La stagione
Passano le stagioni, i giocatori e anche gli allenatori, ma il college di Indianapolis è sempre lì a dare fastidio, grazie a una precisa identità (la famigerata “Butler Way”) che si tramanda con l’avvicendarsi di coach sempre selezionati fra chi, in un modo o nell’altro, conosce già l’aria della Hinkle Fieldhouse. Il semi-esordiente LaVall Jordan, ex giocatore dei Bulldogs e poi assistente di Todd Lickliter, è inserito in questo solco e allena una formazione capace di cogliere un paio di vittorie importanti a inizio annata (Ohio State, Villanova) ma in grossa difficoltà nella parte finale della regular season. Squadra che può sopperire a giornate di scarsa efficienza giocando grande intensità, Butler ci ha ormai abituati a esprimere il meglio di sé nella March Madness, smentendo pronostici avversi: pensarci sempre due volte prima di darli per perdenti.
Il giocatore chiave
Kelan Martin ha sempre avuto un impatto molto rilevante ma ora, all’ultimo anno di college, sta esprimendo un gioco maturo, aggressivo e produttivo come mai prima. L’ala di Butler viaggia a 20.8 punti, 6.2 rimbalzi e 2.0 assist di media ed è uno dei pochi fra i suoi a saper far molto male in contropiede. Manca un po’ di continuità al tiro ma, quando in striscia, può essere massacrante dalla linea dei tre punti (36.3% in stagione con 7.3 tentativi).
I prospetti
Secondo scorer della squadra (15.5 punti di media), il sophomore Kamar Baldwin è una point guard ancora acerba ma che potrebbe crescere molto sulla distanza. Tiro da tre (32.6%) e gestione del pick and roll sono due aspetti importanti nei quali a volte difetta, ma ha grande atletismo, intensità e istinti nel trovare la via del canestro. Nei quarti di finale del torneo della Big East, contro Seton Hall, è esploso in una prova eroica da 32 punti (career-high), mostrando con chiarezza inedita quanto sia ampio il suo potenziale.