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Labaron Philon, un anno da leader per portare in alto Alabama

Autore: Giulio Scopacasa
Data: 16 Dic, 2025

Nella piovosa Mobile, Alabama, Labaron Philon è cresciuto giocando a basket nella via di casa. La città, che conta circa 200mila abitanti e si affaccia sul Golfo del Messico, è principalmente casa di tifosi ‘Bama, nonostante geograficamente si trovi più vicina alla Nevilla Arena degli Auburn Tigers.
E il suo sogno è sempre stato uno solo. Ancora oggi, la guardia di Alabama conserva un disegno fatto quando era piccolo: è in campo con la maglia rosso scuro dei Crimson Tide numero 14 (mentre oggi veste lo 0), il punteggio è 54-53 per Auburn ma è lui che sta per segnare il game-winner alla sirena. A febbraio le due rivali statali hanno fatto la storia della Sec, giocando il primo match della conference tra la #1 e la #2 del ranking Ap. Vinto, per la cronaca, da Auburn.

Una stagione sopra le aspettative

Nella sua infanzia, Philon è stato un grandissimo fan di Michael Jordan e di Stephen Curry e delle loro abilità offensive. Arrivato in NCAA come una delle guardie migliori della sua classe nel 2024, ha fatto storcere un po’ il naso ad alcuni addetti ai lavori dopo il ritiro della lettera di intenti alla Kansas di Bill Self. Il numero 0 ha cambiato idea per rimanere più vicino a casa e realizzare il sogno che aveva da bambino. Non è stata l’unica volta in cui Philon è tornato sui propri passi.

Fast forward a un anno dopo, ha ritirato il proprio nome dal draft NBA a poche ore dal termine finale e ha deciso di tornare per l’anno da sophomore ad Alabama. Che sia un ingente contratto NIL o la vicinanza con coach Nate Oats ad averlo spinto a tornare poco importa, fatto sta che Philon ha rinunciato a una chiamata al primo giro quasi certa per provare una seconda volta a vincere il titolo nazionale, dopo l’eliminazione contro Duke alle Elite Eight.

Durante la scorsa stagione ha superato le aspettative. Considerato un roster pieno di talento a partire da Mark Sears, giocatore dominante ma soprattutto totalizzante per un attacco collegiale (attualmente in NBA con i Milwaukee Bucks), passando per Grant Nelson e Aden Holloway, Philon è riuscito a trovare il suo spazio in quintetto. E con quasi 11 punti di media e 4 assist è stato uno dei freshman con maggiore impatto nella nazione.

In  campo ha mostrato aggressività e un’attitudine che in pochi riescono a trasformare in risultati cestistici. Preston Murphy, assistente allenatore, lo ha definito un ultra competitor, che ha combattuto duramente per guadagnarsi minuti fino a guadagnarsi il posto da titolare al fianco di Sears.

L’anno della conferma

Il suo anno da sophomore è anch’esso un successo per il momento. Oltre venti punti di media, più del 40% da tre punti e 6 assist a partita sono la statline dell’effettivo giocatore di riferimento di una squadra con ambizioni importanti. Con grandi prestazioni arrivano grandi responsabilità e le aspettative crescono. Nate Oats, dopo la sconfitta contro Gonzaga è stato duro con la guardia: “Deve essere meglio, sarebbe bello prendesse un rimbalzo ogni tanto o non perdesse così tanti palloni”. E questo nonostante il suo career high di 29 punti con 7 assist. Ma le 6 perse non sono piaciute per niente a Oats.

Dieci giorni dopo contro Clemson, Philon ne ha segnati ancora 29 ma con due sole palle perse, segno che Oats è riuscito nel suo intento e ha riportato il suo leader sulla strada giusta. Offensivamente Philon ha fatto un salto di qualità importante. Non si tratta di uno scorer a tre livelli e basta, il suo impatto sulla partita si estende a diverse dimensioni grazie a un QI cestistico alto che gli permette di fare letture veloci in entrambe le metà campo, migliorare i compagni cercandoli spesso, come dimostrano i suoi 5.4 assist a partita.

Sia in attacco che in difesa, è molto aggressivo e ha mani e testa veloci. Sembra più maturo dei suoi coetanei e sembra avere un potenziale più alto dei suoi pari ruolo grazie al mix tra qualità tecniche offensive e difesa perimetrale.

Per fare un ulteriore salto in ottica NBA, Philon dovrà concentrarsi sul migliorare in alcune situazioni offensive dove, per colpa di decisioni prese frettolosamente, perde ancora qualche pallone di troppo. La media in stagione è ancora alta, 3 a partita anche perchè Alabama gioca a un ritmo altissimo e non è facile gestire possessi sempre a 100 all’ora. Migliorare in questo aspetto potrebbe farlo diventare davvero una delle migliori guardie presenti nel prossimo draft, visto che tecnica e aggressività non gli mancano di certo e gli permettono di superare le difficoltà di un frame fisico nella media.

La stagione è ancora lunga ma ci sono due date segnate nel suo calendario: il 7 febbraio e il 7 marzo i percorsi di Alabama e Auburn si incroceranno nei due palazzetti che distano 251 km l’uno dall’altro. Se il punteggio dovesse rimanere abbastanza basso e la partita in equilibrio, sarà interessante guardare in che mani va a finire il pallone e tenere a mente quel disegno del bambino di Mobile, Alabama.

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