Nelle battaglie medievali, i re si sono distinti per due approcci: chi combatteva in prima linea con i sui soldati e chi osservava lo svolgersi della battaglia rifugiandosi in un punto strategico. Nella sua carriera, in difesa, LeBron James ha sperimentato entrambi gli approcci e da quest’anno è tornato a difendere con i suoi compagni in prima linea. Los Angeles ha la sesta difesa dell’Nba, 105.3 di DefRtg dati CleaningTheGlass, e tanto merito del merito è del Re che abbassa il dato di 10 punti per 100 possessi quando è in campo. La difesa è la chiave del primo posto in Western Conference.
Ritorno al passato
I Lakers sono una contender stile anni ’90. Forte mentalità difensiva e un attacco lasciato ai due leader tecnici che hanno spazio, grazie ai molti tiratori, e che lo creano attirando raddoppi. Tutto però parte dalla difesa che gli permette di andare tanto in transizione, settimi con il 17% dei possessi, la quale viene ben sfruttata, 1.16 punti a possesso.
Il concetto base della difesa è lo stesso usato da Vogel ad Indiana: stare con il portatore di palla e portarlo verso il canestro dove c’è uno stoppatore. Primi per stoppata a partita con 7.1. I Lakers vantano di tre giocatori che eccellono in questo fondamentale, Anthony Davis, Javale McGee e Dwight Howard. I tre nella top 30 per stoppata a partita, con Davis secondo. I quintetti spesso sono giganteschi perchè prevedono in campo due di questi tre giocatori. Lebron James e due esterni molto grossi fisicamente tra Danny Green, Alex Caruso, Kentavious Caldwell Pope e Avery Bradley.
Questi quintetti tendono ad occupare molto spazio e rendere complicata la vita degli attacchi. Con Davis, la percentuale al ferro degli avversari tende a diminuire del 13.4%, mentre con McGee del 11%, entrambi con cinque tentativi. Vicino a Vogel ci sono Jason Kidd e Lionel Hollins, due allenatori che hanno allenato grandi difese, basate su altri concetti. La Memphis di Hollins era un orologio svizzero per la precisione con cui portava gli aiuti e e ruotava. La Milwaukee di Jason Kidd, invece, era una difesa molto aggressiva che portava trappole su trappole ai playmaker. Il punto debole di entrambe erano le triple dagli angoli, ma i Lakers riescono a sopperire sia all’intasamento degli spazi sia alle capacità nei close-out di Green e Caruso.
Lebron James è tornato a difendere
In tutto questo, il buon esempio è portato da LeBron James che si è rimesso a difendere. Non a caso, la sconfitta contro Dallas è stata causata da una partita in calando del Re che ha sconquassato tutto l’equilibrio difensivo. Se i Lakers sono 22-3, tanti dei motivi sono di James e della sua difesa, permessa da uno stato fisico eccelso. Basti pensare che per la prima volta negli ultimi dieci anni, i giorni di riposo tra una stagione e l’altra hanno superato quota 200. Se marca i tiratori sul lato debole, James può leggere gli attacchi con calma, andando sulle linee di passaggio, correndo sui blocchi e ruotado (quando vuole) a canestro.
Tutto questo si tramuta poi in punti in transizione dove spesso lancia Davis in uno contro cinque o i suoi compagni mentre si riposa (tra qualche settimane ne compie 35). Non sempre serve la sua rotazione per via delle ottime capacità di recupero dei tre stoppatori di cui sopra. La situazione non cambia se sollecitato in marcatura diretta sul portatore di palla. LeBron James è leggendario per la combinazione tra fisico da tight end e agilità e controllo di un ginnasta. Questo lo rende un difensore fenomenale sia in post che in scivolamento.
La sua marcatura, soprattutto nelle triple, è ottima perchè rimane sempre davanti al difensore e la mano che contesta arriva fino alla faccia senza fallo. Nei momenti decisivi poi, come i quarti quarti, riesce ad elevare la difesa e vincere le partite (i Lakers sono primi per punti concessi nell’ultimo periodo). Però, quando viene puntato frequentemente dal palleggiatore, come contro Utah in marcatura su Ingles, omette la difesa sempre per la questione del riposo. Ci eravamo dimenticati tutti di com’era vedere LeBron James difendere, forse anche lui. I giochi si complicheranno ad aprile, ma esserci ai playoff, salvo clamorose sorprese, è già un traguardo per i Lakers e questo è merito suo.