neal junior ha deliziato la platea con una super prestazione da 29 punti e 17 rimbalzi, corposa doppia-doppia impreziosita da ben 5 stoppate.

Shareef O’Neal ai tempi della Crossroads School

Alla high school ha anche fatto incetta di premi e riconoscimenti. Membro del team All-CIF Southern Section Division II e John Wooden Player per la Division II in California. Prima dell’esperienza alla Crossroads School, Shareef O’Neal ha giocato i suoi primi due anni alla Windward School, facendo intravedere ottime qualità cestistiche e doti veloci d’apprendimento.

I gravi problemi fisici

Sembrava tutto perfetto, quando un fulmine a ciel sereno ha colpito la vita di tutta la famiglia O’Neal, non solo della carriera del giovane Shareef. Un intervento al cuore. Non una distorsione alla caviglia o un crociato rotto. No, un problema al cuore. Aveva preferito UCLA ad Arizona, nonostante fosse stato tentato dai Wildcats. Era pronto per calcare le orme del padre, poi è arrivato l’annuncio choc..

O’Neal convalescente dopo l’operazione al cuore

“Recentemente ho scoperto di avere un serio problema al cuore. Sono veramente grato di essere ancora vivo oggi, uno di quei momenti sul campo sarebbe potuto essere il mio ultimo respiro. Non potrò praticare alcuno sport quest’anno ma sarò pronto in poco tempo. Voglio ringraziare Dio per aver vegliato su di me. Voglio ringraziare UCLA, i miei compagni e la mia famiglia. Questo è solo un incidente di percorso, tornerò più forte di prima. Sono molto triste di non poter praticare lo sport che amo, per così tanto tempo. Ma terrò duro, arriverà il momento”. 

Annuncio sui social. Commozione da parte di addetti ai lavori e tifosi. E un’operazione delicata da affrontare, che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per un anno intero.

Il ritorno al basket giocato

Dopo aver saltato interamente la stagione 2018-19, O’ Neal è finalmente sceso in campo con UCLA lo scorso novembre. La stagione da redshirt freshmen però non ha avuto cifre esaltanti: 2.2 punti e 2.9 rimbalzi per gara. Ha giocato solo 13 partite con i Bruins, con un minutaggio sempre ridotto. L’head coach Mick Cronin gli ha concesso solo 10′ a gara di media, facendolo uscire dalla panchina. Nelle poche apparizioni sul parquet, da role player, ha lasciato intravedere comunque qualche sprazzo delle sue qualità.

Da quando il suo nome ha iniziato a circolare tutti si chiedono se Shareef abbia ereditato anche solo un po’ del talento del padre. Insomma, è davvero un giocatore forte e da tenere d’occhio o è sotto i riflettori solo per il suo cognome? Ad oggi è impossibile dirlo. Lo stile di gioco è ovviamente differente rispetto a quello di suo padre e molto più in linea con le power forward moderne. Questo anche perché l’altezza è simile (211 vs 216 centimetri di O’Neal senior) ma il peso per niente, visto che Shareef è magro per la sua altezza e al momento non raggiunge i 100 kg.

Certo, è in grado di andare a rimbalzo e schiacciare con ferocia, proprio come Shaq, ma rispetto al genitore ha sviluppato un efficace tiro in sospensione, anche dai 4/5 metri. Un jump-shot morbido, eseguito con movimenti fluidi. Il tiro da tre invece va perfezionato: rendendolo ‘rispettabile’, Shareef potrebbe risultare ancora più versatile, permettendo di aprire il campo e garantire spacing all’attacco della sua squadra. In difesa, anche in virtù della sua buona mobilità laterale, è un buon stoppatore e un più che discreto difensore sulla palla. Certo, resta  il problema dei muscoli, che gli permetterebbe di assorbire meglio i contatti con i pari ruolo più fisici di lui.

Tirando però le somme dopo la stagione appena conclusa il verdetto è quasi scontato: a UCLA Shareef ha deluso, probabilmente schiacciato dallo smisurato hype che aveva generato. A sua grande discolpa, ovviamente, c’è il lungo periodo di inattività, che ha trasformato le sue prime apparizioni in maglia Bruins in un lungo e lento rodaggio. Los Angeles però, soprattutto se sei figlio di Shaq, non è il posto migliore per un rodaggio dopo una delicata operazione al cuore. Los Angeles è una città da star. E Shareef doveva andarsene.

La nuova chance a LSU

Lo scorso febbraio, Shareef O’Neal ha annunciato di voler lasciare UCLA, per trasferirsi a LSU. College dove suo padre Shaquille ha giocato tra il 1989 ed il 1992, prima di essere scelto con la ‘first pick’ al draft NBA del ’92 dagli Orlando Magic. Nel rendere pubblica la sua decisione, il ragazzo ha riconosciuto che questa scelta è stata dettata dal fatto di voler seguire ‘i veri passi da gigante’ compiuti da suo padre proprio a Baton Rouge. Aggiungendo di essere consapevole di andare incontro a una grossa sfida: “Sono pronto per vivere questa nuova avventura. LSU è un ottimo programma, una scena totalmente differente per me. Ho vissuto per gran parte della mia vita a Los Angeles, ma l’aver lasciato i mie luoghi d’origine non mi peserà in alcun modo”.

O’Neal potrebbe trovare una LSU molto diversa rispetto allo scorso anno, qualora riuscisse ad ottenere un waiver dalla Ncaa ed evitare l’anno di stop. L’ultimo reclutamento dei Tigers in ordine di tempo è stato Josh Gray, che va ad aggiungersi alla guardia tiratrice ‘5 stelle’ Cameron Thomas, ma anche a Mwani Wilkinson, Walker Jalen Cook, Eric Gaines, Bradley Ezewiro oltre al transferda Georgetown Josh LeBlanc. La classe è catalogata sesta a livello nazionale da 247Sports, dunque Shaq junior potrebbe confrontarsi con giovani di talento. Con la speranza di aver trovato finalmente  il contesto in cui poter esprimere il suo potenziale.

 

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