Partiamo col dare credito a coach Kelvin Sampson, senza dubbio uno dei più sottovalutati allenatori di tutto il college basket. Da sei stagioni mette in piedi versioni della squadra sempre più competitive. Nel 2018 la squadra ha perso contro Michigan (che poi arrivò in finale) per un tiro quasi da metà campo mentre nel 2019 è arrivata alle Sweet 16 eliminata dalla Kentucky di Tyler Herro. Sulla carta la Houston versione 2020/2021 è anche più forte di quelle del passato.
Nono attacco e decima difesa della Ncaa secondo KenPom, la squadra gioca un basket dai ritmi lenti ed è quella che concede la peggior Effective FG% ai suoi avversari. Tra le caratteristiche peculiari dei Cougars ci sono la grinta e l’attitudine con cui giocano. Non ci sono veri e propri centri in squadra, eppure Houston è seconda per rimbalzi offensivi della nazione dietro solo a North Carolina, che però ha una batteria di centri quasi unica a livello collegiale.
In parte la grande stagione si deve all’esplosione di Quentin Grimes, giocatore di cui abbiamo raccontato l’evoluzione in maniera approfondita, che ha trovato in Texas la dimensione che non aveva trovato a Kansas riuscendo a esprimere il suo talento. Per certi versi però è difficile descrivere Houston prescindendo dalla chimica di squadra che trasforma i giocatori del roster. Per capirci, Caleb Mills ha deciso di lasciare il programma a inizio stagione ed era il giocatore considerato più forte del roster. Sampson non ha fatto una piega e Houston è arrivata alla March Madness come n. 7 della nazione.
Marcus Sasser è la guardia che penetra e tira da 3, DeJon Jarreau il responsabile della creatività, Justin Gorham una belva da tabelloni e Tramon Mark un freshman mancino dal grande potenziale. Il punto di domanda riguarda le pause che ogni tanto si prende la squadra, che ha momenti in cui l’attacco si inceppa. La forza di Houston è legata all’intensità che producono i giocatori in campo (quasi tutti in quintetto con più di una rubata di media a partita). Se questa scende è un problema.
Quintetto
PG – Marcus Sasser
13.5 PTS, 2.4 AST, 1.4 STL
G – Quentin Grimes
17.7 PTS, 6.1 REB, 1.9 AST
G – DeJon Jarreau
11.1 PTS, 5.5 REB, 4.3 AST
SF/PF – Justin Gorham
8.3 PTS, 9.3 REB, 1 AST
PF – Reggie Chaney
5 PTS, 2.8 REB, 0.5 AST
Giocatori chiave
- MARCUS SASSER – So. – PG – 185 cm, 86 kg
Di Grimes abbiamo già scritto in maniera dettagliata, ma Houston fa fatica quando Sasser non gira (e succede). E’ una PG che potremmo definire “tipica” per dimensioni e stile di gioco. Un nano razzente, con un primo passo spesso letale che quest’anno (complice anche qualche guaio fisico) sta tirando meno bene del solito, ma le cui conclusioni saranno fondamentali.
- DEJON JARREAU – Sr. – G/SF – 196 cm, 83 kg
Mvp di quasi tutte le ultime partite dei Cougars e autore di una tripla doppia nella gara di playoff contro Tulane. Ha le movenze di un felino e grandi istinti per il gioco che gli permettono di incidere sulle gare in molti modi. La creatività della squadra è nelle sue mani e non a caso è il miglior assistman a roster. Non è raro vedergli prendere il rimbalzo e condurre il contropiede.
- JUSTIN GORHAM – Sr. – SF/PF – 201 cm, 102 kg
Animale strano, di quelli che popolano il college e poi chissà. Va a rimbalzo come pochi, con un senso del tempo devastante, garantendo secondi possessi spesso fondamentali e decisivi a Houston. Ha il miglior OffRtg della American Conference ed è nella top 10 tra i giocatori di Power Conference. Transfer da Towson, l’anno scorso ha avuto buone cifre ma un po’ anonime. Quest’anno è esploso. Ah, in conference tira con il 42.9% da 3. Non tanto, ma bene.