UConn s’impone con facilità su una Illinois imbarazzante mentre Alabama alla lunga riesce a scatenare le sue armi migliori contro Clemson. Il recap della prima giornata di Elite Eight alla March Madness.
Bastano sette minuti – Connecticut è tornata in campo dopo l’intervallo e ci ha messo 7 minuti a raggiungere la Final Four. Sette minuti in cui il parziale è stato 25-0 che sommato ai punti prima della ripresa fa 30 a 0 a cavallo tra primo e secondo tempo. Un parziale che ha sostanzialmente annientato Illinois e che sul 53-23 ha poi permesso agli Huskies di gestire il resto della gara con comodità. La sensazione è che Donovan Clingan abbia sconfitto gli Illini da solo. Al di là delle statistiche, che in ogni caso ne farebbero il protagonista della gara, non si contano i tiri alterati e il numero di volte che l’attacco di Illinois è andato a schiantarsi contro il gigante di UConn.
Per Clingan alla fine 22 punti con 9/12, 10 rimbalzi, 5 stoppate e un dominio che come detto va ben al di là dei numeri. Il resto della squadra ha fatto il suo, trovando punti facili in velocità più che dal perimetro. Anzi, il tiro da tre è la nota dolente, visto che UConn ha fatto anche peggio della gara precedente (5/22) tirando 3/17 dall’arco. Eppure Illinois è risultata irriconoscibile e priva di un piano partita credibile. In sostanza, ha segnato solo un indomabile Marcus Domask (17, unico in doppia cifra) mentre Terrence Shannon ha steccato la gara più importante della stagione. La guardia ha sfidato più volte la difesa avversaria penetrando fino al ferro invece che tirando da fuori, passando (inspiegabilmente) dalle quasi 8 triple di media tentate al Torneo a una sola (sbagliata) contro Connecticut.
Another incredible defensive performance for Donovan Clingan, absolutely shutting down Illinois in UConn's 77-52 blowout win to advance to the Final Four. 22 points, 10 rebounds, 5 blocks, 3 steals in just 22 minutes for the projected top-five pick. pic.twitter.com/8k3oIEBHcX
— Jonathan Givony (@DraftExpress) March 31, 2024
Alabama a forza di triple – Clemson era arrivata alle Elite Eight scommettendo sulle cattive percentuali da tre degli avversari. Strategia buona, però molto rischiosa contro una squadra come Alabama. I Crimson Tide hanno iniziato la gara facendo sdeng a ripetizione ma, una volta che i Tigers si sono dovuti schierare a zona per i problemi di falli di PJ Hall, le triple hanno cominciato a fioccare senza sosta. È in gran parte così che la formazione di coach Nate Oats si è infine imposta per 89-82: al tremendo 1/13 dall’arco iniziale è succeduto un pazzesco 15/23 maturato fra gli ultimi 5 minuti del primo tempo e tutta la ripresa. Una tragedia (per Clemson) in due atti che ha visto Mark Sears elevarsi a protagonista nel secondo: dopo aver sbagliato tutti e sette i suoi primi tiri è sembrato poi infallibile, chiudendo con 23 punti e 8/18 dal campo.
Bombe a ripetizione, certo, ma non si vive solo di quello. E infatti per Alabama sono state importanti anche le tante seconde opportunità create in primis grazie all’apporto di Nick Pringle, che ha davvero giganteggiato e piazzato delle giocate in area assolutamente vitali nel finale: per lui alla fine 16 punti e 11 rimbalzi di cui ben 6 catturati sotto i tabelloni avversari.
Insomma, Alabama la spunta perseverando nel fare ciò che le riesce meglio. Clemson, da par suo, può uscire a testa alta, perché davvero pochissime altre squadre in questa March Madness sono riuscite come loro a dare il massimo possibile in rapporto al talento a disposizione (discreto ma non eccelso nel loro caso).