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March Madness, un derby Duke-NC State per le Final Four

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 30 Mar, 2024

Ci sarà di sicuro una squadra della ACC alle Final Four di questa March Madness grazie agli upset di Duke e NC State. Intanto Purdue continua a mostrare tutta la sua forza e Tennessee avanza anche senza una pedina importante. Il recap della seconda giornata di Sweet 16.

 

South Region

La sfiga di Houston e la forza di Duke“Non è stata una lotta pari, avremmo dovuto togliere due dei loro per renderla forse tale”: Kelvin Sampson non l’ha presa benissimo e in effetti quest’anno davvero la sfortuna gli ha tolto la concreta possibilità di vincere il titolo. E invece dopo aver perso un paio di giocatori durante l’anno, vede infortunarsi quello che lui stesso ha definito “il cuore e l’anima” della sua squadra, cioè Jamal Shead: il senior leader dei Cougars si fa male a una caviglia dopo soli 13 minuti di una partita che stava scorrendo sui binari preferiti di Houston e che invece segna la seconda eliminazione prima delle Final Four in due Tornei iniziati con il seed #1.

Tanta la sfiga per Houston ma molto il merito anche di Duke, che si ricorda della lezione subita l’anno scorso da Tennessee e viene a capo di una partita altrettanto fisica, sporca e cattiva, segnando solo 54 punti ma difendendo fortissimo esattamente come i suoi avversari. A furia di sentir parlare di thoughness, Kyle Filipovski e compagni giocano tosti e decisi e un po’ tutti danno il loro contributo in una gara a punteggio molto basso che però i Blue Devils, dopo lo 0-8 iniziale, conducono per tutto il secondo tempo. Con Houston attaccata, sempre, nel puro spirito Cougars ma fatali sono i 3 punti segnati in 5 minuti, prima che Emanuel Sharp con un 2+1 riporti Houston a un solo possesso pieno di distanza a 50 secondi dalla fine. Arriva ancora nelle sue mani la tripla per il pareggio, ma finisce corta sul primo ferro e così Duke può ringraziare i 16 punti da leader di Kyle Filipovski e i 14 punti segnati tutti nella ripresa di un decisivo Jeremy Roach che riportano Duke per la 24/a volta alle Elite Eight.

NC State in missione – Adesso iniziano tutti a citare e ricordare la cavalcata della NC State allenata da Jim Valvano nel 1983. Ed è comprensibile, perché la sensazione che la squadra giochi spinta da una forza superiore un po’ c’è. Dal 12 marzo, giorno in cui hanno iniziato il Torneo della ACC, i Wolfpack non perdono più e anche con Marquette hanno sfoderato cinismo e faccia tosta. La guardia Michael O’Connell ha gestito i ritmi da play navigato più di quanto dicano le statistiche, DJ Horne si è occupato di segnare i canestri pesanti da fuori (19 punti con 4/7 da 3) ma soprattutto Mohamed Diarra, in pieno Ramadan, ha finito per sembrare onnipresente. Alla fine per il lungo francese 11 punti, 15 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata e 1 recupero.

Marquette ha rincorso per tutta la partita e nonostante si sia fatta sotto più volte non ha mai scalfito la sicurezza di NC State che ha sempre trovato la giocata giusta per fiaccare il morale dei Golden Eagles. Marquette è stata guidata da un gigantesco Tyler Kolek (17, 10 rimbalzi e 3 assist) calato però alla distanza e aiutata nella ripresa da Kam Jones, che ha segnato 20 punti ma con 3/12 dall’arco. Ma NC State ha un conto con la storia: 50 anni fa, il 25 marzo 1974, i Wolfpack vincevano il primo titolo (contro Marquette) e vogliono festeggiare con un altro trofeo.

 

Midwest Region

Ancora Dalton Knecht – Due triple per spaccare un secondo tempo fatto di parziali e controparziali. È quello che si richiede ad una stella: segnare si, ma segnare i tiri che pesano il doppio. Così ha fatto Dalton Knecht: Creighton alle corde dopo i parziale di 18-0 di inizio secondo tempo ha risposto presente, tornando a -3 a cinque minuti dalla partita. L’ex Northern Colorado si è messo in proprio e prima con una tripla sparata dal palleggio e poi un’altra in uscita dai blocchi ha ristabilito un comodo vantaggio che i Volunteers hanno gestito fino a fine partita.

La chiave di volta di Tennessee si conferma l’attacco, in grado di tirare il 45.8% dalla lunga distanza, di sopravvivere all’assenza di uno dei suoi creatori principali come Santiago Vescovi e di rispondere fortemente alla secca preoccupante avuta contro Texas. Ma se ha vinto la squadra di Rick Barnes lo deve ai suoi comprimari: Jonas Aidoo ha reso difficile la vita a Ryan Kalkbrenner, imploso con un paio di errori inspiegabili nel finale, Jamal Mashack si è messo sulle tracce di Trey Alexander, cancellando il suo lato realizzativo (1/10 prima delle due triple della disperazione messe), Tobe Awaka ha messo un canestro e catturato un rimbalzo decisivo negli ultimi tre minuti e addirittura il freshmen Cameron Carr (4.5 minuti in stagione) è stato decisivo con una tripla segnata.

Creighton ci prova in tutti i modi con un Baylor Scheierman stellare (25 punti per lui più tutta la difesa su Knecht, costretto ad un 8/21) e con coach Greg McDermott che ha sfoderato una zona particolarissima che per poco non gli regalava la vittoria. Ma Tennessee torna alle Elite Eight per la seconda volta nella sua storia.

Purdue, semplicemente troppo – Gonzaga ci ha provato, ha tenuto botta in difesa e testa in attacco cercando di non far scappare Purdue, ma quando si è messo in moto quel gigante di 224 cm che risponde al nome di Zach Edey non c’è stato più nulla da fare. Purdue è semplicemente troppo anche per una delle squadre più in forma del momento.

È troppo Zach Edey che chiude con 27 punti con soli dieci tiri, un domino impressionante che l’ha portato spesso ai liberi, specialmente nella fase calda della partita, e che ha punito il buonissimo piano difensivo di Gonzaga. È troppo perché Braden Smith se n’è uscito con una partita completa, da veterano puro, sfiorando la tripla doppia e dispensando assist a destra e a manca (15 assist alla fine per lui). È troppo perché la panchina riesce a sfornare anche l’eroe che non ti aspetti in Camden Heide, freshmen del Minnesota, che mette cinque punti delicatissimi a metà secondo tempo.

Gonzaga è rimasta a contatto per tutta la partita supportata dalla vena realizzativa ancora non esaurita di Nolan Hickman (16) e quella ritrovata di Ryan Nembhard (14) ma non è riuscita a mantenere le stessi percentuali dalla lunga distanza (6/19 per il 31% stanotte) per darsi la possibilità di fare un miracolo. Purdue torna alle Elite Eight per la prima volta dal 2019, quando solo una magia di Virginia le tolse le Final Four.

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