Donte Ingram contro Miami, Clayton Custer contro Tennessee e Marques Townes contro Nevada: tre protagonisti diversi per tre vittorie per complessivi 4 punti di scarto. E il sogno di Loyola continua.
Non chiamatela fortuna
Tra le due sorprese del torneo, va alle Elite 8 la squadra che ha giocato meglio. Hanno avuto anche fortuna i Ramblers nelle loro vittorie precedenti, ma contro i Wolf Pack hanno sì vinto ancora con un tiro negli ultimi secondi, ma hanno dimostrato di avere le idee molto più chiare di una squadra che si è affidata, come al solito, esclusivamente al talento dei suoi giocatori.
Hanno sofferto l’inizio forte di Nevada, salita anche sul +12, poi hanno aggiustato la difesa e hanno iniziato a imporre la loro pallacanestro. Fatta di poche semplici cose, ma fatte bene: difesa, transizione, circolazione di palla e distribuzione delle responsabilità. E la partita è girata, soprattutto all’inizio del secondo tempo, quando Loyola ha segnato tutti i primi 13 tiri.
La difesa questa sconosciuta
Coach Eric Musselman ha fatto un mezzo capolavoro e la sua squadra è andata ben oltre le previsioni. Se però insegnasse l’anno prossimo anche un po’ di difesa ai suoi ragazzi, potrebbe anche puntare ancora più in alto. Imbarazzante la serie di lay up al ferro concessa ai suoi avversari, dotati peraltro di gambe non così incontenibili. Nevada è arrivata alle Sweet16 con la difesa peggiore di tutti e si è visto. E a poco è servito passare a zona, perchè comunque Loyola ha chiuso la partita con oltre il 55% dal campo, con più di 40 punti in area.
Townes batte i Martin
Aveva segnato 15 punti nei due turni precedenti, 18 quelli contro Nevada, compresa la tripla a 8 secondi dalla fine che ha chiuso la gara: “E’ stato un guerriero”, la definizione di coach Porter Moser per Marques Townes.
Il junior dei Ramblers ha oscurato Caleb e Cody Martin, nettamente i giocatori con più talento in campo, che pure hanno provato a tenere a galla i Wolf Pack, con 37 punti, 11 rimbalzi, 6 assist e 6 rubate in due. Ma Nevada è stata tradita da Kendall Stephens che ha chiuso la sua carriera universitaria con zero punti e 0/8 dal campo, e solo Jordan Caroline ha dato una mano ai due gemelli, peraltro entrambi non in perfette condizioni fisiche.
Troppo poco contro una squadra che, suora o non suora, è decisamente in missione. Saranno piccoli, saranno sfigati, saranno prevedibili ma sanno giocare a basket. E quindi che la favola continui.